Woody Allen Accordi e disaccordi
1999 » RECENSIONE | Commedia | RE-VISIONE
Con Sean Penn, Samantha Morton, Uma Thurman
12/07/2023 di Claudio Mariani
Come spesso accade, una storia molto semplice e poco originale, ma sono i dettagli a dare forza propulsiva a un’opera dove non ci sono battute né scene esilaranti: la costruzione, prima di tutto, ancora una volta Allen si affida all’approccio documentaristico, facendo finta che il film sia un documentario, come già fece in Prendi i soldi e scappa o Zelig. In questo caso si tratta proprio di falsa biografia per parlare di una storia perfettamente calata nel reale. Il primo esperto che parla è proprio il regista stesso!
E poi c’è l’ambientazione: essendo un’opera in costume, è esteticamente notevole, questo è pane per i rodati denti di Allen, che in questo caso si affida per la prima volta alla fotografia del cinese Zhao Fei (che peraltro non parla una parola di inglese) e al fido Santo Loquasto, che ricostruisce in teatro di posa varie parti degli USA, per venire incontro alla pigrizia del regista newyorkese. Il risultato è ottimo. E poi, il modo di trattare l’argomento: essendo un lungometraggio che parla di albori del jazz, la leggenda è più importante della storia (un po’ come avviene per l’epopea del West): per cui la scena dal benzinaio, verso la fine, ha tre possibili sviluppi differenti: uno dei momenti più alti della pellicola.
Ultimi, ma non ultimi, due interpreti stupendi: un Penn perfetto, il solito cavallo di razza, più unico che raro, che stupì perfino Allen che lo trovò un grande professionista, e una novità: quella tenerissima Samantha Morton, a cui viene affidato un ruolo che richiama Harpo Marx, i personaggi chapliniani e in parte la Gelsomina di felliniana memoria. Entrambi candidati all’Oscar.
Un film che, al di là del titolo, risulta perfettamente accordato e per niente scordato.