Un milanese che non prende la metropolitana? Non fidarti!
Storia a puntate della linea verde della metropolitana milanese, la "proletaria"

Rubrica di Luigi Lusenti

Premessa

Questo è un racconto in più puntate della "proletaria", la linea 2 della metropolitana milanese, detta anche la verde. "Proletaria" perché lambisce il centro della città e congiunge le banlieue nord e sud. E` un racconto che unisce, fatti, descrizioni sensazioni. E ogni giorno si conferma o si modifica secondo il narratore e secondo gli avvenimenti. Un mondo di sotto ormai parte integrante del mondo di sopra.

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Se volete scoprire l`underground milanese andate in viale Palmanova ove la linea due della metropolitana inizia il suo viaggio sotterraneo. Ovviamente succede anche l`inverso. Qui i vagoni emergono in superficie e corrono verso la tundra della Padana Superiore: un’infilata di villette a schiera, capannoni industriali, cascine, rotonde e cantieri. Di Mcdonald’s, disco-pub e lap dance. Di sexy-shop, motel con vasca idromassaggi e prostitute nelle strade di campagna. Fili che corrono in alto, pantografi che schioccano scintille, sciami di insetti. Ogni tanto una stazione, un fortino nel deserto circondato da rovi che trattengono ogni sorta di rifiuto, da smisurati parcheggi, da autobus in attesa di passeggeri per i borghi più lontani. Alla mattina pendolari frettolosi, a mezzogiorno studenti con iPad e iPhone, alla sera i coatti del divertimento. Toponimi di luoghi, toponimi di non luoghi. Cernusco che dovrebbe dividere i canali; Cassina de` Pecchi che vanta origini napoleoniche; Gorgonzola che non sai se è più famosa per la citazione che gli dedica Alessandro Manzoni nei Promessi Sposi o per l`omonimo formaggio; Gessate che è il fine corsa. L`altro corno della strada ferrata va un po` più a nord, a Cologno Monzese.

Cologno ha circa 50.000 abitanti e una identità un po` incerta, a metà strada fra Monza e Milano, fra la regina Teodolinda e il vescovo Ambrogio, fra la corona ferrea e l`ultima cena. Piccolo centro rurale fino agli anni cinquanta soffre l`arrivo dei meridionali col boom economico. Ma proprio grazie al gran numero di “terroni” immigrati raggiungerà le dimensioni attuali diventando, per decreto presidenziale, città.
Le fermate del metrò sono tre: la sud, la centro e la nord entrate in servizio il 7 maggio del 1981. Cento e un anno prima, 1 luglio del 1880, era partita la metrotranvia che collegava il capoluogo a Cologno. Con l`81 terminava così la storia delle linee celeri dell`Adda, che risorgevano come Araba Fenice nel corpo della “proletaria”, la linea MM2 che, in pochi minuti collega “Cologn” alla metropoli, a Cascina Gobba.


Cascina Gobba è l’ultima stazione urbana della linea verde della metropolitana milanese. La stazione, il piazzale antistante, il parcheggio sul retro, da anni, sono la “porta dell’est” della città di Milano. La Samarcanda ambrosiana. La frontiera dentro la città. L`inizio della mitica via della seta. Un caravanserraglio, l’avamposto milanese dell’Europa oltre i Balcani. Un cordone ombelicale che lega il capoluogo lombardo a Bucarest, Kiev, Minsk. Un’Europa Orientale low cost, dal prezzo degli autobus per tornare in patria alle tante merci che, prima della bonifica dei NAS, si potevano comperare nel mercatino del sabato mattina compreso fra la tangenziale, la cupola del San Raffaele, la roggia del Lambro. Perfino dei funerali in rito ortodosso. “Spediamo la salma a casa vostra a prezzo favorevole” recita un poster della Faby Trans appeso su una grata del parcheggio. Si spera non a pezzi, sorte che tocca alla bici di lusso “dei sciuri” milanesi smontate e vendute in Ucraina e Moldavia ai nuovi ricchi di quei paesi. Fa sempre “figo” ovunque montare una Bianchi con freno a bacchetta.

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