Uomini in costruzione<small></small>
Italiana

Stefano Barotti Uomini in costruzione

2003 - CLUB DE MUSIQUE RECORDS / IRD

14/11/2003 di Christian Verzeletti

#Stefano Barotti#Italiana

La buona musica non nasce nei corridoi, ma negli angoli. E ha bisogno di uomini, di sguardi, di storie, prima che di professionisti. Così succede che un’etichetta della Val d’Aosta pubblichi l’esordio di un giovane cantautore, che guarda lontano, al di là del mare che lambisce le terre su cui è cresciuto.
Stefano Barotti, quel mare l’ha già oltrepassato, per andare in America, a suonare con Jono Manson, uno che il mare lo guardava dall’altro versante dell’Atlantico e che ha finito per trovare una seconda casa proprio in Val d’Aosta.
Questo ragazzo trentenne è cresciuto guardando la vita con gli occhi dei nostri cantautori e sognando di suonarla con quelli americani: ora che è accompagnato da musicisti veri, continua ad avere lo stesso sguardo da sognatore e da artigiano, che lavora con le proprie mani, con gli occhi spalancati.
E ha costruito un album da professionista: con lui, oltre ai “suoi” Marco Barotti, Pietro Bertilorenzi, Marco Kaserer, ci sono Jono Manson, Paolo Bonfanti, Mark Clark, Steve Lindsay, Kevin Trainor. Un disco di musica e di uomini, uomini che suonano e uomini che vengono suonati, dentro le canzoni: “Uomini in costruzione”.
Il pregio di questi pezzi è l’equilibrio che riescono a tenere tra la canzone d’autore italiana e il suono dei cantautori americani: per molti la musica italiana suonata come negli States è un sogno da guardare ancora da lontano. Ma c’è chi quel suono cerca di costruirlo, a modo suo, non mettendo semplicemente insieme De Gregori e Bob Dylan, Fossati e Cat Stevens. Per questo Barotti ha aspettato anni.
Ora che queste canzoni sono costruite, suonano adulte, oltre l’età del loro autore: non sono perfette, perché nessuno lo è, tantomeno a trent’anni. E se alcune non sono aiutate da una voce ancora giovane, altre invece sono vive proprio per quello: ogni brano è consapevole della propria anima e della propria breve storia, che si tratti di quella di un clandestino, di un lupo, di un cecchino o di un pagliaccio.
Barotti addomestica l’introspezione e la smuove con la “carne ed il sangue / con le corde ed il / legno delle chitarre”: se fisarmonica, chitarra classica e acustica sono di estrazione mediterranea, organo, dobro e steel sono importate dall’America con gusto ed eleganza.
Merito anche alla produzione di Jono Manson, che non ha puntato al rock, ma ha mantenuto un suono distinto: così facendo ha colto ciò di cui le canzoni avevano bisogno, con la stessa sensibilità del loro autore.
L’amore per De Andrè e De Gregori è palese, ma, come diceva proprio il Francesco “della classe 68”, “il ragazzo si farà”. Anzi, si sta già facendo: “Uomini in costruzione” ha anche aderito al progetto “Impatto zero”, devolvendo parte dei ricavi per compensare l’inquinamento prodotto dal cd nei confronti dell’ecosistema.
Per un “ragazzo” è una bella prova di maturità.

Track List

  • Lo spaventapasseri|
  • Compositore di canzoni|
  • Lilli e il lupo|
  • Uomini in costruzione|
  • Tornare a scriver di notte|
  • La casa|
  • Beatrice|
  • Scarpette rosse|
  • Piove|
  • Forte dei Marmi|
  • Il legno e le corde|
  • In qualche parte del mondo

Articoli Collegati

Stefano Barotti

Live Report del 27/05/2022

Recensione di Gianni Zuretti

Stefano Barotti

Intervista 01/05/2021

Recensione di Marcello Matranga

Stefano Barotti

Il Grande Temporale

Recensione di Marcello Matranga

Stefano Barotti

Live Report del 15/06/2018

Recensione di Laura Bianchi

Stefano Barotti

Pensieri verticali

Recensione di Laura Bianchi

Stefano Barotti

Live Report del 11/04/2008

Recensione di Maurizio Pratelli

Stefano Barotti

Intervista 03/06/2007

Recensione di Maurizio Pratelli

Stefano Barotti

Gli ospiti

Recensione di Luca Meneghel

Stefano Barotti

Live Report del 24/05/2007

Recensione di Alfredo Del Curatolo

Stefano Barotti

Intervista 08/05/2006

Recensione di Maurizio Pratelli

Stefano Barotti

Live Report del 17/11/2005

Recensione di Simone Broglia

Stefano Barotti

Intervista 10/12/2003

Recensione di Christian Verzeletti