Stefano Barotti Pensieri verticali
2015 - OrangeHome Records
Chi conosce il calcio giocato, e non solo visto dalla poltrona o dal sedile di uno stadio, sa che il calcio è simile alla buona cucina: è fatto di sapienza e fatica, esercizio e passione, applicazione e costanza.
Stefano Barotti, classe 1972, è stato cuoco e calciatore, e si sente: da quando, a sedici anni, ha iniziato a comporre canzoni, continuando parallelamente i suoi studi e a giocare a pallone, fino a diventare professionista in entrambi i settori, ha sempre infuso nella sua ispirazione musicale le stesse qualità richieste negli altri due ambiti. Ne è nato un percorso coerente, con uno sguardo ai grandi maestri del passato e della contemporaneità, come De André o De Gregori, partendo da Dylan, e l’intenzione di realizzare un’idea alta di arte, in cui artigianato e umiltà nei confronti dei modelli si accordano con la creatività originale, che mescola, individua, esalta o seleziona gli elementi, per avvicinarsi il più possibile a un messaggio personale.
Le canzoni di Barotti sono alta cucina: ogni disco necessita di una lenta preparazione, di una scelta oculata delle collaborazioni, di un lavorìo meticoloso a cercare, con il produttore – regista Raffaele Abbate, un’alchimia di testi e suoni, perché il risultato sia efficace, e lasci nell’ascoltatore un gusto completo.
E’ il caso di questo Pensieri verticali, uscito dopo sette anni dall’ultimo lavoro Gli ospiti, registrato in due anni; un menu di dodici canzoni, impreziosito dalla partecipazione di musicisti quali Jono Manson, Paolo Bonfanti, Max De Bernardi, Henry Carpaneto, Kreg Viesselman. Il disco spazia nei suoni e nelle tematiche del cantautorato di qualità, approfondendo la ricerca sul senso dell’identità, personale o nel rapporto d’amore (come nel gioiello Rose di ottobre, o nella minimale, intensa Ogni cento parole), lo sguardo sul mondo esterno, con le sue contraddizioni, colte con ironia e disincanto, come nel Blues del cuoco, fino a raccontare storie sospese fra metafora e fiaba, come L’arcobaleno rubato o la lacustre Cuore danzante, dalla coda strumentale esotica, grazie alla resofonica di Max De Bernardi.
Non a caso Barotti anima spesso serate in cui abbina l’ascolto della sua musica alla degustazione di vini, in collaborazione con www.triplea.it; la formazione ridotta rispetto ai musicisti impegnati nel disco, con i validissimi Luca Silvestri al basso e Vladimiro Carboni alla batteria, esalta l’arte meticolosa e profonda di Barotti; a riprova che per la buona cucina, come per la buona musica, ciò che davvero conta e convince è la qualità della proposta.