
Martin Scorsese Killers of the flower moon
2023 » RECENSIONE | Drammatico | Storico
Con Leonardo Di Caprio, Lily Gladstone, Jesse Plemons, Robert De Niro, Brendan Fraser





27/10/2023 di Claudio Mariani
Questa volta, alla tenera età di 80 anni, il regista newyorkese si è superato, perché l’argomento trattato è ben più che il classico “tirar fuori gli scheletri dall’armadio” tipico della complessa storia statunitense. Si parla di una vera e propria vicenda al limite dell’incredibile: solo cento anni fa una larga comunità di persone, gli indiani della nazione degli Osage, divennero ricchissimi grazie al ritrovamento di petrolio nelle loro aride nuove terre, risultando poi il popolo col PIL pro-capite più alto del mondo. Una sorta di giustizia divina, di meritata fortuna dopo anni in cui gli stessi dovettero affrontare i primi stermini e la cacciata dalle loro terre natie. Così si vedevano dei nativi americani abitare in case di lusso e tenute sterminate, scorrazzare non più sui cavalli, ma a bordo delle migliori macchine, e mandare i figli nelle più importanti scuole e università. Una storia già di per sé unica, ma questo, purtroppo, è solo l’inizio. L’ “uomo bianco”, infatti, quello che fino a qualche anno prima era il pioniere del West, era invece sempre lì, subdolo, pronto ad uccidere e sterminare ancora in nome del dio denaro. Il Far West non se ne era mai andato! Il resto lo si può immaginare…
L’America ha in parte sempre taciuto, o forse girato semplicemente la testa, fino a quando un libro ha ri-tirato fuori non solo gli scheletri di cui sopra, ma li ha resi talmente presenti che un grande come Scorsese non poteva non “riattaccare” loro la carne, renderli ancora umani, persone, con dei volti e dei corpi. Così dall’importante libro di David Grann Killers of the flower moon, e con la collaborazione alla sceneggiatura di un altro premio Oscar, David Roth, Scorsese ha tirato fuori questo lunghissimo film. Per farlo, ha dato il ruolo dei due cattivi agli attori più legati a lui: De Niro e Di Caprio. Il primo recita splendidamente in sottrazione, in uno dei ruoli migliori degli ultimi anni, Di Caprio invece si identifica in personaggio stupido, imbruttito all’inverosimile, trasformandosi in una sorta di Orson Welles senza possibilità di redenzione. A far da contraltare una Lily Gladstone perfetta nel suo ruolo che rappresenta tutto un popolo.
Opera tutto sommato molto più conservatrice e conservativa di quel che si possa pensare: dal punto di vista dell’arte cinematografica, sembra meno di spessore rispetto agli standard di Scorsese, con un ritmo che per lunghi tratti si fa fatica a trovare. Ma è solo apparenza, perché il film stesso si impreziosisce e ti matura dentro anche e soprattutto dopo che è finito, dopo che sei diventato consapevole di una storia allucinante, fin quando capisci che, per le vicende importanti, è necessario un approccio compassato, e allora tutto torna.
Scorsese sta cambiando; se prima a suo modo è stato un grande innovatore, ora è un pacato, meditativo grande narratore.