Album Rosso<small></small>
World

Yo Yo Mundi Album Rosso

2009 - Il Manifesto

13/04/2009 di Massimo Sannella

#Yo Yo Mundi#World

Nelle loro produzioni c’è sempre stato e c’è tutt’ora una sottile propaganda di idee e prese di posizione incontestabili, un cercare senza scafandro giustizie sociali e diritti calpestati, centellinando la memoria e trovando poi sempre quell’ago che è in ogni pagliaio del quale facciamo finta di nulla. Yo Yo Mundi con “Album Rosso” ci consegnano un ritorno emozionante e caldo, schierato e molto spesso sognante; c’è ora anche una bella dose di amore e dolcezza che spargono tra queste nuove canzoni, non una metamorfosi che lima gli spunzoni del tempo, ma che li riporta a galla e ne ammorbidisce la triste identità. Stiamo parlando di alto cantautorato in un gruppo rock nervoso solo nel distribuire poesia.
Da Aqui Terme una ventata di memoria bypassata attraverso le tonalità del rosso; rosso come speranza, ricordo, passione, rabbia e rinascita; storie che fanno arrossire, sentimenti color fuoco, un disco che abbraccia a tutto tondo l’arte nelle sue forme scritte, rappresentate,disegnate, cinematiche e sognate, con una presa di coscienza poetica immersa in un virtuosismo musicale calibrato, mai fine a se stesso, dove anche voce e capacità espressiva portano- come la premiata ditta Yo Yo Mundi ci regala da anni – un senso di amarognola magia.
Suoni e colori si danno appuntamento in uno, dieci, cento contesti conficcati nel pensiero di compagni di strada, che di questo disco ne sposano la causa e il cammino: tra i tanti Patrizia Laquidara,Steve Wickham (violinista dei Waterboys), Luca Olivieri, Marco Rovelli (ex voce dei Les Anarchistes). Un suono folk, che viene dal basso e che cresce potente come la poesia contenuta, e quando non c’è la poesia la gente non è libera; ed ecco allora le storie della Divisione Acqui e di Marcello Venturi ( Una bandiera quasi bianca), un testo inedito di Massimo Carlotto ( E a un certo punto il rosso cambiò colore), il bombardamento sugli studenti libanesi e una mano per Emergency (Il giorno in cui vennero gli aerei , Fuorisessione), Giovanna Carboni che con il racconto di Princeton tratteggia la stupenda “La sposa dell’ombra”, “Scultura di nuvole” dove svolazzi di flauti segmentano la visione del film Chang: la giungla misteriosa. Acustico ed elettrico fanno a gara, giocano e si amano senza scontrarsi, come nel pads folk-reggae di “Ho visto cose”, oppure nel ritmo eco-agreste Hitchcockiano di “La solitudine dell’ape” o nel walzerino dal pensiero combact che ti afferra per il cuore (Anarcobaleno).
Fisarmoniche, chitarre elettriche, pianoforte, arpeggi acustici, fiati etnici soppiantano l’emozione specialmente in tre tracce: “Oltre la pioggia”, “Vermiglio”, “Il silenzio de mare”, quest’ultima che lascia il groppo in gola e ti zittisce.
Come sempre gli Yo Yo Mundi, ad ogni loro nuova venuta, lasciano stupore e concretezza: ogni loro ascolto da una raddrizzata alla confusione esistenziale che impera, che sfrigola sulla graticola del “non ricordo”. Ma loro sono piemontesi, caparbi, gente in gamba che non si è mai fermata nel cammino della propria arte, e senza paura di intraprendere strade impervie, portano il rosso in questi tempi grigi, il “colore dell’avvenir” audace, carico e pieno, se lo si vuole, di una montagna di “memorie future” ancora da scrivere.
Album Rosso di sera, bel tempo si spera.

Track List

  • Il giorno in cui vennero gli aerei|Il palombaro|Il funerale del clown|Domenica pomeriggio di pioggia|Oltre la pioggia|Ho visto cose che….|Il silenzio del mare|Scultura di nuvole|La sposa dell’ombra|Una bandiera quasi bianca|Vermiglio|La solitudine dell’ape|Coda d’ape|Età inquieta|E a un certo punto il rosso cambiò colore|Anarcobaleno

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