Tre Allegri Ragazzi Morti Inumani
2016 - La Tempesta Dischi
I Tre Allegri Ragazzi Morti confermano, dopo più di ventenni d’attività, una consapevolezza artistica che solo in pochi possono vantare, presentandosi, ancora una volta, come una delle poche certezze della nostra scena musicale.
Con Inumani, ritornano prepotenti, quindi, le ritmiche dub/ reggae già proposte né i Primitivi del futuro, ed il folk etnico trasognato, soprattutto, ne Il giardino dei Fantasmi, senza, però, tralasciare quel sano spirito rock’n’roll che non manca mai e strizzare l’occhio a nuove vedute funk e soul.
A questo giro, altra novità rilevante, la scelta di affidarsi alle capacità autoriali di alcuni artisti vicini alla band, in particolare alla scuderia La Tempesta Dischi. Prendono, così, forma i brani Libera scritta da Vasco Brondi (Le Luci della Centrale Elettrica), E invece niente scritto da Letizia Cesarini (Maria Antonietta), o Ruggero e Disponibile, la prima scritta a quattro mani con Alex Ingram (Lupetto), mentre la seconda con Pietro Alosi (Il Pan Del Diavolo). Illustri collaborazioni, che non si fermano solo al lato testuale, ma che vertono anche sul fattore musicale dove ad impreziosirne le linee melodiche ci pensano anche le chitarre d’Adriano Viterbini (Bud Spencer Blues Explosion), il charango di Monique Mizrahi (Honeybird) o la tastiera farfisa di Federico “Tich” Gava, il tutto con risultati singolari e apprezzabili.
L’incipit del disco è affidato alla splendida ballata rock Persi nel telefono, un inno, un monito generazionale, già, espresso nel titolo, con la chitarra di Viterbini e i cori di Jovanotti a colorirne l’effetto sonoro. Quest’ultimo, a dimostrazione di un’amicizia consolidata, duetta nel brano In questa grande città (La prima cumbia), ballata alla Manu Chao su Milano (la capitale ben vestita), a mio avviso il pezzo meno intenso, ma sicuramente il più innovativo in quanto la band di Pordenone si cimenta per la prima volta con una cumbia peruviana.
Come sempre da molti anni, Toffolo e soci non si limitano al classico compitino assegnatoli, ma vanno oltre, dimostrando, passo dopo passo, a differenza di molti loro coetanei, la voglia di innovarsi e approfondire nuovi sentieri sonori. A dimostrazione di quanto detto, ci sono i brani E invece niente, ballata reggae su testo dalla giovane cantautrice, amata dalla band, Maria Antonietta, e Libera, un altro brano sempre al femminile, scritto da Vasco Brondi, ma arrangiato in chiave soul/ funk dal terzetto, e arricchito dalla presenza di Viterbini e Gava.
Toffolo continua imperterrito a cantare le sue storie, disparate, con quel piglio che le contraddistinguono, cimentandosi, come di consuetudine, anche con una visione femminile delle cose come ne La più forte, dedicata ad un’atleta di sanda (un’arte marziale cinese), o in C’era una volta ed era bella, anche questa su testo della scrittrice Peris Alati, ballata in vecchio stile Tre Allegri Ragazzi Morti sulle difficoltà sentimentali.
Amore nelle sue varie sfaccettature, che sia quello sbilenco di Disponibile o quello finito de I tuoi occhi brillano. Senza dimenticare tutti gli altri personaggi che sguazzano nel fantomatico (o reale) universo allegro morto come Ruggero, Ad un passo dalla luna e L’attacco.
La band di Pordenone continua imperterrita il suo cammino oramai ventennale, senza mai curarsi degli altri o guardarsi alle spalle a contemplare il passato. Mai uno screzio, mai un cambio di line-up, dimostrando di essere, forse, l’unica certezza musicale che abbiamo in questa scena musicale nostrana che difficilmente riesce a trovare degni eredi.