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live report
Tre Allegri Ragazzi Morti Roma, Villa Ada incontra il Mondo
Concerto del 24/06/2019
Ma ecco arrivare i Tre Allegri Ragazzi Morti, con il fido Andrea Maglia ad accompagnarli con la sua chitarra. Il gruppo, attivo dal 1994, darà vita ad un set lungo (ben ventotto pezzi) e che pescherà da tutta la discografia. Caratteristica della band, che le ha permesso di conquistare un pubblico affezionato e trasversale per fasce di età (non sono pochi i bambini maglietta e maschera muniti preparatissimi sulle canzoni, forse c’è speranza per il futuro…), è infatti un approccio mai smaccatamente promozionale, ma sempre onesto e sincero, che traspare anche dai divertenti dialoghi di Davide Toffolo con i presenti, che culminano nell’ormai topico “La vita è cattiva ma non l’ho inventata io , il concerto è finito ehhhh” con pronta risposta del pubblico.
Un altro punto di forza, che risalta appieno nel corso della serata, è la personalissima eterogeneità del loro impasto sonoro, mai uguale e fine a se stesso, e comunque sempre estremamente godibile.
Provate voi a lanciare come singolo, e come brano iniziale del concerto, la psichedelia prog di Una ceramica italiana persa in California. E a farlo con quel calviniano mix di naturalezza e consapevolezza, come se fosse la cosa più naturale del mondo, l’unica scelta logica da fare.
E poi a passare alla solo apparente leggera come una filastrocca Persi nel telefono. E a mantenere uno sguardo carezzevole ma non banale sui più deboli o sui diversi, al ritmo allegramente pop de Il principe in bicicletta (La canzone della cameriera), a quello sostenuto dai riff affilati di Difendere i mostri dalle persone o con la fiera scanzonatezza di C’era un ragazzo che come me non assomigliava a nessuno. Per non parlare dolcezza di Alle anime perse, che quasi attualizza il Lucio Dalla di 4 marzo 1943.
AAA Cercasi viene abbracciata dall’armonica di Enrico Molteni. Il mondo prima, cantata a squarciagola da tutti, vero inno alla bellezza della vita in ogni sua fase, chiude la prima parte del concerto. Dopo un esilarante stacchetto di Toffolo che corre da solo per il palco, ad aprire i bis arriva,direttamente dal 1997, Quindici anni già, devastante come My Generation dei The Who, e per l’epoca una vera sassata sulla scena musicale, come Rock & Roll dell'Idiota.
La mia vita senza te ricopre di miele le ferite dell’adolescenza, mentre Di che cosa parla veramente una canzone riesce a essere una riflessione universale.
A questo punto Davide Toffolo annuncia che in teoria dovrebbero uscire e rientrare, ma che preferisce evitare il solito siparietto. Così ci regala, deliziosamente fuori stagione, Prova a star con me un altro inverno a Pordenone. L’ultima parte del concerto pigia sul pedale dell’intensità emotiva. Prima con la corale e resistente Mai come voi. Poi con Occhi bassi, pugno allo stomaco per l’adolescente ben nascosto (ma non introvabile) in ognuno di noi.
E alla fine, a ricordarci di restare umani, di quanto le condizioni di vita siano semplicemente frutto del caso, a lasciarci con gli occhi lucidi mentre volano lievi le parole “Un nuovo ballo imparerai /Per far felici i piedi/ E se ti innamorerai/ Non sarà solo con la testa”, arriva Bengala.
Per una volta dietro delle maschere non c’è doppiezza, ma musica fatta con gioia che dipinge una calorosa umanità. E i meritatissimi applausi finali probabilmente sono anche per quest’ultima.
Scaletta
Una ceramica italiana persa in California
Persi nel telefono
Calamita
Il principe in bicicletta (La canzone della cameriera)
C’era un ragazzo che come me non assomigliava a nessuno
Difendere i mostri dalle persone
I cacciatori
Alle anime perse
L’altra faccia della Luna
Caramella
Accovacciata gigante
AAA Cercasi
Signorina Primavolta
Voglio
Il mondo prima
_____________
Quindici anni già
Si parte
Rock & Roll dell'Idiota
Non mi manca niente
La mia vita senza te
Mio fratellino ha scoperto il Rock’n’roll
Francesca ha gli anni che ha
Di che cosa parla veramente una canzone
Prova a star con me un altro inverno a Pordenone
Mai come voi
Occhi bassi
Bengala
Foto di Daniele Di Mauro