Calibro 35 Momentum

Momentum dei Calibro 35 è un’autentica sorpresa. Riesce a conciliare quella sorta di macchina del tempo che sono sempre stati, il loro essere in qualche modo un’orchestra notturna, con sonorità di un’assoluta modernità che abbracciano anche la musica rap e il suo gioco di campionamenti. Già Glory-Fake-Nation sembra infatti accompagnarci in un universo sonoro con una liquidità elettronica insinuante, per certi versi mi ha fatto pensare all’effetto che ebbe all’epoca (1998) l’inizio di Ava Adore degli Smashing Pumpkins. Stupore, un certo smarrimento eppure infinita curiosità. Ed ecco che a sparigliare completamente le carte in tavola arriva da Detroit Illa J, che va a mettere Stan Lee tra Harlem e il Bronx, mescolando sinuosità soul – funk e ritmica hip – hop in un modo davvero speciale.

Black Moon con Mei ha un groove irresistibile e al tempo stesso un’aura di mistero. Quella che connota certe colonne sonore.  Ecco, forse in questo sta la chiave di lettura del disco. Momentum sembra composto da dieci colonne sonore (mondo al quale i Calibro 35 sono tutt’altro che estranei), ognuna per un film diverso eppure con qualcosa in comune. Dalle atmosfere pokeristiche di 4x4, il cui film potrebbe essere girato in un elegante casinò, si passa l’inquietudine di Death Of Storytelling che sembra raccontare e accompagnare uno smarrimento, che sia esteriore in un bosco innevato o interiore non importa, mentre Thunderstorms And Data non sfigurerebbe in Guerre Stellari.

Massimo Martellotta, Enrico Gabrielli, Fabio Rondanini, Luca Cavina e Tommaso Colliva sembrano quasi muoversi più da registi che da musicisti. E sembrano realizzare un film bellissimo e visionario sul futuro della musica.