Dark Matter <small></small>
Rock Internazionale • Rock • Classic Rock - Alternative Rock

Pearl Jam Dark Matter

2024 - Monkeywrench Records / Republic Records

18/04/2024 di Gianluca Crugnola

#Pearl Jam #Rock Internazionale#Rock #Pearl Jam #Eddie Vedder #Seattle #Stone Gossard #Mike McCready #Matt Cameron #Jeff Ament

Sono ormai trascorsi più di trent’anni da quando i Pearl Jam si sono affermati sulla scena rock. Il gruppo ha scandito gli ultimi tre decenni prima con successi inarrestabili fino alle prime crepe, ai primi cali d’ispirazione, molto evidenti da Backspacer (2009), poi facendo molto leva sul mestiere e qualche sprazzo qua e là del vecchio furore compositivo. I Pearl Jam sono riusciti durante questo lasso di tempo nell’impresa di fidelizzare il pubblico, undici album in studio prima di quest’ultimo Dark Matter, tanto impattanti quanto coerenti ad eccezion fatta di Lightning Bolt (2013)Backspacer appunto e qualche momento dell’ultima chiamata Gigaton (2020). Disco che comunque ha mostrato diversi punti interessanti, Dance of the Clairvoyants su tutti, ma anche alcuni passaggi a vuoto, pur migliorando, invecchiando bene col tempo. L’opera è stata un successo commerciale, più importante della stessa critica ricevuta, un lavoro entrato nella Top 10 delle classifiche di vendita in diversi Paesi, tra i quali Australia, Germania, Regno Unito, questo per dovere di cronaca.

Ed eccoci all’atteso ritorno dopo quattro anni di silenzio discografico con Dark Matter, preceduto dal singolo omonimo, Running e la morbida ballad Wreckage. Per questo album Eddie Vedder, Jeff Ament, Stone Gossard, Mike McCready e Matt Cameron hanno scelto di collaborare con il produttore  trentatreenne Andrew Watt, plurivincitore di Grammy, la cui statura e credibilità son cresciute negli ultimi anni con acclamate collaborazioni come Ozzy Osbourne, Rolling Stones, Miley Cyrus, Iggy Pop e altri ancora. È stato Watt a produrre l’album solista di Vedder del 2022 Earthling; questo ha fatto sì che la band si affidasse a lui per la supervisione delle sessioni di Dark Matter agli Shangri-La di Malibu, California, quartier generale di Rick Rubin.

La dodicesima fatica in studio dei Pearl Jam ci accoglie con un’introduzione ambient non diversa da quella che abbiamo ascoltato in Gigaton, solo con un’atmosfera decisamente più inquietante. Gli accordi di chitarra di apertura di Scared of Fear diradano quella nebbia con una discreta sintesi di ciò che c’è in serbo per il resto dell’album, sensazione confermata dalla successiva React, Respond, che riprende le furibonde e martellanti linee dei primi due brani svelati. I Pearl Jam, come normale che sia, non presentano più i muscoli '90s, ma diversi passaggi teneri (Something Special), riflessivi (Won’t Tell), forse poco, troppo poco riottosi nei testi; infatti mancano i momenti da rocker politicizzati o impegnati, una mancanza che pesa come un macigno sull’economia dell’album considerata la storia della band di Seattle. 

Nel complesso queste undici tracce per quarantacinque minuti dicono molte cose; la paura di rischiare di punkrocker vicini al tramonto, di rimettersi in gioco innanzitutto: Dark Matter è di fatto un’estensione di Gigaton con un più di cattiveria nei suoni. La produzione pomposa voluta con l’ingaggio di Watt penalizza alcuni passaggi impastando troppo gli strumenti, ma premia regalando anche vigore e vitalità ad altri. Sicuramente le idee, l’estro creativo, l’ispirazione, come già detto, sono ai minimi termini e questo è un dato incontestabile; ciò nonostante si lasciano ancora ascoltare, con le dovute premesse e precauzioni.

Vedder, per anni trascinatore su disco e nelle esibizioni live, oggi, e non solo da quest'ultima release, è un problema, la sua involuzione vocale è palese e preoccupante. 

Track List

  • Scared of Fear
  • React, Respond
  • Wreckage
  • Dark Matter
  • Won`t Tell
  • Upper Hand
  • Waiting for Stevie
  • Running
  • Something Special
  • Got to Give
  • Setting Sun

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