Vivo / Live<small></small>
Rock Internazionale • Rock

Graziano Romani Vivo / Live

2015 - Route 61 / btf.it

10/10/2015 di Corrado Ori Tanzi

#Graziano Romani#Rock Internazionale#Rock #Rocking Chairs #Bruce Springsteen #Chuck Berry

Lo ha detto Elliott Murphy e non me ne approprio: Graziano Romani ha una voce così potente che non avrebbe quasi bisogno del microfono. Vero, la sua voce è già di per sé uno strumento. Ma il vero combustibile che accende il motore di questo musicista penso sia un altro. Si chiama “capacità di scrivere canzoni”, talento nient’affatto scontato in chi imbraccia una chitarra o si mette dietro a un microfono. Romani ha nella facilità di composizione il suo poker d’assi. Pezzi coinvolgenti, con aperture pericolose che s’appiccicano nella testa e ballano nel cuore. E ciao, non escono più (ma poi, perché farle uscire?).

Ora, giunto al suo album numero venti (tutto compreso e partecipazioni escluse) esce col suo primo live, un doppio col marchio Route 61 intitolato semplicemente Vivo/Live , a sancire la sua doppia anima di autore e interprete in lingua italiana e inglese.

L’ex frontman dei Rocking Chairs ci consegna una carellata della sua ricchissima (almeno quanto a repertorio) carriera, giunta all’anno trentacinque se non ho sbagliato il conto. Con l’aggiunta di alcuni omaggi per chi gli ha dato le radici, le chiavi dell’anima con cui far musica: Bruce Springsteen in primis (The price you pay), Woody Guthrie (Ramblin’ Round), Chuck Berry (Johnny B. Goode) e Who (Won’t get fooled again). E tre inediti a impreziosire l’opera: Lonely as a cloud, L’attimo che fugge via, Vicino al cuore.

C’è il rock degli inizi (Freedom rain, No sad goodbyes, Road to justice, Cast the stone), il rock-blues dalle corde spesse e col ritmo che si fa diavolo (My name is Tex) e un ampio profilo più intimo, da storyteller. Di quest’ultimo spiccano, almeno per chi scrive, tre momenti ben definiti: l’opening track Solerosso, col suo incedere che mette il naso in direzione di Parigi per la sua aria francese nella melodia a la Serge Reggiani, coinvolgente pezzo sull’ineluttabilità del tempo come fattore meccanico di questo mestieraccio che è vivere con la coscienza che però il tempo lo facciamo noi con i nostri slanci e i benedetti errori che ci appartengono; Augusto cantaci di noi, ode tirata al nomade per eccellenza della canzone italiana (e quel tappeto che fa “entrare” i Jethro Tull è tutta roba che bagna il naso ad almeno tre quarti dei colleghi del rocker di Casalgrande) e L’attimo che fugge via, dove il vivifico Springsteen-sound di Gotta get that feeling è omaggiato fin dalle prime note dei fiati (che pezzo!).

Vagabondo che non è altro Graziano Romani, musico con la schiena dritta e autore di sangue, ancor oggi eterno studente della strada. Sul palco non risparmia la minima goccia di sudore e non dà requie alle corde vocali. Lo insegna il rock and roll. O più ancora l’attitudine a non fare il musicista che fa concerti. Piuttosto, con l’inclinazione genetica a esserlo.

In tour ad ottobre ecco il link per le date:

http://www.route61music.com/tourevents.html

 


Corrado Ori Tanzi lo trivi anche su:


https://8thofmay.wordpress.com

Track List

  • Disco 1
  • Solerosso
  • Soul is calling
  • Revolution Blues
  • My name is Tex
  • Darkwood
  • Ramblin’ round
  • Cast the stone
  • Adios
  • Da che parte stai
  • Via Emilia
  • Dio della radio
  • Augusto cantaci di noi
  • Corre buon sangue
  • Stesso viaggio stessa città
  • Disco 2
  • The most crucial enemy
  • The price you pay
  • Road to justice
  • No sad goodbyes
  • Freedom rain
  • Up in dreamland
  • Old rocker busted
  • Johhny B. Goode
  • Never look back
  • Won’t get fooled again
  • Lonely as a cloud (bonus track)
  • L’attimo che fugge via (bonus track)
  • Vicino al cuore (bonus track)

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