Storia a puntate della linea verde della metropolitana milanese, la "proletaria"

Piola - Città Studi


29/06/2021 di Luigi Lusenti

Piola - Città Studi. L'austerità della zona la si capisce subito da quel "Città studi" aggiunto qualche anno dopo la sua inaugurazione. Sei facoltà scientifiche, il mitico Politecnico, 3 cliniche di altissimo livello. Meglio restare rispettosamente in silenzio.  E pure qui, seppur per poche decine di metri, non viene citata la vera ubicazione della Stazione della verde che ha i suoi 3 ingressi in via Giovanni Pacini, grande compositore del diciannovesimo secolo e non in piazza Piola come saremmo ingenuamente portati a credere. La stazione più volte alluvionata per l'innalzamento della falda dell'acqua cittadina ha avuto importanti interventi quali, ad esempio, i binari in due canne distinti.

Nessuna manutenzione invece per i colleghi di toponomastica di Pacini: il fisico francese Ampère, il matematico Gabrio Piola, lo storico Giovanni Villani, il filologo Francesco D'Ovidio, il filosofo olandese Benedetto Spinoza, il musicista Antonio Bazzini. Tante personalità, tanti intellettuali. Più che Google maps per orientarsi nel quartiere servono le "Garzantine". E non proponetemi Alexia che sclero. 

Ma, invece che dal passato, partiamo dal presente, dal quasi contemporaneo. Ma si usiamo il termine "tempo reale" che poi reale del tutto non può esserlo mai. In questo caso però lo sono i frutti: i ciliegi in fiore del giardino Zen inaugurato domenica 18 aprile 2021 proprio in piazza Piola da Livia Pomodoro e dallo scultore nipponico Anri Ambrogio Azuma. Uno spazio, come dice Azuma, fatto per ritrovare il dialogo fra le persone. 

Da un giardino a un altro. dalla rotonda di piazza Piola, ai giardini di piazza Leonardo da Vinci, sterminati come il genio del grande Leonardo. Da via Bonardi a via Celoria, un po' campus americano, un po' Parco Lambro, un luogo ormai colonizzato dagli studenti del Politecnico e delle altre università scientifiche. Lezioni e ripassi fra l'erba, odori di spezie e altri non "identificati" aromi. Spuntini del mezzogiorno e partite a calcio o di frisbee. Bikini e boxer nella stagione estiva. I residenti, il più alto numero di levrieri in città probabilmente è in questa zona, si sono ritirati in quella parte della piazza che sfocia su viale Romagna.

Negli anni settanta, contestazioni e movimenti politici: la Casa dello Studente, con scritto sul libro in cemento posto sulla balaustra dell'ultimo piano la famosa frase di Marx: "proletari di tutti i paesi unitevi"; la facoltà di Architettura più volte occupata da senza tetto organizzati in associazioni per il diritto alla casa; la facoltà di Scienze in via Celoria, l'antitesi studentesca al Movimento della statele. MS da un lato, AO dall'altro. In mezzo tanti, troppi tragici fatti: dall'omicidio di Gaetano Amoro, alle rappresaglie su Ramelli e Pedenovi. Troppo sangue su cui nessuno vuole ancora riflettere ma, ogni anno, ripetere solo le celebrazioni contrapposte. 

Poi negli anni ottanta la "piazza" diventa uno dei centri europei di spaccio. Roba pesante, mica fumo o quella roba lì. Spariscono anche le anfetamine del decennio precedente. L'eroina vince a man bassa. E purtroppo, in tanti, perdono la vita.

Quasi una premonizione. Molti dei casi risolti da Duca Lamberti, il personaggio frutto della fantasia letteraria di Giorgio Scerbanenco, si svolgono fra queste strade: via Moretto, via Pascoli, viale Gran Sasso, viale Lombardia, via Porpora. Strade già percorse, nella penna di Scerbanenco, da magnacci, prostitute, killer a pagamento e psicopatici vari. E proprio all'angolo della Piazza Leonardo con via Pascoli, abita Duca Lamberti. Nella realtà l'indirizzo era quello vero di una donna amata profondamente dallo scrittore  nato  in Ucraina e non Russia come ho, erroneamente, scritto in una delle tappe precedenti. D'altronde anche Scerbanenco ha lavorato per anni in piazza Carlo Erba, alla vecchia Rizzoli. E vicino, si proprio al famoso Bar Basso, dove Duca Lamberti incontra per la prima volta Livia Russo. Forse sorseggiando, aggiungo io, uno "Sbagliato" che proprio in quel bar fu inventato.

E' come se la Milano fra gli anni trenta e gli anni settanta avesse voluto "più vasta orma stampar" proprio qui. Dal Viel Viale Abruzzi FansClub  alla Casa Corbellini - Wassermann, alla Casa Museo Boschi di Stefano. Dall'Orto Botanico di via Golgi alla Piscina Romano di via  Ponzio.  

Una fisiognomica estesa a tutto il "District Città Studi", come oggi chiamiamo quelli che un tempo erano i "rioni". 

Eppure, quando  Città Studi era ancora un "quartiere" senza inglesismi e app. da scaricare, vantava, in uno stretto groviglio di vie, un groviglio di personaggi: Elio Vittorini al 23 di via Pacini, Gadda, quello de "Quer pasticciaccio brutto de via Merulana" e de "La cognizione del dolore", negli stessi anni, aveva preso casa in via Caccianino. Poco lontano, la casa atelier di Emilio Tadini, vanto pittorico della Milano del dopoguerra.  

"Tra l'altro ho la pressione bassa" cantava Giorgio Gaber "Mentre sono qui in via Pacini".  E si il Signor G, viveva in una palazzina di via Frescobaldi ed era un habitué del caffè tabaccheria Pacini, all’angolo con via Bardelli. L'altro "stralunat" e nevrotico giullare di quegli anni, Jannacci Enzo, nasceva un po' più a sud, sotto viale Argone, da sempre confine invalicabile del District Città Studi, ma poi su quel limitare raccontava di un tizio che cercava "la strada per andare all'aeroporto Forlaninì" " Si, l'Idroscalo el su du(v)è l'e', el su du(v)è l'e' l'Idroscalo! '

Così lascio la chiusa ancora al pluricitato Giorgio  Scerbanenco: "Quando uno ha una finestra aperta su piazza Leonardo da Vinci, con gli alberi di nuovo verdi per la primavera, ha tutto".

 


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