Disco Orario<small></small>
Rock Internazionale • Folk • Punk

The Vad Vuc Disco Orario

2017 - Crowdfunding The Vad Vuc

11/05/2017 di Laura Bianchi

#The Vad Vuc#Rock Internazionale#Folk

Iniziamo dalla confezione: i Vad Vuc, storica band ticinese dai contorni musicali indefinibili (punk rock? combat folk? celtic rock? e chi se ne frega?, direbbero loro…), per il loro nuovo lavoro, hanno prodotto, insieme ai loro sostenitori, accorsi entusiasti in una fortunatissima campagna su Musicraiser, un vero e proprio Disco Orario, in onore al nome dato all’album. Un disco orario svizzero, con tanto di contravvenzione giocosa all’interno, e un libretto ricco di testi, immagini e ringraziamenti, per un gruppo che in altri tempi si sarebbe chiamato un collettivo, e invece ora è solo una bella banda di amici, dediti al divertimento, alle bevute goliardiche, alla gioia di vivere, ma anche alla riflessione e alla buona musica.

Le tracce del disco, che conta la collaborazione di artisti prestigiosi, come Dublin Legends (Dubliners), Modena City Ramblers, Gerry O’Connor, Zeno Gabaglio, Jgor Gianola e Make Plain, durano circa un’ora: tempo speso ottimamente, fra sonorità irlandesi arricchite da fiati portentosi, ballate introspettive, arrembaggi punk, e un filo rosso che unisce tutti i testi, nati dalla vena creativa di Cerno, sempre più teso a sottolineare le contraddizioni e le storture di una società frenetica e senza cuore. Ascoltiamo così con piacere e commozione le storie dolciamare dei relitti dissidenti di Addormentato in stazione (Se devo proprio scegliere / Fra le botte ed obbedire / Signore, scelgo di dormire / Perché quello che ho da perdere / È tutto quello che ho trovato / E sta in questo sacchetto del supermercato / Perché se potesse unire / Ciò che porta addosso per “difesa” / Non si chiamerebbe divisa), oppure ci lasciamo intrigare dal curioso mix di ticininglese di Se quéstu l'è un òm (Óm, chi brüsa i libri a brüsará i óm / Home, the stairwell will take me home / Óm, sóta la scéndra a gh’è ammò i nóm / Home, please forgive me it will take me home). Saltiamo nel più puro stile Pogues, sul ritmo indiavolato dal testo basilare di Pint of Guinness (Dam un’altra / Pint of Guinness), e riflettiamo su tematiche dure, contemporanee, prese di petto dalla scrittura lucidissima di Michele "Cerno" Carobbio, come nel caso de Il ballo fermo di un impiccato, sulla violenza di genere e la depressione.

Un disco composito, poliedrico, complesso, che richiede più ascolti, e domanda all'ascoltatore di non fermarsi al solo gusto superficiale del divertimento (tanto, i cultori del genere si tranquillizzeranno: la dimensione live ne offre ancora e sempre moltissimo), bensì di ricercare un approfondimento su argomenti di grande spessore, comuni ovunque, nella civilissima e feroce Svizzera, in Irlanda, fino al di là dell'Atlantico (e la ripresa di Thousands are sailing, di Philip Chevron, membro dei Pogues, sull'emigrazione verso gli Stati Uniti, assume una valenza straordinariamente attuale). Un ulteriore passo avanti nella maturazione musicale e civile di un gruppo da cui ci si aspetta ancora molto e che ha fatto dell'amicizia la propria cifra distintiva.

Track List

  • Pint of Guinness
  • Carmen
  • Rendez-vous (feat. Jgor Gianola)
  • Chat Noir (feat. Zeno Gabaglio)
  • Thousands are sailing (feat. Modena City Ramblers)
  • Finnegan’s wake (feat. The Dublin Legends, The Dubliners)
  • Dubliner’s march (feat. Gerry O’Connor) • Instrumental
  • Rügin (feat. Fabrizio Barale)
  • Il ballo fermo di un impiccato
  • Se quéstu l’è un óm (feat. Make Plain)
  • Korobeiniki • Instrumental
  • Addormentato in stazione
  • (Ghost track)

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