![L'ultimo ricatto<small></small>](/foto/musica/recensioni/big/2195-paolo-saporiti-lultimo-ricatto-20120929124849.jpg)
Paolo Saporiti L'ultimo ricatto
2012 - OrangeHomeRecords
L’immagine della copertina con un incendio che fa tabula rasa del luogo che ci viene mostrato introduce già l’ascoltatore nell’Apocalisse di sentimenti di cui si compone il disco: commozione (Never look back), nostalgia (The time is gone), ripensamenti sul passato (Sad love/bad love), pace (Deep down the water), fastidio (I’ll fall asleep), ansia (Stolen fire), nervosimo (In the mud).
L’ultimo ricatto non si compone solo delle parole e della voce di Paolo Saporiti, ma anche e soprattutto di arrangiamenti che colpiscono come pugni sullo stomaco, che rendono gli stati d’animo del cantautore più vivi, creando quell’ansia e quel fastidio che ti prendono alla gola lasciandoti senza fiato, che ti fanno arrancare togliendoti l’aria che respiri lasciandoti quasi agonizzante per poi ridarti aria e farti tornare a vivere.
Non a caso gli arrangiamenti sono stati affidati a Xabier Iriondo (Afterhours, Uncode Duello) che con il suono della sua chitarra elettrica mescolati ai tremori elettronici del cello di Zeno Gabaglio, al sax di Stefano Ferrian e alla batteria di Cristiano Calcagnite aggiunge alle canzoni di Paolo quel tocco di originalità che lo distacca dai dischi precedenti.
L’ultimo ricatto non è un disco di semplice ascolto, ma è un disco che si fa ascoltare se riesci ad entrare nell’atmosfera giusta e a capire il perché di certe scelte nei suoni. È un disco che nel bene e nel male ti colpisce, che puoi odiare ed amare nello stesso istante e che ti destabilizza. Difficile dire se ti piace o non ti piace, di sicuro non ti lascia indifferente.