Paolo Saporiti Bisognava dirlo a tuo padre che a fare un figlio con uno schizofrenico avremmo creato tutta questa sofferenza
2015 - OrangeHomeRecords
#Paolo Saporiti#Derive#Avantgarde #Jazz #Experimental #Noise
Le stesse sei canzoni ripetute due volte ma in maniera totalmente diversa. Dalle cupe dissonanze della seconda versione di Figlio di madre incompleta in cui la voce di Saporiti risuona distante e disturbata per poi perdersi in suoni cosmici provenienti da un altro pianeta alla tormentata chitarra circondata da atmosfere orchestrali e da pazzie psichedeliche su di giri della prima A modo mio, dai droni alieni di In costante naufragio del secondo CD in cui esplodono le cornamuse citate prima ed emergono strani e leggeri rumorismi ad entrambe le cover a tinte fosche ma fedelissime di quella Hotel Supramonte di Fabrizio De Andrè: il cantautore ci accompagna in un viaggio avvincente, facendo continuamente mutare forma alla sua musica sotto la guida di un maestro attento. Un mix tra il passato e il futuro del genere, un modo innovativo di plasmare canzoni d'autore.
Bisognava dirlo non si perde in inutili giri di parole, se pur ogni tanto vuole assumere doppi significati e tingersi un po' di mistero. In questo disco Paolo Saporiti abbandona i suoi consueti toni intimisti, una certa semplicità musicale, una determinata scenografia più calda per poi lanciarsi completamente nella costruzione di una nuova personalità, più complessa, più acida e più intraprendente. Un po' come se fino ad oggi l'artista avesse avuto paura di lasciarsi andare, di affrontare nuovi confini, di spingersi più in là del dovuto. Con questo disco Saporiti azzarda e mette in luce altre capacità affidandosi alla stravaganza di un grande personaggio come per l'appunto Xabier Iriondo. Il cantautorato che raggiunge una nuova dimensione, un nuovo livello che rompe gli argini e manda in frantumi qualsiasi regola. La classica canzone italiana che viene smontata e a cui vengono cambiati i connotati.
Un disco che si pone come secondo capitolo di una nuova storia narrata da Paolo Saporiti, una sorta di rinascita artistica che fonde elementi diversi in contrasto tra di loro, generi in antitesi che, fusi insieme, ottengono una miscela esplosiva, un prodotto ben ragionato che si pone come qualcosa di diverso sul panorama indipendente in Italia. Un musicista che accantona la paura di evadere troppo gli schemi.
"Amo lasciarmi trasformare dalle cose e trasformarle nel tempo, nel nome della ricerca di una ipotesi di verità”, ha detto il cantante. E forse Saporiti si è davvero avvicinato a quella che sarà la sua realtà musicale. Per ora ci piace così com'è.