Enrico Brizzi Due
HarperCollins Italia, 320 pp, 19 €. Narrativa Italiana | Romanzo | Musica
28/09/2024 di Arianna Marsico
“Questa è la storia del nostro amico Alex, che si era innamorato di Adelaide detta Aidi”… c’è chi l’ha letta canticchiando e chi mente. Perché Jack Frusciante è uscito dal gruppo prima come libro di Enrico Brizzi (1994) e poi come film di Enza Negroni (1996), con una colonna sonora che univa C.S.I, Marlene Kuntz, Umberto Palazzo e il Santo Niente e tanto altro, ha avuto un impatto tutto suo su una determinata fascia di adolescenti anni Novanta – primi anni Zero. Quegli adolescenti che faticano a essere come tutti, quelli per cui la musica (e in quel periodo, che musica!) è uno stile di vita e non una moda, che non hanno come unico obiettivo “farcela, ed essere ammirati perché ce la si è fatta”, ma che come tutti “cercano la felicità”, nella storia di Alex e Aidi si erano ritrovati e riconosciuti, finalmente compresi. Ed erano rimasti ad aspettare di sapere cosa sarebbe stato della storia dei due protagonisti dopo la partenza di Aidi per gli USA.
Due, uscito esattamente trent’anni dopo, è la risposta che Enrico Brizzi ha tenuto inconsapevolmente dentro sé per tanto tempo.
Inutile dire che, anche se la teen age è ormai un lontano ricordo, la curiosità è tanta. Fa un certo effetto ritrovarsi negli anni Novanta, quando le comunicazioni a distanza erano così diverse. Alex e Aidi affidano i loro silenzi e i loro sospiri a delle lettere, che impiegano anche più di un mese ad attraversare l’oceano.
Quanto sarebbe stato più semplice oggi, tra chat istantanee e videochiamate? Però, chissà, forse la distanza non avrebbe scavato così tanto dentro di loro, non li avrebbe portati a “misurare di colpo quanto è profonda la solitudine”. Leggere Due fa ricordare che anche il resto del mondo era così diverso, non solo le modalità di comunicazione. L’Italia attraversava la stagione delle stragi mafiose e quella di Mani Pulite, c’era ancora la prospettiva- incubo della naja, certi contrasti venivano esternati di più, macerando (forse) meno dentro.
“Eppure a volte non mi spiacerebbe/essere quelli di quei tempi là/ sarà per aver quindici anni in meno o avere tutto per possibilità”, Eskimo di Francesco Guccini attraversa sempre attuale dagli anni Settanta ai Novanta con vodka e abbracci, anni Zero e anni Venti del XXI secolo.
Mentre Aidi, pur con dubbi e tremori, si affaccia alla scuola a stelle e strisce, il nostro Girardengo a Bologna se la passa decisamente male. Senza nemmeno Martino “l’amico più elettrico che gli fosse capitato di avere”, ormai “traslocato dalla sua stilosa camera sui colli”, si trascina apatico, fino a che, almeno in parte, l’esperienza dell’Interrail con gli amici non lo scuote da questo inverno interiore.
La musica, allora come adesso, è un filo conduttore dei pensieri e dei messaggi tra i ragazzi, con lei che pensa agli “occhi sinceri” di lui con Come as you are dei Nirvana mentre Alex si appiglia a Boys don’t cry dei Cure: “I ragazzi non piangono". Paradosso voluto, forse iperbole, A Robert Smith non poteva sfuggire che in natura piangono eccome.” Manca Love will tear us apart dei Joy Division, che però spiegherebbe benissimo tante cose.
Enrico Brizzi nella sua carriera di scrittore ha mostrato sempre di saper muoversi tra diversi registri (si veda Enzo. Il sogno di un ragazzo), e qui riesce a ricalarsi senza forzature nell’epoca e nello stile del primo romanzo, accostandovi però uno sguardo da narratore cresciuto, ma non giudicante.
Si vede che vuole bene ad Aidi e Alex, e che proprio per questo ci ha un po’ addomesticati insegnandoci ad aspettare, come la Volpe al Piccolo Principe.
E se ci si accosta a Due volendo ritrovare quell’atmosfera di quando tutto "era ancora intero", mettendo tra parentesi la variabile indipendente del tempo, l’attesa non sarà stata vana.