Marlene Kuntz

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Marlene Kuntz Un volo libero sui trenta anni di Catartica

06/03/2024 di Giada Lottini

#Marlene Kuntz#Italiana#Rock

La storia di un disco che ha segnato il rock italiano, il rapporto con gli anni '90, il bilancio di una carriera costruita giorno dopo giorno e la presentazione della ristampa celebrativa del disco di esordio dei Marlene Kuntz nelle parole di Cristiano Godano e Riccardo Tesio.
La carica dei Marlene Kuntz è quella di sempre, nonostante siano passati trenta anni dalla pubblicazione del loro disco di esordio, Catartica, vero e proprio capolavoro che di diritto è entrato nella storia del rock italiano. Lo stesso si può dire per l’affetto dei fan della band, che hanno risposto alle celebrazioni live di questo trentennale con una impressionante sfilza di soldout. Annunciati dal mantra “Complimenti per la festa, una festa del cazzo!” (la prima linea di testo di Festa mesta), sappiamo già che in realtà saranno tutte feste grandiose, suonate con la carica di chi sembra aver fatto un patto con il diavolo e con lo stesso coinvolgimento del pubblico che i Marlene sanno suscitare da quando si esibiscono. Effettivamente Catartica porta un nome profetico, perché quello che succede da sempre ai concerti di questa band è un rituale di purificazione e liberazione dove il legame tra chi è sul palco e chi sta sotto si annulla in un vortice di note, corpi, canti, balli e atmosfere difficilmente ripetibili e riscontrabili altrove.

L’8 marzo uscirà la ristampa di questo disco seminale, anticipata costantemente nei mesi precedenti dai video di Nuotando nell’ariaLieve, oltre che dal singolo Fine della danza, presente nei Demosonici all’interno del box deluxe in edizione limitata e numerata assieme all’opzione doppio vinile o cd. Il 4 marzo a Milano, durante la presentazione di questo sontuoso regalo che la band ha voluto fare ai propri fan e a chi ancora non era presente negli anni '90, Cristiano Godano e Riccardo Tesio ricordano che non si aspettavano il successo di Catartica: per loro era già un traguardo averlo registrato e pubblicato e proprio per questo, con l’energia di chi è quasi fuori tempo massimo per poter vivere di musica, ci hanno dato dentro giorno per giorno e non si sono resi conto immediatamente dell’enorme influenza che ha avuto nel tempo.

A chi ancora chiede loro delle similitudini con i Sonic Youth, rispondono con legittima tranquillità che il loro approccio alla musica non è mai stato malizioso. Notoriamente i Sonic Youth sono stati una delle band amate da Godano, assieme a molte altre che ad un ascolto attento si possono riconoscere in Catartica e non solo (Gun Club, Thin White Rope, Fugazi, Helmet, Soundgarden e persino il rap di allora: ricordiamo che Cristiano accettò di cominciare a provare con il primo nucleo dei Marlene Kuntz formato dal chitarrista Riccardo Tesio e dal batterista Luca Bergia, quando quest’ultimo lo incrociò ad un concetto dei Public Enemy e che un abbozzo di flow si può sentire nel ritmo che assumono le parole sia in M.K. che in Nuotando nell’aria). Quello che più importa, riguardo all’influenza di tutta la scena alternativa non solo dei primi anni '90, ma anche precedente, è stato lo studio, oltre che sul suono, sulla forma delle canzoni: quel qualcosa che, oltre la strofa, il ritornello e il bridge va completamente altrove e si presenta in forme inedite e spiazzanti generando nell’ascoltatore suggestioni ricchissime ancora oggi.

La tenerezza e l’orgoglio con cui i Marlene si guardano indietro è originata dalla consapevolezza di aver fatto qualcosa di veramente grande,
nonostante le difficoltà poste dal panorama musicale di allora e grazie a una discreta dose di fortuna, oltre che all’incontestabile bravura, sottolineata oggi da due semplici parole di Tesio: “Eravamo bravi!”. All'epoca infatti la gavetta era imprescindibile e spesso frustrante, soprattutto per chi veniva  da un luogo marginale come Cuneo. Fu quindi provvidenziale il ritiro per questioni ideologiche di una band che assieme a loro partecipò al contest Rock Targato Italia, ed il ripescaggio che permise loro di registrare una traccia per la compilation inerente al concorso assieme a Gianni Maroccolo. Il superamento del problema di reperire i fondi per poter registrare un intero album, fu diretta  conseguenza dell’innamoramento repentino verso il sound dei Marlene sia di Maroccolo che di Giovanni Lindo Ferretti (una sontuosa versione di Lieve è presente dell’album In quiete dei CSI) oltre che di Enrico Romano.

Bravi lo sono ancora: lo testimoniano le scelte non sempre facili compiute durante tutta la loro carriera. Il crescendo successivo è stato possibile mantenendo l’etica del fare sempre le cose a modo loro, portando avanti le idee per loro fondamentali e non tradendo mai loro stessi nel modo migliore possibile, con sincerità e argomenti che a loro premono, come nell’ultimo album Karma Clima. L’artista deve suscitare qualcosa in chi ascolta e non essere sempre prono a quello che si aspetta il pubblico: approccio più genuino non c’è.

Non possiamo dire che ci sia un ritorno del sound tipico di quel periodo, nonostante i soldout di CCCP e i loro, e che la musica, frammentata come è oggi, vada in questa direzione. Tuttavia, il riscontro affettuoso del pubblico per questo trentennale non è solo una questione di nostalgia, ma ancora di una certa fascinazione per il rock: è il “passato che non passa”, se pensiamo che 10 anni fa celebrarono i 20 anni di Catartica con una ristampa andata a ruba, dopo di che i 20 anni di Il Vile, e ancora quelli di Ho ucciso paranoia. L’approccio al trentennale è stato affrontato inizialmente con una sorta di vago pudore ed il desiderio di non fare cose scontate. Generosi come sempre ed attenti sia alle loro esigenze etiche che a quelle dei loro fan, anche a questo giro non si sono risparmiati: prima l’annuncio di due sole date (Milano e Roma), poi, visto il successo e la richiesta crescente, l’aggiunta di altri concerti e infine, a chi sperava e chiedeva insistentemente, il dono della reissue: qualcuno potrebbe obiettare sul senso di continuare a fare dischi in formato fisico, ma – i due lo dicono convintamente – finché ci sarà qualcuno che ha bisogno di un formato fisico, loro continueranno a offrirlo.

Da qui nasce una constatazione abbastanza amara sullo stato frammentario della musica di oggi. Trenta anni fa c’erano sicuramente presupposti differenti, oltre al fatto che l’esplosione del fenomeno grunge nei primi anni '90 portò naturalmente alla curiosità verso le etichette indipendenti e preparò il terreno fertile che permise ai Marlene Kuntz, ma anche ad altre band di emergere. Oggi, va detto con tristezza, i risultati felici di allora sarebbero improponibili: se da un lato registrare un disco sarebbe senza dubbio più facile, dall’altro la fruizione della musica allo stato odierno non permetterebbe un riscontro di pubblico così ampio.

Così si sono presentati Cristiano Godano e Riccardo Tesio, orfani del batterista Luca Bergia a cui il tour celebrativo sarà dedicato, non risparmiandosi nei dettagli e offrendo anche un ascolto track by track del disco che sarebbe folle recensire: basti dire che nell’economia dell’album non c’è un pezzo meno che ottimo. Per quel che riguarda i Demosonici, invece, sono il risultato di una raccolta certosina di altri dei loro primi provini in cd: si possono trovare al loro interno delle vere e proprie chicche, oltre al summenzionato singolo Fine della danza: un Franco Ballatore al basso, Alex Astegiano che compare come interprete in alcuni pezzi (il primo frontman dei Marlene fu lui), l’origine di molti brani che saranno poi perfezionati in Catartica, ma anche ne Il Vile. Si possono percepire chiaramente tutte le suggestioni dei musicisti che erano allora, una certa freschezza ingenua, la nascita della poetica e della costruzione testuale di Godano e la genesi di quella che a tutti gli effetti è la “sensualità selvatica” che hanno portato sul palco in tutto il loro percorso.

Per chi infine volesse più dettagli sui live, non sarà suonato proprio tutto l’album, ma ci sarà un’integrazione con tre pezzi da Il vile e tre pezzi da Ho ucciso paranoia con l’intento di fotografare un suono ed un’atmosfera ben precisi e con la voglia di offrire un set equilibrato e di discreta durata.

Generosi e costantemente coerenti, non potevano farci dono migliore.
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Credits foto dei Marlene Kuntz:
foto principale di Simone Cargnoni
foto nella gallery di Maurizio Greco