
Fiorella Mannoia A te
2013 - Oyà / Sony Music Entertainment
E’ un album immediato, che entra subito nella mente, non solo per la musica e le parole che fanno parte del nostro DNA. Il songbook di Lucio Dalla è vasto e la tracklist denota una serie di canzoni che a primo impatto non sembrano ragionate, dando la sensazione della scelta casuale del momento.
Registrato in presa diretta al Forum Villane di Roma tra il 9 e il 10 settembre 2013, l’album conta di 11 canzoni ed ha la durata di un classico album cantautorale degli anni ’70 e ’80. In copertina, l’immagine saturata e colorata del viso di Lucio risalente al periodo dell’album Dalla del 1980. La Mannoia ci fa ritornare disincantati indietro negli anni, ma guardando con gli occhi il mondo sempre attuale del cantautore bolognese. Fiorella Mannoia è accompagnata dall’Orchestra “Sesto Armonico” e da musicisti quali David Aru e Massimiliano Rosati (chitarra), Fabio Valdemarin (pianoforte), Luca Visigalli (basso elettrico), Diego Corradin (batteria) e Carlo Di Francesco (percussioni).
I tributi e le covers sono sempre state un’arma a doppio taglio per gli artisti e le bands sia per gli arrangiamenti che per le interpretazioni, ma Fiorella Mannoia – che è una delle interpreti importanti del nostro panorama musicale italiana – è riuscita in pieno dando una sua lettura personale, garbata, elegante e raffinata grazie alla sua voce talvolta morbida, talvolta tagliente. Merito anche per gli arrangiamenti fluidi e ricchi di melodia, di cui si sono occupati – oltre che alla direzione orchestrale – Peppe Vessicchio, un inedito Pippo Causo, Stefano Zavattoni, Marcello Siringano e Paolo Buonvino.
Già dalle prime note si respira nostalgia, come quei ricordi di momenti importanti che vanno a scavare i solchi della nostra memoria e del nostro cuore. Così sono certe canzoni di Lucio Dalla, capaci di risvegliare emozioni intense e nascoste. Ecco appunto Stella di mare (dall’album Lucio Dalla del 1979) con un intro per orchestra d’archi arrangiata e diretta da Marcello Siringano. Una canzone colma di malinconia dove la voce di Fiorella Mannoia è parte essenziale e importante.
Intensa e piena di pathos è la canzone Cara (dall’album Dalla del 1980); era già stata cantata magistralmente dalla Mannoia, nei concerti del Sud Tour per voce e chitarra, mentre in questa versione in studio l’arrangiamento si impreziosisce con l’orchestra diretta da Peppe Vessicchio. È una canzone d’amore a tutti gli effetti con una lirica dal temperamento addolcito ma dura e sempre attuale che mette in risalto il rapporto spesso contrastato tra uomo e donna: «Io che sto morendo e tu che mangi il gelato». Gli archi creano un tappeto sereno come un pomeriggio d’inverno in camera quando il sole scalda, mentre Fiorella scandisce i versi come attimi che si fermano sull’istante.
Stesso discorso per la canzone d’amore Chissà se lo sai (dall’album Bugie del 1986): l’interprete romana l’aveva cantata dal vivo assieme a Ron, Pino Daniele e Francesco De Gregori durante il loro tour e pubblicata sul doppio In Tour. È una piccola gemma preziosa che non si deve spiegare, la lirica parla da sè. L’intro spetta agli archi che creano l’apripista per concludersi con uno strumentale dettato dall’hammond suonato da Clemente Ferrari. Dallo stesso album ecco una inaspettata Se io fossi un angelo, arrangiato in chiave jazzata con la partecipazione di Marco Siniscalco al contrabbasso acustico. Fiorella Mannoia in chiave crooner piace confermando la sua versatilità verso altri generi musicali; la lirica dura viene addolcita dall’orchestra arrangiata e diretta da Stefano Zavattoni e la chitarra acustica di Davide Aru.
Il brano che forse trova una posizione conforme alle previsioni è proprio la bella Caruso, forse per via delle troppe interpretazioni di molti artisti, forse per averla già ascoltata assieme a Luciano Pavarotti, anche se l’arrangiamento di Pippo Caruso è interessante dando quel tocco sognante, merito dell’arpa suonata da Vincenzina Capone. Con il fruire delle note musicali da parte dell’orchestra, si liberano le immagini mentre si destano le emozioni trasmesse dall’interpretazione di Fiorella Mannoia. Anna e Marco, dove il tocco di Pippo Caruso si riconosce a primo impatto, ha un tono meno drammatico ma fresco e gioioso come quei momenti sereni di vita quotidiana. Partecipa Stefano Indino alla fisarmonica che interviene senza troppa invadenza. Milano ha una impronta originale che – merito di Fiorella Mannoia – «prende allo stomaco» con un assolo da brividi di armonica a bocca suonata da Tollak Ollestad.
Le canzoni di Lucio Dalla hanno sempre avuto di base una tematica tra il sogno e la realtà, una realtà spesso dura, ma disincantata con ragionevole presa di coscienza, come ad esempio in questi versi: Fu una sera di gennaio che mio padre mi portò su una barca senza vela che sapeva dove andare a gettare la mia rete dietro il faro, poi mi disse: «Figlio mio, questa rete è la tua vita, manda a fondo tutti i sogni come un giorno ho fatto io» (Sulla rotta di Cristoforo Colombo, scritta con Edoardo De Angelis che si è occupato del testo). L’interpretazione di Fiorella Mannoia è piacevolmente minimale merito anche dell’arrangiamento e la conduzione di Stefano Zavattoni. Interessante scoprire tra la prima e seconda parte della canzone, un refrain dettato dal clarinetto suonato da Paola Scarponi, che riprende il passaggio musicale che introduce Ma come fanno i marinai (successo del 1977 assieme a Francesco De Gregori); ha un sound sudamericano di altri tempi che rimanda alla rumba degli anni ’50 con fraseggi jazzati.
Nel disco ci sono due duetti, il primo con Alessandra Amoroso che compare nella classica La sera dei miracoli (anch’essa, come Cara, tratta da Dalla del 1980). L’introduzione calma e rilassata dell’orchestra prepara quella curiosità di ascoltare i versi della Mannoia che sono impulsi del momento frammentati da istanti fin quando esplode nel ritornello, ma l’energia vocale dell’Amoroso viene a mancare.
Felicità è cantata assieme a Ron, che offre un notevole contributo. Una versione minimale dettata dal pianoforte suonato da Danilo Rea che ritroviamo nel singolo che ha anticipato l’uscita dell’album La casa in riva al mare (autori del testo Sergio Bardotti e Gianfranco Baldazzi). L’orchestra gioca su toni morbidi dei loro strumenti acustici e nella malinconia del testo, mentre nel finale il coro rinfresca l’immaginazione del protagonista; è una canzone che sembra immediata, ma merita qualche ascolto di più per avere quella consapevolezza di apprezzarla in pieno.
A te è una manciata disintossicante di canzoni fatte di ritmi vitali del tempo, dei quadri sonori dipinti dalla voce di Fiorella Mannoia. L’evocazione orchestrale raggiunge livelli molto alti e intensi e ci si trova davanti ad un mondo di suoni colorati e variegati. L’album è impreziosito da un DVD ricco di inediti e di ricordi, descrivendo una ampia visuale del progetto.