![Rivoluzioni sequestrate.<small></small>](/foto/musica/recensioni/big/3621-davide-giromini-rivoluzioni-sequestrate-20150527163242.jpg)
Davide Giromini Rivoluzioni sequestrate.
2015 - Autoprodotto
Lo specifico compositivo di Giromini è uno specifico liquido. Duttile. Intimamente correlato con la creazione autarchica e il performante. Dentro ci intravedi gli occhi e le bocche di una subumanità transitata per il Grande Nulla di rivoluzioni mancate (e/o sprecate) e alienazioni di massa. Storia e geografie, visioni robotiche, superomismi, derive dittatoriali. Sintomi da corsi e ricorsi storici. Il disco è un concept e sarebbe un peccato rivelarlo nei dettagli. Sarebbe come svilirlo di senso. Rivoluzioni sequestrate va assunto come apologo di fantascienza (?) umanista. Uno sconfinamento immaginifico dalla storia alla meta-sci-fi. Ci sono dentro trame. E maglie diacroniche. Nichilismo e sangue. Anarchismo e sangue. E sogni e stelle. Rappresi entrambi. Ci sono Robespierre, l’ex Unione Sovietica, solennità. Le guerre di Libia di un impero italiano di cartone. Rivoluzioni sequestrate è il suono sovrastrutturale delle Ere rivoluzionarie dell'uomo.
Due tastiere prestano la voce anche a basso & batteria. Il resto sa farlo una fisarmonica vera. I suoni campionati sono eco dell'uomo-robot. Quelli discendenti dalla fisarmonica reggono le fila di quasi tutto il resto. Soprattutto quando il cd da tregua alla coscienza astratta e si misura con la rivoluzione della/nella Storia. Sono tango, valzer, e insomma, quel tipo di atmosfere lì, ad opera del loro Demiurgo unico. Che è Giromini stesso. I suoi affreschi distopici (non solo in questo disco+libro) se la vedono faccia a faccia con l’ontologia e la speculazione sui sistemi massimi e minimi. Per i più volenterosi rimandano a sotto-testi di citazioni, evocazioni, motti, non-detti. Tracce di una scrittura edificata sul Verbo: parole pensate-sofferte-inseguite-intirizzite-piegate-esaltate-sublimate. Di volta in volta, ancora e ancora: dalla pagina al disco alla voce. Per via di titoli-prologo, ora ossimorici, ora apodittici. Come, del resto, la cover - algidissima - del cd (curata da Lavinia Mancini). Indicativa dell’aria che tira di traccia in traccia. Del freddo cane che tira di traccia in traccia.
Retroterra di ogni immagine celebrata/raffigurata/evocata in Rivoluzioni sequestrate (di ogni sua intonazione canora) sono quindi Suono e Parola (com'era in principio è ora e sempre). Alla radice di ciascuna parola, un ideale filosofico (forse ancor prima che cantautorale) prossimo a una teleologia dell’Abisso. Per Davide Geromini, la fine della Storia viene avant-tout. E come dargli torto, del resto.