Mai avrei pensato di diventare un cantautore! Intervista a Matteo Pascotto

Mai avrei pensato di diventare un cantautore! Intervista a Matteo Pascotto


16/11/2017 - News di Margherita Press

Matteo Pascotto nasce a Portogruaro in una casa in cui c’è sempre stata musica. Tutto è cominciato con una chitarra, una Eko primi anni ’70, la regalò la madre al padre sperando che imparasse a suonarla; lui non lo fece ma lo fece Matteo. Primo premio al Concorso Nazionale “Scrivere in musica” CEM di Pordenone con il brano “Le mie mani” uno dei singoli dell’album d’esordio “Ora puoi uscire”, il 22 Giugno 2017 pubblica 8 COSE il suo nuovo elegantissimo album.

Abbiamo scambiato 4 chiacchiere con Matteo per conoscere meglio lui e la sua musica.

 

Come nasce l'avventura musicale di Matteo Pascotto?
Nasce con poca convinzione e tanta timidezza.. Bhè, in realtà un pò per caso. Mai avrei pensato di diventare un cantautore. Ho iniziato tardi a scoprire la scrittura, avevo 23 anni. E’ arrivato tutto lentamente e un pò per volta. In realtà non so bene come nasca una passione, poi sperimentarla e valorizzarla dipende sempre da mille fattori...quello che so è che l’ho sempre avuta. Ho iniziato a suonare la chitarra da ragazzino, prendendo in mano una vecchia chitarra impolverata (la Eko che indosso in copertina di “8 Cose”). Da li in poi ho sempre suonato. Esattamente dieci anni fa, ho scritto il primo pezzo, nemmeno sapevo bene quel che facevo.. Il pezzo si chiamava “Sole senza luce”; è nel primo disco “Ora puoi uscire”. Sentivo che aveva del potenziale e mi piaceva, così sono andato avanti e ho cominciato ad avere i primi riscontri...mantenendo la poca convinzione e l’insicurezza, ovviamente!

L'ultimo tuo disco ci è piaciuto molto. Quanto ci hai messo per registrarlo?
Grazie! Felice che vi sia piaciuto. Ho scritto e curato tutti gli arrangiamenti lavorando quasi due anni in post produzione nel mio meraviglioso “studio domestico”. Poi, con le tracce completate, ho avviato un crowdfunding per poterlo produrre. A campagna conclusa, con successo, sono entrato in uno studio professionale. Tra febbraio e aprile 2017, insieme a Carlo Badanai (drum), Luca Amatruda (bass) e Giuseppe Tassoni (piano), ho lavorato sui suoni definitivi e risuonato le tracce. I tempi di lavoro in studio, fortunatamente, si possono abbassare di molto se lavori bene in pre-produzione. Un’artista indipendente come me, con pochissimo budget, non può permettersi di passare troppo tempo in studio di registrazione.

E le canzoni quando le hai scritte?
Le ho scritte quasi tutte, a parte “So che cosa sei” che è di qualche anno prima, tra agosto 2015 e gennaio 2017. C’è anche un video sul mio canale youtube che lo documenta, si intitola “Verso il nuovo album No.2”. Le canzoni arrivano quando cavolo vogliono loro, purtroppo!

Di cosa parlano le tue canzoni?
Speravo me lo diceste voi. Scherzo! Bhà, le canzoni non credo possano essere spiegate, vanno ascoltate. Devono saper parlare chiaro altrimenti non sono buone canzoni, a mio avviso. Diciamo che “8 Cose” sono otto storie, otto parti di me, otto emozioni che ho vissuto e ho cercato di buttar fuori. Questo lo so per certo!

Pensi ci sia possibilità in Italia di farcela nella musica?
Non di certo grazie alla “musica italiana”. Mi spiego meglio: se non ci fosse il web non credo potremmo sopravvivere molto noi indipendenti. Ora c’è una possibilità, che è quella di poter interagire autonomamente con il proprio pubblico. Ovviamente non potrò mai competere con lo strapotere di artisti spinti da radio importanti e grossi canali televisivi, però posso continuare a far vivere la mia musica grazie al rapporto diretto che ho con le persone che mi seguono e costruire tutto pian piano. Quando hai la possibilità di scrivere, cantare e di avere qualcuno che ti ascolta, apprezza, ti sostiene e ti ringrazia per quello che fai, ce l’hai già fatta! Il resto è solo questione di numeri, di avvicinare più persone. Ma credo che se ciò che scrivi arriva ed è forte, le persone si avvicinano da sole. Io voglio solo poter continuare a scrivere, a fare dischi e a migliorarmi, non chiedo altro.