Buon sangue non mente, intervista a “Le Soffitte di Anna”

Buon sangue non mente, intervista a “Le Soffitte di Anna”


09/11/2017 - News di Margherita Press

E’ uscito il 16 ottobre 2017, edito da ‘La Clinica Dischi’, l’album d’esordio de ‘Le Soffitte di Anna’ dal titolo‘Buon sangue non mente’.

Il gruppo nasce fra le nebbie della pianura mantovana nel 2013 e vuole rendere omaggio, con la scelta del nome, al coraggio introverso di Anna Frank, con riferimento esplicito al suo nascondiglio. Dopo i tanti concerti in giro per l’Italia e la realizzazione di un Ep autoprodotto, la band inizia a lavorare al primo progetto di lunga durata, un disco scritto a sedici mani in una vecchia cantina in mezzo alla pianura padana. Ora quella cantina è stata demolita, ma le canzoni esistono ancora. Ogni brano di Buon Sangue Non Mente descrive un’emozione diversa: la gelosia, l’invidia, l’amore, alienazione sociale, la noia, l’uso e l’abuso di alcol e droga vengono raccontati con rabbia, voglia di distruzione, ma anche comprensione. Le parole di questo disco sgusciano fuori dai denti stretti di chi le ha incise su carta, il loro obiettivo è di perforare il microfono con forza e schiantarsi in faccia a chi hanno davanti.
E’ un disco che si rivolge a tutti, giovani e non più giovani, ricco di riferimenti e citazioni di grandi scrittori (Montale, Ungaretti e Dostoevskij su tutti) che ne hanno fortemente influenzato le liriche.

Abbiamo fatto quattro chiacchiere con la band per conoscerli meglio.

 

1) Raccontate ai nostri lettori il perché vi chiamate Le Soffitte di Anna?
Il nome del gruppo è stato pensato nel 2013 per rendere omaggio al coraggio introverso di Anna Frank, facendo esplicito riferimento al suo nascondiglio; l’idea nasce dall’immedesimazione di uno scenario funesto predominato da atmosfere e sentimenti malinconici in bianco e nero. Le sonorità e i testi delle canzoni parlano di amori interrotti - storie narrate in prima persona - fra ossessioni e tradimenti, di temi sociali e di lotte alle discriminazioni, lontano dalle banalità e dai luoghi comuni quotidiani.


2) Di cosa parla il vostro primo disco “Buon Sangue Non Mente”? 
Il nostro album nasce da due anni di lavoro fra diverse produzioni e prove che ci hanno portato ad avere un’idea precisa dei suoni e dei testi che avevamo in mente. Nasce da esperienze vissute in prima persona dai membri del gruppo, dalla rabbia e dal fuoco che si ha dentro quando da giovani si ha l’impressione di poter cambiare il mondo. Le sonorità e i testi delle canzoni parlano di amori interrotti - storie narrate in prima persona - fra ossessioni e tradimenti, di temi sociali e di lotte alle discriminazioni, lontano dalle banalità e dai luoghi comuni quotidiani.


3) Siete soddisfatti di come è venuto il disco?
Molto. Siamo stati fortunati a trovare nel nostro percorso di crescita a persone – in primis Marco Malavasi (studio di registrazione “Sonic Design” nonché produttore dell’album) - che ci hanno aiutato a scegliere la strada più adatta per noi.

 

4) Cosa vi aspettate da questo disco?
Dal disco ci aspettiamo molto. Nei prossimi mesi abbiamo sicuramente intenzione di portare in giro il nostro album e farci conoscere al di fuori della nostra zona padana. Sentiamo di aver qualcosa da dire ai ragazzi più o meno giovani che non si rispecchiano nella società di oggi. Il nostro progetto è di viaggiare per l’Italia suonando i pezzi vecchi, continuando a scriverne di nuovi.

 

5) Progetti futuri?
Nei prossimi mesi abbiamo sicuramente intenzione di portare in giro il nostro album e farci conoscere al di fuori della nostra zona padana. Sentiamo di aver qualcosa da dire ai ragazzi più o meno giovani che non si rispecchiano nella società di oggi. Il nostro progetto è di viaggiare per l’Italia suonando i pezzi vecchi, continuando a scriverne di nuovi.