Zola Jesus

interviste

Zola Jesus Tra boschi e spiritualita'(in italiano e in inglese)

27/09/2023 di Ambrosia J. S. Imbornone

#Zola Jesus#Rock Internazionale#Alternative

La cantautrice americana Zola Jesus sara' tra i protagonisti di Genius Loci a Santa Croce, a Firenze, un evento molto suggestivo in programma dal 28 al 30 settembre che prevede anche un live site specific di Rob Mazurek per tromba, percussioni ed elettronica, la prima assoluta di "Perse/phone", nuovo progetto di Luigi Cinque sul mito di Demetra, Ghemon col progetto "Una cosetta cosi'", ecc. Zola Jesus si esibira' in particolare all'alba del 30 a Firenze e abbiamo avuto l'opportunita' di intervistarla sul suo ultimo disco Arkhon, i suoi interessi gnostici, i cambiamenti della sua voce e i suoi nuovi progetti artistici.
Partirà domani, 28 settembre, "Genius Loci: alla scoperta di Santa Croce”, due notti e un’alba di musica e parole per la 6/a edizione del festival nel complesso monumentale. Il tema del 2023 sarà ospitalità e accoglienza e l’evento comprenderò concerti, talk e performance che in qualche modo interagiscono con l’anima del luogo fiorentino, mescolando riflessioni, storia e spiritualità e dialogando con i linguaggi contemporanei.



Rob Mazurek, foto di Michele Sembin

L’evento avrà luogo tra il Cenacolo, la Cappella Pazzi e il Secondo Chiostro, è a ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria su www.santacroceopera.it e prevede un live site specific del gigante della scena musicale di Chicago Rob Mazurek i riverberi creati dall’architettura della Cappella Pazzi protagonisti delle esibizioni di Furio Di Castri, Barry Guy e Maya Homburger; la prima assoluta del nuovo progetto di Luigi Cinque sul mito di Demetra; la prima presentazione italiana di Arkhon, sesto e più recente album della cantautrice, musicista e produttrice statunitense Zola JesusGhemon col progetto che unisce storytelling e stand-up comedy "Una cosetta così".

Il festival continuerà fino al 30 settembre ed è promosso dall’Associazione Controradio Club, dall’Opera di Santa Croce e da Controradio in collaborazione con l’associazione culturale La Nottola di Minerva e con il contributo del Comune di Firenze per Estate Fiorentina 2023 nell’ambito di Florence Art Week. Il progetto è cofinanziato da Unione Europea – Fondo Sociale Europeo, nell'ambito del Programma Operativo Città Metropolitane 2014-2020.
Zola Jesus si esibirà sabato 30 settembre alle 6:30 di mattina in un’atmosfera che non dubitiamo che esalterà, nell’abbraccio della luce, la sua musica ricca di mistero e fascino ipnotico. Abbiamo avuto la possibilità di intervistarla, rivolgendola alcune domande sulle implicazioni filosofiche che si celano in Arkhon, su come è cambiata la sua voce nel tempo, sui suoi progetti futuri, sul rapporto con il pubblico europeo e altro ancora.



Mescalina: Dopo oltre un decennio di formazione vocale classica, hai raggiunto una maggiore agilità nella tua voce, che in qualche modo ora suona più ariosa e “morbida”, più “permeabile” verso la luce rispetto al passato. Hai parlato di un “processo di crescita interiore profondamente trasformativo”, che “ha annientato molte tensioni” nella tua voce: è stato quindi un processo del tutto naturale e spontaneo, che hai sostenuto e lasciato accadere?

Zola Jesus: Penso che il cambiamento nella mia voce sia avvenuto per diverse ragioni. Innanzitutto, l’invecchiamento fa maturare la voce. La voce di una donna non raggiunge la piena maturità fino alla mezza età. Ho sicuramente notato una maggiore facilità nel mio canto una volta raggiunti i 30 anni. Ma allo stesso tempo, avevo ormai superato così tanto tumulto interiore e paura per la mia voce che ero in grado di accettarla per quello che è. Quando ho iniziato a fare musica, ero estremamente autocritica e insicura riguardo alla mia voce. Ho finito per cercare di nasconderlo o mascherarlo scurendolo eccessivamente e spingendolo in fondo alla gola: stavo cercando di controllarla troppo. È servito che consentissi prima a me stessa di essere vulnerabile, per sentire davvero la mia voce svilupparsi ed essere ciò che vuole essere. Ho iniziato anche a studiare con la mia insegnante di canto fin da quando ero giovane: mi ha aiutato ad affrontare alcuni blocchi mentali e fisici con la mia voce, oltre ad accettarla così com'è. Ci sono voluti molto studio intenso, pratica e accettazione per arrivare dove sono ora. Ma poiché la voce è il veicolo della nostra anima, ho dovuto affrontare anche i problemi psicologici che avevo con me stessa. È davvero sorprendente come la voce trasmetta tensione emotiva e psicologica.



Mescalina: Per il titolo del tuo ultimo disco, Arkhon, hai scelto una parola che proviene dal greco antico, ma con un preciso significato gnostico. Secondo lo gnosticismo, gli arkhon governano il mondo materiale, impediscono alle anime di lasciare il regno materiale e agli esseri umani di ritornare all'Uno, il Dio buono e occulto. Hai detto che gli Arkon sono degli dèi imperfetti, che "contaminano e offuscano l'umanità, mantenendola corrotta invece di lasciare che trovino il loro sé armonioso". Hai anche detto che “stiamo vivendo in un tempo arkhonico”: come pesano queste influenze negative su tutti noi? E ti sei imbattuta nel termine “arkhons” grazie a interessi filosofici?

Zola Jesus: Il mio interesse per lo gnosticismo è cresciuto nel 2020, quando ci siamo trovati di fronte alla pandemia, alle elezioni americane, alle rivolte e alle proteste in corso e a tutti gli oligarchi e l’industria tecnologica che hanno preso il potere sui civili in un modo davvero pericoloso. Mi è stato difficile scrivere musica che non fosse legata al panorama politico e culturale. Ho pensato che il termine “Arkhon” fosse appropriato per un disco realizzato in un periodo così traumatico a livello collettivo. Penso anche che gli artisti abbiano la responsabilità di tracciare una linea di demarcazione tra arte e commercio, soprattutto perché il capitalismo erode la nostra capacità di sopravvivere. Ora più che mai abbiamo bisogno che l’arte resista alla schiacciante oscurità dei nostri tempi. A volte questo implica nominare questi mali per quello che sono. Sono sempre stata una sostenitrice della trascendenza spirituale dell'umanità, che credo sia sottovalutata nella nostra società.

Mescalina: Nella tua musica, sia quando è più ctonia e più cupa, sia quando è più minimale, c'è qualcosa di arcano, di misterioso, di ancestrale, grazie anche e soprattutto al tuo carisma ipnotico. Come si unirà tutto questo con l'atmosfera di un'alba per il concerto a Firenze, secondo te?

Zola Jesus: Non ho mai suonato in un concerto così presto in vita mia, quindi non riesco nemmeno a immaginare come sarà esibirsi mentre il sole sta sorgendo! All'inizio sono rimasta scioccata quando ho saputo che era stato stabilito questo orario, ma subito mi sono emozionata. A livello metaforico e letterario, c’è qualcosa di così purificatore e spirituale nell’alba. È anche il mio momento preferito della giornata, dato che sono una persona mattiniera. Spero che sarà come accogliere la luce dall'oscurità della notte... come se finalmente si vedesse l'uscita di una grotta dopo aver attraversato un tunnel annerito. È la nascita di un nuovo giorno, che fornisce un così ricco affresco della catarsi. Ho sempre posto molta enfasi sull'ambiente nelle mie performance, poiché il contesto di uno spettacolo può essere importante quanto lo spettacolo stesso. Non vedo l’ora di vedere come questo genererà un’intensificazione della performance, non solo per me, ma anche per il pubblico.



Mescalina: Trovo le tue origini molto affascinanti. I tuoi genitori credo siano americani di prima generazione, con origini che combinano ascendenze russe, tedesche, slovene e ucraine, e tu usi il tuo nome slavo, Nika Roza Danilova [anziché Nicole Rose Hummel]. Sei nata a Phoenix, in Arizona e hai trascorso i tuoi anni formativi nel nord del Wisconsin, ma pensi che queste origini multiculturali abbiano influenzato in qualche modo la tua formazione umana e culturale e quel fascino primordiale e senza tempo che la tua musica possiede, senza una “localizzazione geografica”?

Zola Jesus: I miei genitori non sono di prima generazione, ma provengo da un background ancestrale prevalentemente dell'Europa orientale e centrale. Questo è stato una parte enorme della mia identità personale. Soprattutto quando ho iniziato a viaggiare in questi luoghi e a sentire davvero le mie radici riflesse nella terra delle mie origini. Penso che l'ascendenza, l'etnia e l'origine culturale siano un'esperienza molto personale che è più importante per alcuni rispetto ad altri. Per quanto mi riguarda, sono cresciuta nel bosco, che è sempre stato la mia vera casa. Il paesaggio naturale mi farà sempre sentire più a mio agio, perché ha il suo linguaggio e un modo di essere abbastanza distinti da quelli delle città, indipendentemente dal continente in cui ti trovi. Quindi immagino che ci sia un aspetto della mia identità che trascende il luogo. Sento molto la mia appartenenza a questa Terra, ma va oltre l'umano. Questo è quello che so.

Mescalina: Hai pubblicato il tuo ultimo disco a giugno 2022: nel frattempo hai iniziato ad avere qualche idea per nuove canzoni, o è decisamente troppo presto, considerando che Arkhon è uscito quasi cinque anni dopo Okovi?

Zola Jesus: Non sono ancora sicura. Ho pubblicato molti dischi fino a questo punto della mia carriera, quindi, sto cercando di rallentare e lasciare che sia la musica a venire da me. Attualmente sto lavorando a un’opera, molto, molto lentamente, mentre sto sperimentando anche lavori sinfonici o orchestrali e un progetto parallelo di musica noise. Sto seguendo la mia musa ispiratrice e in questo momento si sta allontanando dal sentiero molto battuto della musica pop e dei live nei club. Vedremo dove mi ritroverò, ma per ora lascio che sia il percorso a dettare il mio passo.

Mescalina: Per Arkhon hai inviato dei demo al produttore Randall Dunn: hai rinunciato ad un certo grado di controllo sulla tua musica, perché avevi bisogno di “sangue nuovo” per scongelarti un blocco creativo temporaneo. Pensi di poter contare nuovamente su un produttore, per un futuro disco?

Zola Jesus: Per dove mi trovo ora, penso che lavorare con altri che condividono uno spirito comune e offrono competenze diverse dalle mie sia estremamente importante. Ho scritto molti dischi di cui ho controllato fortemente il risultato. Ora per me è più interessante collaborare e imparare dagli altri. La nostra società attuale è così ossessionata dai risultati individuali, e penso che questo significhi sacrificare musica davvero eccezionale. Tutti i miei dischi preferiti del passato sono stati realizzati da un “villaggio” di musicisti e tecnici talentuosi e competenti, che avevano i propri punti di forza e davano il loro contributo. Ho paura che si perda quella tradizione di grande musica, perché siamo tutti così isolati e ci viene detto che dobbiamo lavorare da soli per avere successo. Penso che la musica contemporanea stia soffrendo per questo. Lavorare con Randall Dunn mi ha davvero insegnato il potere della collaborazione e l’importanza di mettere da parte il proprio ego, al servizio della musica.



Mescalina: Che rapporto hai con i concerti e in particolare con il pubblico europeo?

Zola Jesus: Devo dire che esibirmi in Europa è assolutamente preferibile per me. Penso che il pubblico europeo comprenda meglio la natura sincretica della mia musica e sia disposto a supportare i musicisti che non cercano di diventare pop star famose. Quando passo troppo tempo negli Stati Uniti, mi sento sotto pressione nel dover fare musica che si adatti al mainstream. Ma quando vengo in Europa, mi ricordo che in realtà le persone apprezzano la musica onesta, indipendentemente da quanto sia ampia la tua cerchia di ascoltatori. Se potessi vivere qui, lo farei, ma sicuramente metterò tutto l’impegno e l’energia possibile nell’esibirmi per il mio pubblico europeo, perché sento davvero che mi sostiene per fare musica migliore e ha attorno risorse migliori per i musicisti! Basti dire che sono molto felice di essere qui!

Pubblichiamo l’intervista anche in inglese, per tutti gli estimatori di Zola Jesus.

Mescalina: After over a decade of classical voice training, you have achieved greater agility in your voice, that somehow sounds more airy and “soft”, more "permeable" towards the light than in the past. You talked about a “deeply transformational process of inner growth”, that “annihilated a lot of tension” in your voice: was it therefore a completely natural and spontaneous process, which you supported and let happen?

Zola Jesus: I think the change in my voice happened for several different reasons. First, aging matures the voice. A woman’s voice does not come into full maturity until mid-life. I definitely noticed an ease come into my singing once I hit 30. But at the same time, I had by then overcome so much inner turmoil and fear about my voice that I was able to accept it for what it is. When I first started making music, I was extremely self-critical and insecure about my voice. I ended up trying to hide or mask it by overly darkening and pushing it into the back of my throat. I was trying to control it way too much.  It took allowing myself to be vulnerable to really hear my voice develop and be what it wants to be. I also began studying with my voice teacher from when I was young. She helped me address some mental and physical blocks with my voice, as well as accept my voice as it is. It took a lot of intense study, practice, and acceptance to get where I am now with it. But because the voice is the vehicle for our souls, I had to also confront psychological issues I had with myself. It’s really amazing how the voice carries emotional and psychological tension.


Mescalina: For the title of your latest record, Arkhon, you chose a word of ancient Greek origin, but with a precise Gnostic meaning. According to Gnosticism, the arkhons rule the material world, prevent souls from leaving the material realm and the human beings from returning to the One, the good and occult God. You said that Arkons are flawed gods, that “taint and tarnish humanity, keeping them corrupted instead of letting them find their harmonious selves”. You also said that “we are living in an arkhonic time”: how are these negative influences weighing on all of us? And did you come across the term “arkhons” thanks to philosophical interests?

Zola Jesus: My interest in Gnosticism grew in 2020, when we were faced with the pandmeic, the US election, the riots and protests happening, and all the oligarchs and tech industry taking power over civilians in a really dangerous way. It made it hard for me to write music that was untethered from the political and cultural landscape. I thought that the term “Arkhon” was fitting for a record made during such a collectively traumatic time. I also feel as though artists have a responsibility to draw a line in the sand between art and commerce, especially as capitalism erodes our ability to survive. Now, more than ever, we need art to stand against the overwhelming darkness of our times. Sometimes that means naming these evils for what they are. I have always been an advocate for the spiritual transcendence of humanity, which I believe is undervalued in our society.



Mescalina: In your music, both when it is more chthonic and darker, and when it is more minimal, there is something arcane, mysterious and ancestral, thanks also and above all to your hypnotic charisma. How will all this be combined with the atmosphere of a dawn for the gig in Florence, in your opinion?

Zola Jesus: I have never in my life played a show so early, so I can’t even begin to imagine what it will feel like to perform as the sun is rising! At first, I was shocked to learn about this set time, but quickly I became excited. On a metaphorical and literary level, there is something so cleansing and spiritual about dawn. It’s also my favorite time of day, as I’m a morning person. I hope it will feel like ushering in the light from the darkness of night… like the mouth of a cave finally being witnessed after traveling through a blackened tunnel. It is the birth of a new day, which provides such a rich tapestry of catharsis.  I have always put a lot of emphasis on the environment in my performances, as the context of a show can be just as important as the show itself. I can’t wait to see how this will engender a deepening in the performance, not only for myself but the audience as well.

Mescalina: I find your origins very fascinating. Your parents are first-generation Americans, with combinations of Russian as well as German, Slovenian, and Ukrainian descent, and you formally go by your Slavic name, Nika Roza Danilova. You were born in Phoenix, Arizona and spent your formative years in northern Wisconsin, but do you think that these multicultural origins have influenced in some way your human and cultural formation and that primordial and timeless charm of your music, without a ”geographical location”?

Zola Jesus: My parents are not first-generation, but I do come from an ancestral background that is predominantly Eastern and Central European. It’s been a huge part of my own personal identity. Especially as I began traveling to these places and really feeling my roots reflected in the land of my origins. I think ancestry, ethnicity, and cultural origin is a very personal experience that is more important to some than others. For me, I grew up in the woods, which has always felt like my true home. The natural landscape will always feel the most comfortable to me. It has its own language and way of being that is quite separate from cities, no matter what continent you’re on. So I guess, there’s an aspect of my identity that transcends place. I feel very much of this Earth, but beyond human. That much I know.


Mescalina: You released your latest record in June 2022: in the meantime, have you started to have some ideas for new songs, or is it definitely too early, considering that Arkhon was released almost five years after Okovi?

Zola Jesus: I’m not sure yet. I have released many records at this point in my career, so I am trying to slow down and let the music come to me. I’m currently working on an opera, very very slowly, while also investigating symphonic or orchestral works, and a side project of noise music. I am following my muse, and at this moment she is turning away from the well-trodden path of pop music and club shows. We will see where I end up, but for now I am letting the path dictate the pace.



Mescalina: For Arkhon you sent demos to producer Randall Dunn: you relinquished a degree of control over your music, because you needed “new blood” to thaw a temporary creative block. Do you think you could rely on a producer again, for a future record?

Zola Jesus: Where I am now, I think working with others who share a common spirit and offer a distinct skillset from mine is super important. I have written many records where I have intensely controlled the outcome. It’s more interesting to me now to collaborate and learn from others. Our current society is so obsessed with individual achievement, and I think that is sacrificing truly great music. All my favorite records of the past were worked on by a village of talented and skilled musicians and technicians, who had their own strengths and contributions. I am afraid to lose that tradition of great music because we are all so isolated and told we need to work alone in order to be successful. I think contemporary music is suffering because of that. Working with Randall Dunn really taught me the power of collaboration and shedding the ego in service to the music.

Mescalina: What relationship do you have with concerts and in particular with European audiences?

Zola Jesus: I have to say that performing in Europe is extremely preferable to me. I think the European audience better understands the syncretic nature of my music and is willing to support musicians who are not trying to be famous pop stars. When I spend too long in the States I feel pressured to make music that fits into the mainstream. But when I come to Europe I am reminded that people appreciate honest music, no matter the reach. If I could live here I would, but I will certainly put most of my intention and energy into my European audience, because I do feel like they support me to make better music and have all around better resources for musicians! Suffice it to say, I’m very happy to be here!



LA PROGRAMMAZIONE LIVE DI GENIUS LOCI

Tanti gli appuntamenti da non perdere: dal solo per tromba, elettronica, voce e percussioni del poliedrico artista statunitense Rob Mazurek “Sun Spirituals” (29/09) alla prima esecuzione di “Perse/phone”, concerto che unisce i suoni e le voci del musicista e cineasta Luigi Cinque e dell’esperto di suoni del Mediterraneo Stefano Saletti con il commento vocale di una delle più straordinarie e riconosciute voci della world music di oggi: dalla Mongolia Urna Chahar-Tugki (28/09). Ancora musica con Ghemon, in un progetto che non è un concerto né un monologo, ma uno spazio di libertà creativa fatto di condivisione di storie personali da guardare attraverso la lente dell’ironia con canzoni inedite, cover inaspettate e momenti di riflessione, con Giuseppe Seccia alle tastiere e Filippo Cattaneo Ponzoni alla chitarra (29/09); e poi il contrabbassista Furio Di Castri (28/09) e una delle coppie artistiche più eclettiche al mondo Barry Guy & Maya Homburger (29/09) che suoneranno all’interno della Cappella Pazzi sfruttando le possibilità sonore offerte dall’architettura del luogo. Il tradizionale concerto alle luci dell’alba quest’anno sarà affidato alla talentuosa Zola Jesus che presenterà l’ultimo album “Arkhon”: atmosfere darkwave, dream e gothic fuse alla sua inconfondibile voce (30/09). E ancora: la formazione di percussioni tradizionali giapponesi Munedaiko, in un’incredibile performance dove musica, teatro e danza fanno rivivere la secolare tradizione de tamburi taiko (28/09); la reinterpretazione dei classici di Chet Baker firmata dal chitarrista brasiliano Khaled Levy, tra le anime della band tropicalista milanese Selton (28/09); Gabriele Coen Aleph Trio, con un progetto vocale incentrato sull’immediatezza espressiva delle canzoni ebraiche che oltre a Coen al sax e clarinetto vedrà Barbara Eramo alla voce e Alessandro Gwis al piano (29/09).



TALK E PERFORMANCE

Nutrito anche il cartellone che vedrà protagoniste personalità del panorama scientifico e culturale. Mario Tozzi, scienziato e volto televisivo, vestirà i panni di narratore in un avvincente evento accompagnato dal sassofono jazz di Enzo Favata, per raccontare il Mediterraneo e il mito di Atlantide dal punto di vista della geologia e della musica (29/09). I mari e chi li solca alla ricerca di una nuova vita saranno protagonisti di “Non per me solo - Per terre e per mari”, talk con la partecipazione dell’esperto di migrazioni Massimo Livi Bacci e di Don Virgilio Colmegna e Maria Grazia Guida, rispettivamente presidente e direttrice del centro di accoglienza Casa della Carità di Milano (29/09). E poi la tavola rotonda su sfide e opportunità delle migrazioni con Don Virginio Colmegna e demografo Massimo Livi Bacci; l’incontro tra la scienza del geologo Mario Tozzi e la musica del compositore Enzo Favata. E poi Roberto Mercadini sulla storia della bomba atomica. Avanti con l’attore, scrittore e youtuber Roberto Mercadini, che in “Little boy. Storia incredibile e vera della bomba atomica” ripercorrerà la vicenda di un’arma che dal 6 agosto 1945, giorno in cui venne sganciata su Hiroshima, non ha mai smesso di occupare il dibattito pubblico (28/09), mentre l’autore Premio Campiello e finalista Strega Marco Balzano proporrà, accompagnato da Fabrizio Mocata al pianoforte e Giulia Galliani alla voce, un reading sull’ospitalità e la cura per ripensare alla nostra capacità di ascolto e di relazione (28/09).

IL PROGRAMMA NEL DETTAGLIO

Il cartellone di iniziative partirà giovedì 28 settembre e si svolgerà su tre location in contemporanea all’interno del complesso monumentale di Santa Croce.

Si parte nel Secondo Chiostro alle 20.15 con le suggestioni dall’antico Giappone di Munedaiko, formazione dedita alla pratica del tamburo tradizionale giapponese (taiko), oltre che allo studio di tradizionali strumenti a fiato quali lo shakuhachi e il shinobue. Mugen Yahiro, Naomitsu Yahiro e Tokinari Yahiro sono nati in Italia con origini giapponesi, uniti dalla passione per una scrupolosa ricerca di sonorità che, se da un lato li riconduce alle proprie origini, dall’altro permette loro di parlare un linguaggio musicale universale, atavico, di grande impatto emotivo. A seguire, alle 21.15, lo spettacolo “Little boy. Storia incredibile e vera della bomba atomica” di e con Roberto Mercadini, accompagnato dalle musiche di Dario Giovannini. “Little Boy”, alla lettera “ragazzino”, è il nome in codice della bomba sganciata su Hiroshima il 6 agosto del 1945. Con un sarcasmo atroce si è dato un nomignolo affettuoso all’ordigno che provocherà la più grande strage di tutti i tempi: 160.000 vittime. Questa storia è, dall’inizio alla fine, piena di estremi che si toccano: di ironia e di orrore, di calcoli perfetti e di casualità assurde, genio ed idiozia, domande che hanno troppe risposte o che non ne hanno nessuna.



Nel Cenacolo, ai piedi dell’affresco di Taddeo Gaddi, alle 20.45 spazio a Marco Balzano, autore tradotto in più di trenta paesi, con “Destini incrociati: ospitalità, ascolto e cura”, una lettura in musica connessa a doppio filo con i temi del festival sulle note del pianista e compositore siciliano Fabrizio Mocata, uno dei più innovativi e promettenti talenti della scena internazionale, e della cantante Giulia GallianiSi prosegue alle 21.15 con “Perse/phone”: i tanti strumenti a corde del folclore mediterraneo suonati da Stefano Saletti (oud, bouzouki, saz baglama) si uniscono ai fiati e tastiere e live electronics di Luigi Cinque in un gioco di rimandi a temi tradizionali e improvvisazioni, interagendo con le melodie di Urna Chahar Tugki in un continuo processo di composizione in tempo reale. Una musica che può essere definita world music di nuovo conio, ma anche: grande solismo, pluristrumentismo, ritmo della parola, contemporary music, classic camera konzert. Ultimo live della serata alle 23.00, “Khaled Levy sings Chet Baker”: la ricerca, sulle corde della chitarra classica, dell’intimismo che è l’essenza della poetica di Baker.

Da non dimenticare la Cappella Pazzi, dove Furio Di Castri – artista autodidatta già sideman di Chet Baker, Michel Petrucciani, Ornella Vanoni, Freddie Hubbard, Kenny Clarke, Franco d’Andrea, Sal Nistico, Enrico Pieranunzi, Paolo Fresu, Enrico Rava, Lee Konitz, Steve Lacy, Pharoah Sanders, Steve Lacy, Joe Lovano, Joe Henderson e moltissimi altri – si esibirà in un solo al contrabbasso in due sessioni successive, 21.10 e alle 22.30.



Avanti venerdì 29 settembreAlle 20.30 nel Secondo Chiostro Gabriele Coen e il suo trio eseguiranno “Canzoni yiddish e sefardite”. L’universo linguistico e culturale yiddish si è naturalmente tradotto, nel corso dei secoli, in un vasto repertorio musicale: testi intensi dai mille sapori diversi, specchio fedele di un popolo errante, dei suoi sentimenti e delle sue vicissitudini. Canzoni d’amore, ninna nanne, lodi al Signore, canzoni d’osteria: il sacro e il profano, la malinconia e la gioia, l’ironia, l’umorismo e il senso del tragico convivono spesso all’interno dello stesso brano, riflettendo quelle che sono le caratteristiche portanti della cultura che le ha prodotte. Seguono alle 21.45 Mario Tozzi e Enzo Favata: uno scienziato della terra e un musicista che del suono della sua terra ha fatto un’inconfondibile cifra stilisticaInsieme raccontano il Mediterraneo attraverso il particolare punto di vista della geologia, scienza tanto affascinante quanto trascurata, e la musica al confine tra passato e futuro.

Passando al Cenacoloalle 20.30 in programma l’incontro tra le esperienze di Massimo Livi Bacci – professore emerito all'Università degli studi di Firenze e socio dell’Accademia dei Lincei esperto in storia demografica e demografia contemporanea, con particolare attenzione alle relazioni tra popolazione, economia e società, oltre che autore di “Per terre e per mari. Quindici migrazioni dall’antichità ai nostri giorni” (Il Mulino) – Don Virginio Colmegna – sacerdote della Diocesi di Milano da sempre a fianco degli esclusi, umanità fiera a cui dà voce in “Non per me solo” (Il Saggiatore) – e Maria Grazia Guida – assistente sociale e collaboratrice di Don Colmegna – con la moderazione del giornalista Raffaele Palumbo e letture a cura dell’attrice Federica Miniati. La serata va avanti alle 21.40 con Ghemon e lo spettacolo “Una cosetta così”. Partito dal mondo hip hop, del quale è diventato uno dei più apprezzati artisti, ha reso negli anni il suo stile unico mescolando soul, rap e musica italiana e scegliendo la strada della versatilità per raccontare agli altri il suo mondo interiore. Stavolta il mezzo è qualcosa di diverso da ogni cosa fatta in precedenza, per mostrarsi al pubblico in modo totalmente nuovo.

 Ghemon, foto di Fabio Munis

Alle 23.00 luci puntate su Rob Mazurekfigura chiave della scena contemporanea che ama esprimersi attraverso linguaggi sempre in bilico tra pittura, scultura, installazioni e performance sonore. Talento eclettico e multiforme, naturalmente vocato all’improvvisazione più spregiudicata e meno docile, Mazurek – con all’attivo oltre 60 album solisti – eseguirà una performance in solo.

Ci si sposta alla Cappella Pazzi con altri due giganti della musica: Il contrabbassista britannico Barry Guy e la violinista svizzera Maya Homburger, che in tre sessioni successive, alle 20.20, 21.30 e 22.30, eseguiranno “Solos, Duets”. Tra le eccellenze della classica, ma anche della contemporanea e del barocco, al tempo stesso estremamente creativi e interessati ad allargare i confini musicali, propri e dei rispettivi strumenti, le loro composizioni nascono dalla profonda fusione dell’arte improvvisativa con gli stilemi della musica antica. Un progetto affascinante ed evocativo, dove la grande perizia strumentale coincide con la passione per la ricerca di nuovi orizzonti sonori.

La 6/a edizione di “Genius Loci: alla scoperta di Santa Croce” si chiuderà come da tradizione con un concerto all’alba. Quest’anno a far calare il sipario e alzare il sole sulla manifestazione – alle 6 del mattino di sabato 30 settembre nel Secondo Chiostro – sarà proprio Zola Jesus, con la prima presentazione italiana dell’ultimo disco Arkhon. “Nei miei boschi ho trovato un luogo dove rinunciare a tutto quel che ho”, recita il testo del primo singolo estratto. Sono parole che dicono molto di ciò che l’artista 33enne sembra voler esprimere in questo suo sesto lavoro: il bisogno di un rifugio dove prendersi cura di sé e sfuggire alle brutture del mondo.


Ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria su www.santacroceopera.it

Prenotazioni aperte:
da venerdì 22 settembre alle 15:00 per la serata del 28/09
da lunedì 25 settembre alle 15:00 per la serata del 29/09
da martedì 26 settembre alle 15:00 per il concerto all’alba del 30/09

Info www.controradio.it
FB e IG @geniuslocisantacroce

Ufficio stampa Genius Loci
Chiarello Puliti & Partners
Sara Chiarello, Francesca Puliti e Francesca Corpaci
press@chiarellopulitipartners.com 

Ufficio Stampa Opera di Santa Croce
Caterina Fanfani – Consorzio Toscana Link
fanfanicaterina@gmail.com