Sam Mendes

drammatico

Sam Mendes REVOLUTIONARY ROAD


2008 » RECENSIONE | drammatico
Con Leonardo DiCaprio, Kate Winslet, Kathy Bates, Kathryn Hahn, Michael Shannon, Zoe Kazan, Ryan Simpkins

di Claudio Mariani
Inevitabile parlare del “ricongiungimento” dopo 10 anni della coppia che ha fatto sognare orde di adolescenti con “Titanic”? Effettivamente inevitabile, ma la cosa importante è che questa volta l’accento va posto sulla bravura incontestabile dei due, e su cosa abbiano fatto in questo decennio. E di lavoro ne hanno fatto molto, in termini soprattutto qualitativi dalla parte del predestinato Di Caprio, che è riuscito a trasformare la sua innata capacità recitativa in una sorta di duttilità interpretativa che gli ha giovato, soprattutto grazie al trittico con Scorsese; dall’altra parte la Winslet, che è riuscita a diventare più brava che bella, lavorando molto più di Leonardo, saltando da piccole produzioni a ruoli più visibili, senza mai fossilizzarsi. Ecco, ciò per dire che quando hai una coppia di tale calibro e gli dai una sceneggiatura con basi solidissime –anche se di matrice spudoratamente teatrale- allora il risultato non può che essere buono. Attorno a loro dei comprimari degni di loro, come Kathy Bates e l’incredibile Michael Shannon, che è una delle cose migliori del film. E ancora di maggiore importanza sono gli attori, visto che di azione nel film ce n’è meno di zero, colpi di scena pochi: è il classico film dei dialoghi, dove la tensione è incredibilmente resa attraverso le parole, gli sguardi e non le azioni. Nei pochi attimi in cui i protagonisti “si lasciano andare” la tensione accumulata non trova sfogo nello spettatore, insomma, sei lì che speri che non succeda nulla, è qualcosa difficile da spiegare. Questa sensazione resa da un film sostanzialmente statico è straordinaria. Bravo dunque il regista già premio oscar con l’epocale “America Beauty”, film d’esordio, e che pareva relegato da opere oneste e magari belle ma che non sono “rimaste” molto, come “Era mio padre” e “Jarhead”. Sam Mendes è riuscito nell’impresa di riunire sua moglie (la Winslet) con Di Caprio, ma il pregio è proprio quello di aver scelto la storia giusta, in un’altra, più contemporanea come ambientazione, avrebbero reso di meno. Insomma, il fattore sorpresa ha giocato un ottimo ruolo sullo spettatore. Nonostante il film sia sostanzialmente un’analisi dei rapporti matrimoniali della middle class del dopoguerra, è perfettamente trasportabile ai giorni nostri, rendendo moderna la storia, per dimostrare che le dinamiche e le tensioni tra marito e moglie non hanno tempo. La storia, a cui è giusto accennare, è quella di Frank e April Wheeler che negli anni ’50 portano avanti il loro matrimonio nella periferia di New York, tra litigate, riavvicinamenti, tradimenti, e sogni che forse non si concretizzeranno mai. Ma il punto focale è un altro: riusciranno a fermare lo scontro che si sviluppa all’interno di ognuno di loro e di conseguenza, tra l’uno e l’altra? Il conflitto di cui parliamo è la necessità di conformarsi alla vita, alla società perbenista dell’epoca, e la voglia, quasi adolescenziale, di fuggire, di cambiare, di immaginare ancora un futuro ed un presente migliori (nella fattispecie Parigi è lo scopo-pretesto). Un film da vedere e, una volta tanto, contravveniamo alle regole e facciamo cenno al finale della pellicola: senza rovinare proprio tutto diciamo che la scena finale, gli ultimi secondi, sono una delle migliori conclusioni della storia recente del cinema, dove con un semplice gesto tanto si dice sui rapporti umani, facendoci pensare molto e anche sorridere.

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