Sam Mendes

Guerra

Sam Mendes 1917


2019 » RECENSIONE | Guerra | Azione
Con George MacKay, Dean-Charles Chapman



03/02/2020 di Claudio Mariani
E’ innegabile, piaccia o non piaccia, il cinema bellico, come qualità, è forse il genere più fecondo della storia della Settima Arte. Grandi capolavori, soprattutto partoriti da produzioni anglo-americane, che coprono quasi 100 anni. Ed è, in effetti, anche un genere con molte sfaccettature: dal war movie classico, battaglie, drammi, ma anche storie di strategia, di denuncia sociale, storie di reduci oppure film semplicemente d’azione, etc… Il tutto incrociato e applicato alle principali guerre del secolo scorso (Prima e Seconda Mondiale, Vietnam), ma anche più recenti (Golfo, Afghanistan).

Per cui, ci sorprende enormemente trovare un film così diverso dagli altri, così innovativo, e… insolito, per diversi aspetti: il primo è quello di raccontare oggi una guerra di più di 100 anni fa, in genere vista pochissimo sugli schermi negli ultimi decenni; poi è un film difficilmente catalogabile, anche se si svolge spesso in trincea, non è un film di trincea, pochi combattimenti, dopotutto, diciamo che è più un racconto di una missione, e basta. Il terzo aspetto è l’anima stessa della pellicola: la tecnica! Mendes “inventa” un racconto fatto da una sorta di unico piano sequenza che segue/affianca/anticipa il protagonista, dall’inizio alla fine, in un’incredibile scelta di tempo-film che segue il tempo-reale: con un solo piccolo stratagemma (il protagonista che sviene), noi viviamo esattamente le due ore di azione della missione. L’effetto cercato e trovato dal regista, è quello di calare totalmente lo spettatore nella storia.

Storia tutto sommato semplice: due soldati vengono incaricati di recapitare un messaggio per evitare una strage di commilitoni. Visto il percorso che devono affrontare, tra linee nemiche e l’avversario tedesco in -probabile- ritirata, la missione sembra disperata, e su cui aleggia un’aria di morte sempre presente, resa in maniera particolarmente efficace da una musica quanto mai azzeccata. Sempre presente, in ogni inquadratura, un George MacMckay che sembra uscito direttamente dal 1919 e da quei luoghi. Molto bravo.

Alcuni hanno accusato il film di essere una sorta di videogioco, secondo altri -e ci mettiamo dentro anche noi- un gran film che potrebbe diventare un capolavoro (solo il tempo può decretarlo). Sicuro, e nessuno può negarlo, un’esperienza totalizzante, certo non per stomaci deboli, che ti tiene in tensione per tutta la sua durata, e che lascia basiti per ricostruzione e dovizia di particolari. Quasi un gioco di azione estrema, a volte esagerata, ma tuttavia plausibile.

Dopo il recente Dunkirk, un altro film che si posiziona con merito nel Pantheon fatto da pellicole quali Apocalypse now, Platoon, Orizzonti di Gloria, La grande illusione, La sottile linea rossa, Il cacciatore, Full metal Jacket, La grande guerra, e ne stiamo tralasciando molti! Tutti grandi film, come questo già premiato ai Golden Globes e ai Bafta e ottimo candidato per i due Oscar più importanti (film e regia) che sarebbero, se ottenuti, sicuramente meritati.


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