Quentin Tarantino

Quentin Tarantino KILL BILL: VOLUME 1


2003 » RECENSIONE |
Con Uma Thurman, Lucy Liu, Vivica A. Fox

di Claudio Mariani
Che strana la carriera di Mr. Tarantino: film con il contagocce, sceneggiature sempre più diradate nel tempo, apparizioni in qualità di attore alquanto discutibili e, soprattutto, attese spasmodiche. Come potrebbe d’altronde essere diversamente? Stiamo parlando di uno dei pochi autori contemporanei, sicuramente l’unico sulla quarantina, che è divenuto un aggettivo applicato alle opere cinematografiche, sicché alcuni film vengono etichettati tarantiniani o no. Tutto ciò, ed è questo da rimarcare, con tre film soltanto: il perfetto gangster-movie Le Iene, il giocattolone Pulp Fiction e il quasi-psicologico Jackie Brow, film a scoppio ritardato.
Dimenticando il triste episodio di Four Rooms (ma, effettivamente, chi se lo ricorda?) e le apparizioni da attore (una su tutte Dal tramonto all’alba), si giunge all’attesissimo quarto atto della carriera di Quentin, il quale riesce ancora a stupirci. Se nell’ultima sua opera, risalente oramai a sei anni fa, gli effetti splatter e citazionisti erano stati mitigati quasi del tutto, in quest’opera si percepisce subito l’intento del regista americano: rendere omaggio a tutta quella cinematografia che lui apprezza, e cioè gli spaghetti western, i polizieschi anni settanta e le molte sfaccettatura del film orientale, soprattutto delle pellicole sulle arti marziali, dei cartoon giapponesi, fino ad arrivare allo splatter vero e proprio. Ne esce un mix che a volte può spiazzare o dare fastidio (soprattutto agli stomaci delicati e ai palati fini), ma che, e qui nessuno lo può negare, risulta amalgamato nel miglior modo possibile. Questa miscela quasi perfetta deriva da due fattori: la sceneggiatura, sempre curatissima, dello stesso autore e la sua grande, sempre ispiratissima ed innovatrice, tecnica registica. Dal primo punto di vista, a fronte di una trama la più semplice di tutte (la vendetta! punto e basta), la costruzione della stessa, partendo da metà, passando avanti, tornando all’inizio, ecc… è la solita geniale di Tarantino, del secondo aspetto si rimane di fronte a una tecnica degna della mente e delle mani di un vero virtuoso, anche grazie ad una caratteristica sempre presente nei suoi film, una colonna sonora che è parte integrante dell’opera, indispensabile.

Che dire, tantissimi morti, molte battaglie, altrettanti spunti interessanti, scene che rischiano di restare nella storia del genere, almeno quelle del primo scontro e dell’ultimo, in mezzo alla neve, alternate da altre più leggere, quasi dimenticabili. Quello che risulta chiaro è che Quentin si è divertito e vuole farci divertire, e a fare questo ci è riuscito perfettamente. Egli si rimette in gioco di volta in volta e a noi piace. Da rimarcare anche la scelta come sempre perfetta degli attori e della Sposa (nel film) Uma Thurman, ancora una volta bellissima e ancora una volta perfetta nella parte, anche se non poteva essere altrimenti, visto che il soggetto del film è in parte suo, concepito inizialmente insieme al regista negli ormai lontani tempi di Pulp Fiction.

Non è il capolavoro come i primi due film, ma non per questo deve essere considerato un film minore, aspettiamo ansiosamente la seconda parte, Uma ci attende con la sua tutina gialla di Bruce Lee, anche se, in verità, dopo quasi due ore di combattimenti, è abbondantemente impregnata di uno strano color rosso scuro, mooolto appiccicoso…

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