Pineda<small></small>
Italiana • Alternative • Progressive, Experimental, Instrumental

Pineda Pineda

2011 - DeAmbula Records

08/08/2011 di Gianmario Ferrario

#Pineda#Italiana#Alternative #Progressive #Experimental #Instrumental

Si dice che il progetto Moltheni sia chiuso definitivamente. Si dice che per Umberto, Marco e Floriano la voglia di ritornare a (s)comporre la musica strumentale era forte da diverso tempo. Si dice che il nuovo progetto Pineda sia soltanto una parentesi come invece potrà durare diverso tempo, chissà. Sta di fatto che l’idea di ripartire da qui è più che apprezzabile, in fatto di forma e, soprattutto, di contenuti.

C’è una Milano strumentale-underground da diversi anni, anzi, c’è sempre stata. Qui soprattutto, provincia compresa, ci sono talenti invisibili che raccontano il proprio viaggio liberamente, senza la necessità prima di servire sempre strofa-ritornello-strofa-ritornello-variazione-ritornello. C’è una cultura che si ricongiunge col credo primo della composizione che è l’espressione priva di schemi, priva di pesanti contratti discografici e non fondata prettamente sul guadagno monetario. Nel nome dell’Arte: dalla rivisitazione della colonna sonora al metal più tecnico, Milano non sbaglia un colpo in fatto di bravi musicisti. Qualche nome conosciuto a rischiare la proposta, si spera che il pubblico lo assorba e lo capisca e per una buona fetta sarà così, ben vengano i più giovani: lo trasformeranno in qualcosa di cui vantarsi, torneranno a comprare il vinile e, certamente, non mancheranno dall’esser pronti per il progetto Pineda.

Un viaggio morbido, fluido, acquoso. Un’esperienza riflessiva dai toni bianchi e grigi, cielo coperto da nuvole. Il soffio del vento. Il movimento delle cose. Non c’era copertina più azzeccata per questo concept-album. E nessuno meglio di Cupertino a registrarlo.

Forte è in loro l’influenza Tortoise come è altrettanto vera l’ispirazione Pink Foyd periodo Dark Side of the Moon, specie sullo studio fatto nei passaggi armonici. Anche se i rifacimenti agli anni novanta sono notevoli, la prospettiva sonora è più diretta ai giorni nostri. Il suono rimane molto spesso delicato, mai pesante e decisamente più moderno e personale rispetto a tanti altri rifacimenti di prog-psichedelico. Sul gain della sei corde prevale la voce introspettiva del Rodhes e, scelto il tema portante da eseguire, gli arrangiamenti scritti rimangono sempre semplici. Lo spirito dell’opera si avvicina alla jam session.

Un disco puramente terapeutico? Una sfida lanciata a questo Paese impreparato a certi ascolti? Così come nei paesi del nord la scena sta tornando alla grande; speriamo che Pineda sia per l’Italia un altro tassello capace di motivare l’ascoltatore medio, seguiremo da vicino ulteriori sviluppi di questa bella avventura.







Track List

  • Give Me a Dress
  • Domino
  • Human Behavour
  • Touch Me
  • If God Exist, He’s in the Deep
  • Lost in Your Arms while Outside in All the World, It’s Raining
  • Twelve Universe