Exit/Enfer<small></small>
Italiana • Alternative

Massimiliano Larocca Exit/Enfer

2019 - Santeria/Audioglobe

17/11/2019 di Laura Bianchi

#Massimiliano Larocca#Italiana#Alternative

Rinnovarsi o chiudersi? Procedere o fermarsi? Restare bloccati nelle certezze, o sperimentare? Nella vita, come nell'arte o nel lavoro, non esiste una scelta migliore dell'altra; l'importante è che siamo sinceri, e che, nella decisione, seguiamo il sentimento, il desiderio di comunicare e di essere in pace con noi stessi.

Massimiliano Larocca, musicista e didatta fiorentino, nei suoi oltre vent'anni nel mondo dell'arte e della comunicazione, non si è mai fermato, si è sempre rinnovato e ha cercato di sperimentare ad ampio raggio, incrociando, nel suo percorso, anime simili, fraterne, che hanno cospirato a farlo diventare l'artista che è ora: un uomo irrequieto, profondo, ironico e instancabile, convinto che la musica sia una faccenda terribilmente seria, che ha a che fare con la coerenza e la sincerità, e per questo sicuro di non cedere, mai, ad alcun compromesso.

Nasce così Exit | Enfer, il nuovo passo nel percorso di Larocca, diverso da quello che lo aveva preceduto, tutto letterario, italiano, acustico, segnato dallo sguardo di Dino Campana, e interpretato dai suoni di Riccardo Tesi e dalla visionarietà di Nada Malanima. Ma già allora c'era chi avrebbe potuto intuire che Larocca non si sarebbe bloccato sulle sicurezze di un disco, e di suoni, pur eccellenti. Che avrebbe continuato la ricerca, e composto brani autografi, in italiano, uno in inglese, colorandoli di sonorità ambient, elettroniche, blues, con la guida dell'ex Bad Seed Hugo Race, e la collaborazione di artisti di punta della scena musicale di ricerca italiana, suoi amici da tempi non sospetti.

Per il disco, Larocca ha voluto infatti il chitarrista Antonio Gramentieri (mago della ritmica nell'ipnotico blues Il regno), il bassista Francesco Giampaoli e il percussionista Diego Sapignoli, a cui si aggiungono Lorenzo Corti alla chitarra (coinvolgente in Si chiamava Lulù) e la violoncellista Alice Chiari, alla voce Giulia Millanta, da tempo trapiantata in Texas, ma anche Howe Gelb, il  leader dei Giant Sand, al piano (con un cameo vocale in Fin Du Monde, affascinante brano dalle atmosfere alla Cave), ed Enrico Gabrielli (suoi sono i fiati nell'onirica Il Giardino Dei Salici).

Non solo di suoni, però, è composta l'alchimia delle undici tracce; in esse sembra che Larocca, dopo tanto sperimentare, abbia finalmente trovato la propria cifra espressiva vocale: sul solco di Leonard Cohen, fra cantato e parlato (ascoltare la prima traccia, Black Love, per credere), il Larocca interprete impreziosisce i testi poetici ed efficaci, composti dal Larocca autore, con sfumature, pause, sussurri, molto lontani da quelli di un rocker, più vicini a un amico che confessa i propri sogni,  le paure, le speranze, spesso forzando la metrica, per rendere più immediato quanto sente.

Un lavoro che parte dal cuore di un artista sensibile, e percorre strade inaspettate, per arrivare all'uscita dai nostri inferni quotidiani, e per fare vibrare Il cuore degli sconosciuti, ultima traccia, ma primo obiettivo, dichiarato e centrato, di un disco che auspica un rinnovamento, suo e nostro.

Track List

  • Black Love
  • Cose che non cambiano
  • (Eravamo) Orfani
  • Il giardino dei salici
  • Guerra fredda
  • Perdiamoci
  • Il regno
  • La stanza
  • Si chiamava Lulù
  • Fin Du Monde
  • Il cuore degli sconosciuti

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