No Better Than This<small></small>
Americana

John Mellencamp No Better Than This

2010 - Rounder

06/10/2010 di Vittorio Formenti

#John Mellencamp#Americana

Volendo andare direttamente al nocciolo della questione possiamo premettere i seguenti dati; etichetta Rounder, produzione T-Bone Burnett, incisione mono, musica acustica, cornice logistica dei Sun Studios a Memphis e l’hotel di San Antonio dove registrò Robert Johnson. È evidente che non ci troviamo davanti a ´Uh-Huh´, ´Scarecrow´ o ´The Lonesome Jubilee´, trilogia storica del blue collar rock. Questo disco sta a John come ´Nebraska´ o ´Devil & Dust´ stanno al Boss, con però un valore aggiunto in termini di vissuto ed un’attenzione filologica. T-Bone conferma la sua capacità artistica nel tradurre il senso del patrimonio musicale americano in arte moderna, suonando innovativo proprio per il recupero della tradizione; l’etichetta è poi quanto di meglio per questo progetto grazie alla sua indipendenza ed alla sua coscienza del passato. John ha 59 anni e ne ha passate di tutte; è tempo di bilanci e questo va fatto lontano dai riflettori, con il minimo dei decibel. I temi predominanti sono la mortalità e la necessità di capire cosa tenere come valori (Save some time to dream), la solitudine (No one cares about me) o la violenza (Easter Eve, che richiama il Dylan dei ´The Times They Are a’Changin´); la musica è essenziale, senza bridges e slanci solistici, ritornelli e riff , arpeggi e divagazioni varie. Diremmo che si tratta di vero e proprio ´desert rock´ portato ai minimi termini per la scheletricità degli schemi e la polverosità delle sensazioni. ´The west end´, se suonata con verve più psichedelica ed elettrica, starebbe bene in mano ai Dream Syndacate di ´Medicine Show´ ma qui non c’è spazio per le digressioni elettriche. ´Right behind me´ inizia con un violino che sembra silenziarsi da solo in un miagolio reverenziale verso la voce. ´A graceful fall´ pare iniziare alla country e portare qualcosa di più allegro ma dopo le prime due battute prevale una malinconia più honky tonk che da Nashville. Anche ´Don’t forget about me´ esordisce come una canzone rilassata ma poi si sviluppa con una timbrica da congedo come evocato anche dal titolo; qui si ascolta uno dei pochi bridges strumentali del disco, talmente sommesso che quasi non ce ne accorgiamo. Un grande disco di un grande artista, pieno di senso della vita e di riflessioni sulla stessa convocando attorno a sé i fantasmi di una storia che vale per tutti; un lavoro che ciascuno dovrebbe ascoltare e capire ma temiamo che pochi vorranno accettare lo sforzo. Speriamo di sbagliarci, per contro noi lo inseriamo direttamente nella play list dell’anno.

Track List

  • Save some time to dream
  • The west end
  • Right behind me
  • A graceful fall
  • No better than this
  • Thinking about you
  • Coming down the road
  • No one cares about me
  • Love at first sight
  • Don’t forget about me
  • Each day of sorrow
  • Easter eve
  • Clumsy ol’ world

Articoli Collegati

John Mellencamp

Strictly a One-Eyed Jack

Recensione di Gianni Zuretti

John Mellencamp

Plain Spoken From The Chicago Theatre (CD+DVD)

Recensione di Marcello Matranga

John Mellencamp

Sad Clowns & Hillbillies

Recensione di Maurizio Galli

John Mellencamp

Plain Spoken

Recensione di Fausto Gori

John Mellencamp

The lonesome jubilee

Recensione di Christian Verzeletti

John Mellencamp

Freedom’s road

Recensione di Maurizio Pratelli

John Mellencamp

Word & music

Recensione di Maurizio Pratelli

John Mellencamp

Trouble no more

Recensione di Christian Verzeletti

John Mellencamp

Cuttin´ heads

Recensione di Christian Verzeletti