
Immaterial Possession Mercy of the Crane Folk
2023 - Fire Records
Il gruppo ha realizzato un disco molto piacevole all'ascolto, composto da un caleidoscopio di riferimenti e influenze che lo rendono difficilmente classificabile in senso tradizionale e per questo motivo interessante.
La prima cosa che emerge è la voce di Madeline Polites, fondatrice del gruppo assieme a Cooper Holmes: una voce femminile che richiama da una parte il rock psichedelico americano degli anni '60 e dall'altra si aggancia a melodie che si spostano sul dream pop, ad esempio in To the Fete, creando atmosfere surreali, accentuate dagli arrangiamenti di Kiran Fernandes (nipote di John Fernandes del collettivo Elephant 6) e la batteria di John Spiegel.
L'ascoltatore si trova quindi di fronte a una piacevole serie di canzoni, ma anche a un costante gioco a indovinare i molteplici riferimenti musicali traccia dopo traccia: immediati i richiami a certe chitarre morriconiane, ma anche a Dick Dale e al surf, come in Siren's Tunnel. Gli Immaterial Possession in certi momenti riescono anche ad evocare i Cramps e, se da una parte questa varietà impressionante diverte, dall'altra emerge una mancanza di identità concreta e di urgenza necessaria, che farebbero emergere la band come potenziale fenomeno.
Ci si muove quindi su una sottile linea tra eccentricità e anonimato. L'atemporalità dei pezzi è senza dubbio indicabile come pregio, ma resta intrappolata, a tratti, da una produzione piatta e orientata più ad una dimensione radiofonica che a mostrare un reale mordente e a fare la differenza, tra migliaia di proposte tutte molto simili. La poca dinamica nelle variazioni ostacola le intuizioni melodiche ed armoniche, che, in altre circostanze, sarebbero efficaci.