Graham Nash Now
2023 - BMG
L’ultimo lavoro, uscito a sette anni di distanza da “This Path Tonight” e preceduto lo scorso anno, proprio di questi tempi, dalla pubblicazione del live, contenente la doppia riproduzione degli storici “Songs for Beginners” e “Wild Tales”, è un atto di fede verso la filosofia di vita che ha accompagnato l’ex Hollies e CS&N sin dalle sue prime uscite.
I suoni pulitissimi fanno scorrere i pezzi lungo la corrente di melodie consacrate, con la chitarra di Shane Fontayne a cullarti, mentre la voce, incredibilmente limpida e inattaccabile dallo scorrere del tempo (qualità che ha condiviso fino alla fine col sodale Crosby, che ci ha da poco lasciati), ti racconta di come possa esserci sempre una Chicago nella quale chiedere giustizia (“Stand Up”) o una Our House (“It feels like home”) nella quale la presenza di Joni Mitchell allora sullo sfondo lascia il posto ad un’impalpabile figura femminile che accompagna le giornate felici.
In mezzo a una distesa di viole, violini e violoncelli, che amplificano il tappeto musicale (con “Theme from pastoral” infilata nel cuore dell’album, a dargli ancor più spessore: cinquanta secondi strumentali di respiro profondo), spuntano chicche intimiste, come la “Love of mine” che richiama le “Sleep Song” degli anni ’70 e una “In a dream” che porta immediatamente alla mente la “Myself at last” dell’album precedente. L’attivismo politico che non l’ha mai abbandonato torna prepotente in “Golden Idols”, dove sferza i trumpiani che hanno assaltato Capitol Hill, scambiando bugie per verità. E prosegue, agganciandosi senza soluzione di continuità alla successiva “Stars and Stripes”, in cui la speranza lascia spazio alla disillusione di un mondo che non è riuscito a cambiare come avrebbe voluto.
No, non ha tradito le attese. Dalla “upstairs room in Blackpool” ad oggi, Nash ha sempre tenuto ferma la barra dell’idealismo e non l’ha mollata neppure oggi, che di anni ne ha messi in fila 81. Ha aggiunto arrangiamenti solo leggermente più sofisticati alle sue canzoni, mantenendone intatta la sostanza: che sta nelle parole, nel provare a spiegare come vede il mondo questo vecchio saggio, passato attraverso quasi sei decenni di musica, dal sogno di imitare Buddy Hollie al mondo fatato di Laurel Canyon, da Woodstock al No Nukes, con le sue camicie a fiori e i piedi scalzi a fotografare (anche letteralmente, vista la passione per questa arte) il mondo attorno a sé. Senza perdere mai quella perfezione, linguistica e di pronuncia, che rende immediatamente comprensibili i testi, come a un reading in lingua madre. Inglese, non americana.