Francesco Del Prete Rohesia Violinorchestra
2023 - Controvento - Dodicilune
Esperimento molto interessante ed originale questo lavoro di Francesco Del Prete, violinista salentino forte di studi classici ed aperto a contatti con musiche “altre”, tra etniche / folk / pop e soprattutto jazz.
A questa interdisciplinarietà va aggiunto anche un interesse alla sperimentazione sonica; il suo strumento è utilizzato in tutte le risorse melodiche, armoniche e ritmiche fuse ad un ricorso dell’elettronica. Questo porta Francesco a realizzare progetti che sublimano il classico ruolo solista del violino in risultati quasi orchestrali.
Oltre a questo non trascurabile aspetto Rohesia Violinorchestra propone anche un suggestivo effetto sinestetico vistone la matrice ispirativa; il lavoro intende infatti celebrare in musica l’arte della cantina vinicola Centele, accostata dall’artista a seguito della degustazione di alcuni dei vini migliori facenti arte della produzione dell’azienda.
Nessuna malizia commerciale in tutto questo, solo un’empatia tra due dimensioni che anche storicamente hanno manifestato incontri importanti; basti pensare agli antichi fasti egizi, alle tradizioni dionisiache dei greci e dei romani per arrivare a recenti indagini relative all’effetto che l’esperienza musicale può avere sul gusto percepito.
Senza voler approfondire l’aspetto psicologico della faccenda non possiamo tuttavia sottacere il fascino dell’idea, tradotta in cinque brani (i primi della scaletta) dedicati a marchi specifici poi replicati in altre cinque versioni (gli ultimi della lista) riarrangiati in modo più “asciutto” e per certi versi più efficace.
Supportato nell’esperimento da Arale (Lara Ingrosso, voce), Marco Schiavone (violoncelli), Anna Carla Del Prete (violoncelli), Angela Cosi (arpa), Emanuele Coluccia (pianoforte) e Roberto “Bob” Mangialardo (chitarre) l’artista realizza un fatto espressivo di rara efficacia per l’insieme di colori e sfumature, evidentemente frutto di un’autentica esperienza vissuta oltre che a una chiara sapienza compositiva.
Gli ingredienti a cui Francesco ricorre nel realizzare questo lavoro sono molteplici e tutti funzionali al risultato. Pronunce sui bassi del violino spesso pizzicato, dialogo intensi ed organici con i violoncelli, ritmica da danze popolari, influssi chiaramente latini, sincopi alternate a legati, sinergie con strumenti quale l’arpa a favore di effetti epici (quasi mitologici), dialettica continua tra tensioni ed armonie.
Se ne consiglia l’ascolto utilizzando la sequenza 1° - 6° brano, 2° - 7° e così via, in modo da apprezzare con paragone immediato le diverse versioni che Del Prete ha inteso proporre per una stessa idea base.
Ad esemplificare questo elemento citiamo due esempi.
Teresa Manara Chardonnay, con il suo incipit da tango disteso seguito da uno strappo del violoncello lanciato in modo irruento a narrare una personalità che del suo essere donna fece un riferimento, sottolineando in modo esemplare i richiami ai contrasti che deve aver vissuto, tra lotte e dolcezze famigliari. Nella versione alternativa Teresa Manara – Tango per lei il flicorno conferisce un’aura spirituale più distesa giocata sulla poliritmia con gli archi, le cadenze e le riprese in sintonia. Affascinante.
L’altro episodio è Amativo, col suo incipit solenne da processione religiosa in tempi pasquali, quasi da controra mediterranea; la ripresa in Amativo – Sussurri è dettata dal pianoforte che, con l’uso dosato del pedale e il canto, corregge in chiave di espressività il senso epico della versione base.
Un lavoro non propriamente jazz in senso stretto, più rubricabile all’interno di una certa world mediterranea, ma decisamente attraente.
A questa interdisciplinarietà va aggiunto anche un interesse alla sperimentazione sonica; il suo strumento è utilizzato in tutte le risorse melodiche, armoniche e ritmiche fuse ad un ricorso dell’elettronica. Questo porta Francesco a realizzare progetti che sublimano il classico ruolo solista del violino in risultati quasi orchestrali.
Oltre a questo non trascurabile aspetto Rohesia Violinorchestra propone anche un suggestivo effetto sinestetico vistone la matrice ispirativa; il lavoro intende infatti celebrare in musica l’arte della cantina vinicola Centele, accostata dall’artista a seguito della degustazione di alcuni dei vini migliori facenti arte della produzione dell’azienda.
Nessuna malizia commerciale in tutto questo, solo un’empatia tra due dimensioni che anche storicamente hanno manifestato incontri importanti; basti pensare agli antichi fasti egizi, alle tradizioni dionisiache dei greci e dei romani per arrivare a recenti indagini relative all’effetto che l’esperienza musicale può avere sul gusto percepito.
Senza voler approfondire l’aspetto psicologico della faccenda non possiamo tuttavia sottacere il fascino dell’idea, tradotta in cinque brani (i primi della scaletta) dedicati a marchi specifici poi replicati in altre cinque versioni (gli ultimi della lista) riarrangiati in modo più “asciutto” e per certi versi più efficace.
Supportato nell’esperimento da Arale (Lara Ingrosso, voce), Marco Schiavone (violoncelli), Anna Carla Del Prete (violoncelli), Angela Cosi (arpa), Emanuele Coluccia (pianoforte) e Roberto “Bob” Mangialardo (chitarre) l’artista realizza un fatto espressivo di rara efficacia per l’insieme di colori e sfumature, evidentemente frutto di un’autentica esperienza vissuta oltre che a una chiara sapienza compositiva.
Gli ingredienti a cui Francesco ricorre nel realizzare questo lavoro sono molteplici e tutti funzionali al risultato. Pronunce sui bassi del violino spesso pizzicato, dialogo intensi ed organici con i violoncelli, ritmica da danze popolari, influssi chiaramente latini, sincopi alternate a legati, sinergie con strumenti quale l’arpa a favore di effetti epici (quasi mitologici), dialettica continua tra tensioni ed armonie.
Se ne consiglia l’ascolto utilizzando la sequenza 1° - 6° brano, 2° - 7° e così via, in modo da apprezzare con paragone immediato le diverse versioni che Del Prete ha inteso proporre per una stessa idea base.
Ad esemplificare questo elemento citiamo due esempi.
Teresa Manara Chardonnay, con il suo incipit da tango disteso seguito da uno strappo del violoncello lanciato in modo irruento a narrare una personalità che del suo essere donna fece un riferimento, sottolineando in modo esemplare i richiami ai contrasti che deve aver vissuto, tra lotte e dolcezze famigliari. Nella versione alternativa Teresa Manara – Tango per lei il flicorno conferisce un’aura spirituale più distesa giocata sulla poliritmia con gli archi, le cadenze e le riprese in sintonia. Affascinante.
L’altro episodio è Amativo, col suo incipit solenne da processione religiosa in tempi pasquali, quasi da controra mediterranea; la ripresa in Amativo – Sussurri è dettata dal pianoforte che, con l’uso dosato del pedale e il canto, corregge in chiave di espressività il senso epico della versione base.
Un lavoro non propriamente jazz in senso stretto, più rubricabile all’interno di una certa world mediterranea, ma decisamente attraente.
