Dario Savino Doronzo - Pietro Gallo Reimagining Aria
2023 - Digressione Music
Già nel 2020 avevamo avuto il piacere di parlare del loro Reimagining Opera, nel quale il duo rileggeva momenti di musica rinascimentale / classica / operistica con una proposta decisamente stimolante per via dell’impianto complessivamente attuale che emergeva dal lavoro. In questo Reimagining Aria vengono bissati sia la logica che l’esito del suddetto esordio.
Di turno questa volta è la musica barocca alla quale i due musicisti attingono ricorrendo all’eredità di compositori come Benedetto Marcello, Alessandro Scarlatti, Francesco Cavalli ed altri, dei quali vengono riprese alcune arie per essere trasfigurate (il verbo è voluto) secondo canoni attuali.
Da sempre la musica barocca costituisce uno stimolo per gli artisti jazz. I motivi sono molteplici e fisiologici; tendenza all’improvvisazione, importanza del contrappunto, virtuosismo strumentale, ruolo dell’ostinato (riff in linguaggio più recente) e incisività dell’azione ritmica sono ingredienti che favoriscono compatibilità ed empatia tra i due mondi, pur temporalmente distanti.
La barriera cronologica è superata grazie a un attento ed intelligente lavoro di scomposizione dei brani originali per una successiva restituzione con elementi tipici dell’arte contemporanea, attinti anche da un certo patrimonio popolare con echi etnici che arrivano fino al medio oriente.
L’impianto tradizionale di piano / canto viene sostituito da un’organizzazione paritaria tra i due strumenti in questione, a beneficio di una fresca vitalità dell’espressione che attira l’ascoltatore. Le linee orizzontali della melodia sono arricchite e il ritmo è decisamente marcato con cadenze, staccati e schemi jazz che conferiscono energia, ovviamente sapientemente dosata, alle esecuzioni. La staffetta solistica tra i due strumentisti dà un colore intenso alle partiture e non rari sono momenti di un certo umorismo ed allegria, a favore di una slancio magnetico e non certo scadendo in banalità goliardiche.
Con riferimento a quest’ultima precisazione si sottolinea, al contrario, l’evidente contenuto culturale dell’operazione. Nel libretto di presentazione del disco Dario parla di “metafore” e di “parafrasi”, a sottolineare l’intervento di rielaborazione offerto. A nostro modesto parere intensificheremmo queste indicazioni con il termine di “creazione” vera e propria. Infatti non si tratta solo di similitudini / allusioni / commenti / esposizioni; il risultato è una vera e propria opera nuova che in certi momenti nemmeno rende immediato il riferimento alle partiture originali.
A giustificare questa nostra conclusione suggeriamo, come al solito in questi casi, l’ascolto comparato con le versioni originali. La logica non è certamente quella di derivare una classifica gerarchica delle esecuzioni bensì quella di apprezzare differenze e valori aggiunti che, in questo caso, sono davvero numerosi.
Ad esemplificazione del tutto citiamo Sebben, crudele di Antonio Caldara, denso di riferimenti jazz e impreziosito da uno splendido intervento del sempre insuperabile Gabriele Mirabassi al clarinetto. Un pezzo che ben documenta quei segreti aspetti che uniscono passato, presente e verosimilmente futuro grazie a una capacità di unire le essenze delle cose.
Un bel viaggio tra simboli, epoche e linguaggi animato da un’energia interpretativa figlia certamente della convinzione del progetto.