
Dario Savino Doronzo - Pietro Gallo Reimagining Opera
2020 - Digressione Music
Il progetto Reimagining Opera, vincitore di numerosi riconoscimenti anche a livello internazionale, si basa sull’intento di rileggere alcune pagine di musica “colta” applicando sintassi e sensibilità tipiche del mondo jazz. L’approccio non è nuovo nell’ambito del genere anche se, soprattutto in tempi moderni, ha riguardato maggiormente sincretismi con l’accademia contemporanea ritenuta in qualche modo più adatta al rendez-vous sonoro.
In questo caso il repertorio scelto dai due artisti è di tipo decisamente classico, molto orientato ad arie dell’opera o di pagine rinascimentali e settecentesche, con un maggior rischio di incompatibilità per imitazioni pasticciate.
Invece no… fin dal primo ascolto colpisce la moderna sensibilità con cui queste partiture vengono rielaborate spingendo i colori fino a richiamare, sia armonicamente che ritmicamente, umori quasi blues; si ascoltino alcuni passaggi pianistici di Nessun dorma e si apprezzerà il virare dalla tragedia esposta al dramma vissuto più intimamente, scevro da ogni retorica magniloquente.
Decisamente interessante è la riproposizione del madrigale monteverdiano, capolavoro assoluto di quel “recitar cantando” che nasceva alla fine del ‘500 e che qui viene ritrascritto con un lirismo attuale, giocando su altezze diverse e su di un ritmo più indugiante e trasformando l’affanno originale in una meditazione (a tratti anche vivace) figlia del nostro tempo.
Il flicorno, strumento intrinsecamente ad alta inerzia, è utilizzato in modo molto sapiente sfruttandone tutte le sfumature di legato che riesce ad offrire. A questo Dario ricorre per tratteggiare affreschi (la parola è voluta) ad acquarello generando un effetto cameristico che recupera intimità e anche qualche scatto inatteso, chiaramente percepibili ad esempio nel brano di Mascagni in cui si alternano sussurro, potenza e recitazione.
Il drive jazz emerge in modo evidente nel passaggio su Paisiello che viene radicalmente, e assai piacevolmente, trasposto a mo’ di cammeo attuale.
In linea generale si apprezza lo spessore critico, e quindi culturale, con il quale il duo rilegge quanto selezionato mantenendone l’anima ma modificandone il linguaggio e sviluppando un discorso ad ampia accessibilità (altro pregio non da poco).
A sigla conclusiva della scaletta l’affascinante brano di Godard. Del tutto compatibile con la logica del progetto dimostra come certa musica sia effettivamente senza tempo, valida per chiunque, dovunque e comunque.
Pollice decisamente in alto.