Alessandro Sipolo Un altro equilibrio
2019 - Freecom
Colto e diretto, poetico e concreto, rispettoso della tradizione e aperto a influenze world, Sipolo guida l'ascoltatore all'interno di un viaggio alla scoperta di un altro equilibrio, appunto, come stare a testa in giù sul crinale di una montagna, capovolgendo i punti di vista di tutti, le nostre certezze, le opinioni prese in prestito spesso in modo acritico, e facendoci ascoltare la sua voce, pastosa e chiarissima, raccontare storie sempre diverse.
Sipolo ci conduce nel proprio mondo, composto di letture colte, mai banali, di viaggi reali e intensi, di esplorazioni sociali e umane, come quella fra i migranti della periferia bresciana, fra i quali ha scoperto, dopo averla visitata, una nuova Africa, molto presente anche nei suoni dell'album, grazie al contributo di musicisti, come Dudù Kouate o Habibou Camara, in bella evidenza in brani come Lo sciamano bianco o Tirailleurs, mentre la chitarra di Omar Pietro Ghazouli ricama con grande eleganza attorno alle melodie create da Sipolo, e la tromba di Paolo Malacarne incide un solco indimenticabile in più di un brano, in particolare dando un clima urbano contemporaneo e notturno ne Le ciità invisibili, ispirate all'omonimo romanzo di Calvino, ma, in realtà, emblema di quelle esistenze sommerse, che stanno ai margini del benessere delle nostre città, e che spesso fingiamo di non vedere.
Che Sipolo sia ancorato all'attualità, è ancora più evidente ne La deriva, dal sapore sudamericano, sottolineato dalla tromba di Malacarne e da versi amareggiati eppure energici (te l'ho detto sta baracca prima o poi schiantava...col Pierino coreano che gioca alla guerra, e il borghezio americano che governa in terra...e chiedi pure "come va?"), cantati con un'intonazione alla De André, che sottolinea ancor più quanto quella lezione sia ancora in grado di produrre frutti originali e incisivi.
Non mancano però riflessioni sui sentimenti intimi, in cui la voce di Sipolo si fa morbida e sensuale, come nel caso della piccola perla Mostar, dal testo poetico, di una modernità asciutta e visionaria insieme, sorretto dallo splendido violoncello della conterranea Daniela Savoldi, o in quello della conclusiva Sisifo, augurio e viatico per una vita sospinta avanti dal desiderio di amore, a cui rispondono la dolcissima fisarmonica di Fausto Beccalossi e la pedal steel di Enrico Mantovani, mentre il contrabbasso di Giulio Corini scandisce un ritmo soffuso.
Ah...si sta quasi bene, tra l'ansia di cedere e il gusto di precipitare insieme...sussurra Sipolo, quieto e determinato, e ci suggerisce di riempire una vita della lotta verso la cima. Un buon consiglio, di cui fare tesoro.