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Italiana • Folk

A.a.v.v. E` finito il sessantotto?

2018 - Ala Bianca

08/10/2018 di Mario Bonanno

#A.a.v.v.#Italiana#Folk

Quello che mi angoscia è il punto interrogativo. Mi angoscia per due motivi: 1) è pleonastico. Certo che il '68 è bello che finito; 2) sono passati cinquant’anni. Mezzo secolo, una vita. Più o meno. Secondo me il '68 è finito il 12 dicembre 1969, a Piazza Fontana. Con la bomba alla Banca dell'Agricoltura. Per me il Sessantotto italianoi è finito lì. Qualcuno dice che il Sessantotto invece è stato più lungo. Forse le sue istanze, anche anche se le P38 e le stragi di Stato a posteriori hanno tuonato più dei cortei. E più delle canzoni che tuonavano allora. Tra una Chimera di Gianni Morandi e una Preghiera di Massimo Ranieri. Tuonavano più o meno cose così:  “Compagni, dai campi e dalle officine/ prendete la falce, portate il martello/ scendete giù in piazza, picchiate con quello/ scendete giù in piazza, affossate il sistema/ Voi gente per bene che pace cercate/ la pace per far quello che voi volete/ ma se questo è il prezzo vogliamo la guerra/ vogliamo vedervi finir sotto terra/ ma se questo è il prezzo lo abbiamo pagato/ nessuno piu al mondo dev'essere sfruttato” (Contessa, Paolo Pietrangeli).

Oppure così: “Pula fascista, vienimi addosso”/ una rabbia ed una forza sconosciute/ Primo d'agosto, Mestre, sessantotto/ cinquemila di noi alla stazione/ trecento celerini lì davanti/ pronti come sempre a sparare/ per difendere il mio padrone” (Primo d’agosto, Mestre sessantotto (Gualtiero Bertelli). La verità di Bob Dylan soffiava nel vento e la canzone politica faceva la sua nelle strade, nelle piazze, nelle scuole occupate. Più che nei dischi correva di bocca in bocca. Correva live, come si direbbe oggi che il Sessantotto è finito senza nemmeno il conforto di una parvenza di ostalgia. A cinquant’anni tondi dalla sua nascita stradaiola, controtendente al trand della produzione furbesca, Ala Bianca ne riesuma la memoria, rispolverando un bel doppio cd di dieci anni fa.

Il "doppio" foggia una copertina di Vauro tendente all'agrodolce: eskimo chissà se pre o modaiolo totu court e must con sciarpa rossa a sormontare la scritta recante l'interrogativo incriminato: E’ finito il Sessantotto?. Non mi faccio illusioni e ripeto: il Sessantotto è finito – i più voilenterosi fra i contemporanei alla fine del mondo potrebbero semmai mandarlo a memoria –: questo cd ne rappresenta però la colonna sonora ideale. Qualcuna delle 30 canzoni in scaletta (più le inedite e disilluse bonus track di Giovanna Marini (Dal ’68 al Blog) e di Paolo Pietrangeli (Tornerà a soffiare il vento) ve la racconto parafrasando quanto scrive Stefano Arrighetti (con Ivan Della Mea firmatario del book let) perché non saprei scrivere di meglio.

Transitando in ordine sparso tra tracce e temi dei cd, ci sono, per esempio, date e luoghi delle prove tecniche di rivoluzione. Ci sono le hit dei cortei (Contessa, O cara moglie, La rossa provvidenza). Ci sono gli studenti che si (ri)prendono strade, piazze e sogni, con tutto lo slancio, il coraggio, la forza dei loro vent’anni rivendicativi (Valle Giulia, La caccia alle streghe, Vi parlo di Milano). Ci sono gli operai pre- autunno caldo che si esercitano sulla coscienza di classe (Uguaglianza, Ballata dell’emigrazione, Ballata della FIAT, I treni per Reggio Calabria). C’è il Vietnam e c’è Cuba, come dire resistenza e rivoluzione di fatto. Ci sono ancora (da qui in avanti l'intero copyright delle citazioni è tutto mio) sottofondi di chitarre nude e crude, suoni sporchini, voci oltretombali - la tecnologia era all'epoca quella che era ma chissenefrega, la canzone politica cantava col cuore -, i suoni della piazza che protesta, libere associazioni di bandiere rosse, studenti & operai, falci e martello, e chi c'era (e faceva) e chi non c'era (ma avrebbe voluto esserci) più ne metta. Rimane il fatto che così cantavano, così vivevano-lottavano-sognavano, quelli che erano giovani mezzo secolo fa. Prima che il grande nulla ammantasse di afasia parole e musica, dentro e fuori le canzoni. A parte la vena malinconica annessa e connessa, E’ finito il Sessantotto si staglia come luminoso reperto di caratura filologica.

Track List

  • DISCO 1
  • Contessa - Paolo Pietrangeli
  • O cara moglie - Ivan Della Mea
  • Rossa Provvidenza (Basi Americane) - Rudi Assuntino
  • Valle Giulia - Paolo Pietrangeli Con Giovanna Marini
  • Primo d`agosto, Mestre sessantotto - Gualtiero Bertelli
  • La caccia alle streghe - Alfredo Bandelli
  • Mio caro padrone domani ti sparo - Paolo Pietrangeli
  • Io vi parlo di Milano - Diego De Palma
  • Quella notte davanti alla Bussola - Pino Masi
  • Avola due Dicembre 1968 - G. Poggiali E Annie
  • Tragedia de La Plaza De Las Tres Culturas - J. Reyes
  • Proclama di Camillo Torres - Fausto Amodei
  • We Shall Not Be Moved - Barbara Dane
  • La revolution - Michele L. Straniero
  • Intervento Onu 12 Dicembre 1964 - Che Guevara
  • Creare due tre molti Vietnam - Ivan Della Mea E Paolo Ciarchi
  • Hasta Siempre! - Ivan Della Mea
  • Dal 68 al blog - Giovanna Marini (Bonus Track, inedito)
  • DISCO 2
  • È finito Il Sessantotto - Paolo Pietrangeli
  • Ninna nanna del Capitale - Fausto Amodei
  • Nina ti te ricordi - Gualtiero Bertelli
  • Uguaglianza - Paolo Pietrangeli
  • Ballata della Fiat - Alfredo Bandelli
  • Partono gli emigranti - Alfredo Bandelli
  • Ballata del piccolo An - Ivan Della Mea
  • Compagno sembra ieri - Pino Masi
  • Anni Settanta nati dal fracasso - Paolo Pietrangeli
  • E qualcuno poi disse - Gianni Nebbiosi
  • I treni per Reggio Calabria - Giovanna Marini
  • Lettera di commiato del Che - Fidel Castro
  • La nave dei folli - Ivan Della Mea
  • Tornerà a soffiare il vento - Paolo Pietrangeli (Bonus Track inedito)

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