Mi Ami Festival

live report

Mi Ami Festival Milano / Circolo Magnolia

24/05/2024 di Gio Mentasti

Concerto del 24/05/2024

#Mi Ami Festival#Italiana#Alternative

Per i suoi 18 anni, il MiAmi Festival  ha scelto di festeggiare in grande. Dopotutto, la maggiore età si celebra solo una volta nella vita, e, per un festival che si propone di portare ogni anno il meglio della musica indipendente, è un importante segnale non solo per la scena indie nello specifico, ma per l’industria musicale nel suo complesso. Ancora una volta, infatti, il MiAmi si è contraddistinto per essere un punto di riferimento stabile e seguìto, capace di fare convergere pubblici diametralmente opposti, sotto il desiderio di stare bene, ascoltando buona musica insieme, e condividendo esperienze e ideali.

Questa particolare edizione, oltre ai consueti tre giorni, dal 24 al 26 maggio, presso l’idroscalo di Milano, è stata infatti anticipata il 23 maggio dal concerto solista dei CCCP – Fedeli alla linea, al Carroponte. Riunitosi dopo decenni, il gruppo emiliano di Giovanni Lindo Ferretti, Massimo Zamboni, Annarella Giudici e Danilo Fatur dimostra come il loro impatto culturale sia non solo ancora profondamente attuale, ma attraversi le generazioni, passando dalla partecipazione nostalgica di chi li ascoltava in gioventù, al nuovo interesse di Millennials e Gen Z.

VENERDÌ

Nel primo, vero giorno di festival, al Circolo Magnolia si respira una sensazione di sfacciata eccitazione, che sovrasta anche il timore per le previsioni meteo avverse in programma per la serata. Tanti sono i nomi che affollano il cartellone e l’anticipazione è palpabile attraverso tutti i palchi, che come ogni anno affollano il sito del festival. Sponsor di quest’anno, Dr.Martens e Champion occupano i partecipanti con stand dedicati a giochi a premi, mentre la sempre gremita zona dei food trucks offre opzioni varie per una cena veloce da fagocitare fra un’esibizione e l’altra.

Il mio MiAmi inizia al palco Dr.Martens, recuperando la fine del set di Marco Castello e l’incipit di quello di Venerus, eclettico artista che coniuga il rock con sonorità più elettroniche. Per essere i primi headliner della serata, il pubblico è già catturato e risponde entusiasta, nonostante una debole pioggia già minacci di complicare le restanti esibizioni. È infatti durante il concerto di Colapesce e Dimartino che il tempo si fa sempre più avverso, generando inizialmente alcuni problemi tecnici, che li costringono a eseguire i primi brani in versione acustica. La sintonia del duo sul palco si riflette anche nel loro rapporto con il pubblico, che si lascia andare anche sotto la pioggia scrosciante, saltando al ritmo della musica. Quarta esibizione della serata, nonché forse la scommessa più grande del festival, è il concerto con accompagnamento della band di Bello Figo, pseudonimo di Paul Yeboah, rapper ghanese-italiano, diventato noto grazie alla pubblicazione su YouTube di canzoni parodistiche, ascrivibili al filone musicale della trash trap, ossia caratterizzate da una produzione volutamente di bassa qualità. Ascoltare dal vivo quei brani, che, per chi come me è nato attorno al 2000, sono stati un meme di riferimento durante l’adolescenza, è stata un’esperienza assurda ed esilarante. Il pubblico era in visibilio, stentavamo tutti a credere a ciò che stava accadendo, e, nonostante da un punto di vista musicale sia tutt’altro che un artista influente e raffinato, è innegabile come, da una pura prospettiva di esibizione live, abbia creato un momento di unità e goliardia irripetibili. La pioggia scrosciante non ferma gli altri, ma purtroppo me sì, che concludo la mia prima serata con il set di Daniela Pes, una delle artiste contemporanee di musica elettronica a cui prestare più attenzione (qui la nostra recensione). Un solo album all’attivo, Spira, che ha già riscosso importanti riconoscimenti, ma un futuro luminoso davanti a sé, per la sua capacità di elevare e rendere personale un genere spesso bistrattato.

SABATO

Come nell’edizione precedente, la giornata di sabato si riconferma quella più seguita e affollata, grazie alla presenza di alcuni nomi importanti e alla promessa di uno slot riservato a un artista inaspettato. Il primo set che ho il piacere di seguire è quello di Ditonellapiaga, esordiente al grande pubblico pochi anni fa al Festival di Sanremo in coppia con Donatella Rettore. Nel tenere il palco da sola, è sicura di sé, facendo leva sul proprio carisma e sulle proprie abilità vocali, e trascinando il pubblico sui brani più noti. A lei seguono i Selton, trio brasiliano-italiano che unisce le sonorità sudamericane a testi in italiano. La collinetta del palco Champions si tinge di verde, colore della copertina del loro nuovo disco, e anche nel fango lasciato il giorno prima si vede gente che balla e salta allegramente. Per motivi di sovrapposizioni orarie e posizionamento dei palchi, do purtroppo la precedenza ai Tre Allegri Ragazzi Morti rispetto agli Ex-Otago. Nel loro secondo giorno su tre di permanenza al festival, il gruppo porta la seconda decade della propria produzione musicale, iniziata nel 1994, dunque dal 2004 al 2014. Questo curioso esperimento, nel loro caso, si conferma una strategia vincente, attirando fan durante tutte e tre le giornate del festival e potendo suonare tre set con scalette completamente differenti, ripercorrendo la loro storia come band. Qui invece la recensione dell'ultimo loro lavoro.È dunque il turno del rapper/cantautore torinese Willie Peyote, fresco di un nuovo EP, Sulla riva del fiume, di cui abbiamo scritto qui, che affianca ad alcuni dei brani più amati del suo repertorio. Attuale, politico, polemico, ma anche sincero e aperto, come sempre. Non manca il pogo, non mancano i brani sentimentali, e non manca un appello al cessate il fuoco in Palestina. Per concludere la serata con la ciliegina, sulla torta di fango che ancora è il Circolo Magnolia, un’esibizione a sorpresa di Vasco Brondi e Dente nel loro ritorno al festival a distanza di solo un anno. Una giornata così è capace di fare dimenticare anche le scarpe sporche e la fatica di trovare parcheggio.

DOMENICA

Terzo e ultimo giorno di questi Importanti Festeggiamenti Musicali a Milano. Il fango si è seccato, la calca è diminuita, ma non la voglia di saltare e ballare e celebrare ancora una volta quanto sia bello condividere spazi di comunità e libertà come questo. Una giornata in apparenza più tranquilla, ma che in realtà riserva non poche sorprese sul far della sera. La prima è il travolgente live di Lucio Corsi, in apparenza “un ragazzo così secco che col vento potrebbe volare via”, ma che al contrario si rivela essere una vera forza della natura. Echi alla David Bowie, una band dall’energia speciale, un’atmosfera al tempo stesso rilassata, ma anche entusiasta, non rendono Corsi secondo a nessuno, e unico come pochi. Di lui Mescalina si è accorta da tempo: trovate qui la recensione del suo lavoro del 2023  e qui il live report dello scorso anno: da tenere d'occhio!

È poi il turno, di nuovo,  dell’ultimo live dei Tre Allegri Ragazzi Morti, ancora una volta seguiti e apprezzati, che portano sulla collinetta l’ultima decade della loro produzione. E, per concludere questa edizione della maggiore età, il trionfale concerto dei Phoenix. Ultimi headliner della giornata, la loro performance è il gran finale di un’edizione per tanti versi iconica, che nasce come spazio per la musica indipendente e culmina con grandi nomi del panorama nazionale e internazionale. Quando vengono raggiunti sul palco da Calcutta e Giorgio Poi, è chiaro sotto agli occhi di tutti: il MiAMi è un festival che può realizzare qualsiasi cosa, un aggregatore sociale e musicale inestimabile, che ogni anno sa superare se stesso. Non c’è nemmeno bisogno di augurarlo, perché si sa che continuerà così, ma va bene dirlo lo stesso: che questi siano i primi diciotto di tanti, tantissimi anni di bella musica e presa bene.

 
FOTO DI GIOVANNA MENTASTI