Giancarlo Frigieri La prima cosa che ti viene in mente
2017 - New Model Label
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Questo La prima cosa che ti viene in mente è l’ottavo capitolo del talentuoso cantautore, in un certo modo cantore della provincia, registrato presso lo studio Mquestionmark di Pratisolo di Scandiano, dieci nuovi brani dove musica e testi sono tutti scritti da Giancarlo Frigieri stesso.
E’ un lavoro che segna una piccola svolta nei testi, che in questo disco sono mediamente più intimistici, con un mix di privato/personale e pubblico/sociale, tanto amore, introspezioni, vita quotidiana, ma che affrontano anche temi come l’ immigrazione, il lavoro, la guerra, sempre con la sua nota ironia talvolta pervasa di amarezza, e fustigatore di luoghi comuni e di ipocrisia imperante.
I suoni scarni, essenziali, voce, chitarre , sezione ritmica, qualche coro e poco altro qua e là, compagni di strada i soli Cesare Anceschi , detto Cico, e Simone Gazzetti , spaziano tra il folk e la classica canzone d’autore con qualche raro momento rock .
Ci confessa che è “Un disco da ascoltare a volume alto. Qualsiasi cosa si stia facendo, ovunque ci si trovi. Così da non farsi sfuggire niente, errori compresi: che son stati lasciati lì, quasi a volerli preservare. A volume alto si percepiscono meglio”.
Il brano di apertura Sei tu è anche il momento più rock del disco, Rischiatutti prende subito grazie al suo delizioso e semplice riff, ossessivamente ripetuto, con un messaggio di speranza “ anche in mezzo alla notte più scura una luce si troverà “, Il gallo rappresenta un momento che vira verso il pop, affronta però il tema del lavoro, uno dei problemi più dolorosi di questi tempi, mentre la title track La prima cosa che ti viene in mente, è il ritratto della ossessione di un giocatore d’azzardo, tra folk e loop di chitarre.
Da ricordare Triveneta, il brano forse migliore dell’intero album e anche un video veramente originale, che parla di migrazione, della paura del diverso, con una vena delicata e poetica tra melodie che ricordano canzoni degli alpini e voci/cori che rimandano alla schiavitù dei neri, e la sognante, lenta ed ipnotica ballata Andiamo. Degna conclusione di un riuscito lavoro è I giorni che no, presente in due diverse versioni, una di seguito all’altra, cristallino e puro brano folk, con deliziosi arpeggi, che ricorda il primo Francesco Guccini e che richiama in un verso “ e se il vento ora soffia più forte , nessuno può dire che soffierà ancora “ il suo illustre concittadino Pierangelo Bertoli .
Un disco sincero, preparato con grande passione da un cantautore originale e diretto che merita di essere ascoltato e scoperto da chi ancora non lo conosce, a cominciare da questo lavoro e dai dischi segnalati in precedenza.
Da segnale la bella copertina e il lavoro di grafica opera del bravo pittore “rock” Franco Ori e il suggerimento di visitare il sito di Giancarlo Frigieri www.miomarito.it dove ci sono anche le sue riflessioni , ricche di tagliente e lucida ironia, una lettura che certamente non vi annoierà.