Andrea Van Cleef`s Choice

special

Andrea Van Cleef's Choice Stoner Rock, 50 DISCHI/10 ANNI

30/12/2019 di Andrea Van Cleef

#Andrea Van Cleef`s Choice #Rock Internazionale#Rock

Riceviamo questo interessante contributo da Andrea Van Cleef e con piacere lo ospitiamo sulla nostra rivista. Andrea ci sottopone la sua personale scelta dei 50 dischi che più lo hanno colpito in ambito Rock, Stoner Rock (sottogeneri e generi paralleli) nell'ultimo decennio e pare proprio una bella selezione pensata, ampia, per nulla scontata. Foto di: Luca Muffatti
Negli ultimi anni mi sono trovato sempre più di frequente a girare non tanto in Italia ma in altre nazioni Europee (Germania, Austria, Svizzera, Francia, Spagna) per suonare un po’ della mia musica, nella sua veste rumorosa o acustica. È stato in queste nazioni, che mi hanno felicemente accolto, che mi sono accorto dell’esistenza e della persistenza (non userò il terrificante e abusato sostantivo resilienza, che mi riconduce a riferimenti che rovinerebbero il mio umore oggi tanto lieto) di una cultura rock non solo dura a morire, ma soprattutto viva e vitale, con un pubblico transgenerazionale.

Nel mio ambito di riferimento, ovvero quel gran calderone che risponde al nome di “stoner rock”, sotto il quale trovano spazio galassie di sottogeneri e generi paralleli (psychedelia, doom, heavy-psych, prog, nordic folk, jam band), ho avuto il piacere di ascoltare e di vedere un gran numero di band suonare in club o arene da tutto esaurito, in festival open air con partecipazione nell’ordine delle migliaia di persone; ho avuto il piacere di vedere un pubblico entusiasta di acquirenti di dischi in vinile (meno in cd) e di biglietti per concerti, che è in grado di sostenere anche economicamente un sistema che è sempre più sistema, nel bene e nel male. Quando, rientrando nello stivale, mi ritrovo a parlare con appassionati di musica rock, è ricorrente la frase (spesso pronunciata con espressione del volto triste o ironica) relativa alla morte del genere che tutti “noi” tanto amiamo. Questo contrasto è indubbiamente singolare, e non mi voglio addentrare qui in analisi socioculturali sul perché dello stesso, ma quando parlando con un paio di Mescalina people riguardo ai dischi del decennio che si sta per chiudere si è ventilata l’ipotesi di stilarne un personale elenco non mi sono tirato indietro. L’elenco che segue (che non è una classifica, visto che non c’è un ordine di merito, ma è solo l’ordine con cui questi dischi mi sono venuti in mente) è quindi decisamente influenzato dalla mia attività nel genere di cui vi ho parlato più sopra (con molti dei musicisti che seguono ho effettivamente condiviso palchi e festival), di cui ho cercato di dare una panoramica sufficientemente esaustiva, seppur parziale. Ci sono ovviamente altri dischi appartenenti ad altri generi, ma ricordate che questa è a tutti gli effetti una lista volutamente e dichiaratamente parziale, anche se non circoscritta al solo “genere” di cui sopra.

May the road rise up to meet you.

50 DISCHI/10 ANNI.

OM – ADVAITIC SONG (2012): un album eccezionale, una ridefinizione del concetto di doom inteso come trip-viaggio alla conoscenza del sé, attraverso simbologie appartenenti al misticismo giudaico-cristiano per arrivare là dove nessuna band si era mai spinta prima, una musica che potrebbe venire da 2000 anni nel passato o 2000 anni nel futuro e sembrare sempre fantastica.

ELDER – LORE (2015): al terzo album i bostoniani raggiungono vette quasi impensabili prima, strutture vagamente prog si innestano su uno stoner rock poco canonico, guidato dalla chitarra e dalla voce post hardcore del talento Nick DiSalvo. Songwriting ed esecuzioni eccellenti. Un picco difficile da superare.

EARTH: ANGELS OF DARKNESS, DEMONS OF LIGHT (2012): doom e assordanti nella strumentazione, fondamentalmente gothic folk nelle strutture e nello stile compositivo; la “seconda vita” degli Earth, attivi dai ’90, è fatta di dischi bellissimi come questo, e dovreste ascoltarli.

SUNGRAZER – MIRADOR (2011): il suono Kyuss virato verso un approccio più morbido/sognante dei Sungrazer sarebbe potuto arrivare lontano, la tragica fine di Rutger Smeets ha fermato la bellissima corsa.

ARBOURETUM – THE GATHERING (2011): Si è letto spesso Fairport Convention + Black Sabbath e ogni tanto effettivamente è quello che viene in mente, ma il passo dei brani è una cosa mai sentita prima, e la cover di “Highwayman” di Jimmy Webb è una delle cose più commoventi sentite in tutto il decennio, o in tutti i decenni.

ALL THEM WITCHES – SLEEPING THRU THE WAR (2017): Da Nashville. Blues, stoner-blues, alternative, desert? Hanno fatto 5 dischi, uno più bello dell’altro. Forse questo è quello con i brani migliori e con il sound più unitario. Piacciono a CHIUNQUE li ascolti.

MONKEY 3: SPHERE (2019): ultimo album per gli svizzeri, probabilmente il più rappresentativo del loro suono, con suggestioni floydiane e accenni prog, basato prima di tutto sul saldissimo interplay della band.

COLOUR HAZE – SHE SAID (2012): i veterani del genere infilano il loro ultimo grande disco: album doppio, attacchi di fuzz, divagazioni psichedeliche quasi alla grateful dead, orchestrazioni acustiche. Un suono ormai riconoscibilissimo e stile personale che ha fatto scuola.

SLEEP – THE SCIENCES (2018): grande ritorno per una delle 2/3 band più importanti del genere, per molti addirittura la “ultimate stoner band”. Mille riferimenti alla cannabis e ai black sabbath, ritmi ossessivi, riff ripetitivi, accordature ribassate, trance ipnotiche. Come non amarli?

GRAVEYARD: HISINGEN BLUES (2011): La Svezia ha 10 milioni di abitanti. Il 10% di questi abitanti suona in 250000 band che suonano hard rock classico meglio di americani e inglesi. I Graveyard sono tra i più conosciuti e migliori.

KING BUFFALO: LONGING TO BE THE MOUNTAIN (2018): vaghe arie di folk floydiano, fuzz e distorsioni ogni tanto a non rendere troppo bucolico il quadro. Da Rochester NY verso l’entroterra sterminato del continente nordamericano.

WEEDPECKER – III (2018): dalla Polonia con tanto riverbero. Uno dei più bei dischi di psichedelia chitarristica post-San Francisco. Il decentramento della provenienza nel XXI secolo non conta nulla, ricordatevelo!

TOMMY GUERRERO – ROAD TO KNOWHERE (2018): l’ex eroe dello skateboard regala l’ennesimo disco pieno di buone vibrazioni e di riverberi chitarristici, forse il suo migliore in assoluto, ogni disco di cui vi dicono “è perfetto per viaggiare in auto” è meno perfetto di questo.

WITCHCRAFT – LEGEND (2012): Magnus Pelander ha qualche problemino personale, ma un disco di hard rock classico che suona così moderno e così bene è una roba da ascoltare e riascoltare all’infinito.

YOB – CLEARING THE PATH TO ASCEND (2014): il doom-post metal del trio dell’Oregon assume in questo album (miglior album metal del 2014 per Rolling Stone USA) le sue definitive caratteristiche spirituali e atmosferiche.

EARTHLESS - FROM THE AGES (2013): nati come un sogno ibrido di Julian Cope tra Krautrocksampler e Japrocksampler, pubblicano forse il disco definitivo dell’hard rock psichedelico strumentale nel 2013. Il chitarrista Isaiah Mitchell (nella reunion del 2019 dei Black Crowes) è un fuoriclasse.

TINARIWEN – ELWAN (2017): il vero desert rock, l’altra idea di psichedelia, la giusta idea di bellezza.

JONATHAN WILSON – GENTLE SPIRIT (2011): il “vero” inizio della carriera di Wilson, canzoni eccezionali, suono pure. Uno dei dischi più belli di sempre del cantautorato californiano.

CHRIS ROBINSON BROTHERHOOD - BIG MOON RITUAL (2012): la carovana psichedelica dell’ex (non più ex) corvaccio si ferma dalle parti dei Grateful Dead e dall’idea Parsoniana di Cosmic American Music. Il povero Neal Casal stellare alla chitarra, ma tutta la band è eccezionale, disco nella top 20 di tutti i tempi del genere.

OPETH – HERITAGE (2011): disco della grande svolta Prog per i metallici Opeth: in realtà sono presenti tutti gli elementi già sentiti nei dischi precedenti della band, manca solo il cantato growl di Åkerfeldt e qualche distorsione più aggressiva. Merita di entrare in ogni classifica assoluta Prog sensata, insieme ai maestri di 40 anni prima, anche se il linguaggio è molto più moderno.

In ordine sparso gli altri 30:

CAUSA SUI: RETURN TO SKY (2016)

MASTODON –EMPEROR OF SAND (2017)

NEIL YOUNG – LE NOISE (2010)

BLACK KEYS – EL CAMINO (2011)

STEVEN WILSON – HAND CANNOT ERASE (2015)

SAMSARA BLUES EXPERIMENT – LOG DISTANCE TRIP (2010)

KARMA TO BURN - APPALACHIAN INCANTATION (2010)

GARY CLARK JR – THIS LAND (2019)

HERE LIES MAN – YOU WILL KNOW NOTHING (2018)

KIKAGAKU MOYO – MASANA TEMPLES (2018)

MIKE WEXLER – DISPOSSESSION (2012)

RYLEY WALKER – GOLDEN SINGS THAT HAVE BEEN SUNG (2016)

CHELSEA WOLFE – HISS SPUN (2017)

MOS GENERATOR – SHADOWLANDS (2018)

MICHAEL KIWANUKA – LOVE AND HATE (2016)

KING GIZZARD & THE LIZARD WIZARD – FLYING MICROTONAL BANANA (2017)

ZAKK WYLDE – BOOK OF SHADOWS II (2016)

MY SLEEPING KARMA – SOMA (2012)

SPIDERGAWD – III (2016)

THE ROLLING STONES – BLUE AND LONESOME (2016)

THUNDERCAT – DRUNK (2017)

ELECTRIC WIZARD – WIZARD BLOODY WIZARD (2017)

BUDOS BAND – III (2010)

ROBERT PLANT – CARRY FIRE (2017)

CHILDISH GAMBINO - AWAKEN, MY LOVE (2016)

DAVID BOWIE – BLACKSTAR (2016)

DR JOHN – LOCKED DOWN (2012)

THE WINSTONS – THE WINSTONS (2016)

KAMASI WASHINGTON - THE EPIC (2015)

MOTORPSYCHO - BEHIND THE SUN (2014)