Ventidue

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Ventidue L'album Colmare in anteprima

15/11/2023 di Ambrosia J. S. Imbornone

#Ventidue#Emergenti#Alternative

In anteprima il primo album di Ventidue, Colmare, o col mare, che ci conduce in un viaggio per ricominciare, per conoscersi, per riempirsi gli occhi di bellezza, tra sonorita' ora dolceamare, ora trascinanti, dal tocco sempre delicato e spesso sognante e incantato.
Oggi vi presentiamo in anteprima il primo album dell’artista Ventidue, romano d’adozione, intitolato Colmare. Sia il moniker che il titolo del disco non sono molto comuni, hanno una storia o comunque un significato interessante e meritano un po’ di attenzione. Ventidue è un numero, ma per l’artista in questione è qualcosa di più: Filippo è veneto, ma ha girato l’Italia suonando con più musicisti e in più progetti musicali possibili, finché non è arrivato a Roma nel 2019 e “ha smesso di cercare un altro posto, ha smesso di cercare altri con cui suonare, ed ha iniziato semplicemente a scrivere di getto nuovi pezzi”:

Come quando ci si sente a casa di ritorno da un viaggio, inizia a raccontare della sua passione per la vela e le persone, di mare e città, di silenzi e grida, di allontanamenti ed incontri. Quando finisce di scrivere, quando chiude l’ultimo giro armonico e realizza che più che una serie di canzoni è nato un nuovo progetto musicale e bisogna scegliere un nome, gli casca l’occhio sull’orologio e sono le 22.22 del 22 aprile 2022”.

Il nome del disco, invece, in uscita il 17 novembre, si può intendere come Colmare, o Col mare, perché si configura come una specie di concept album, dato che il mare è appunto un elemento ricorrente in queste canzoni, come elemento fisico e metaforico: “Il mare di Venezia, il mare che serve per seppellire i sogni irrealizzabili o il mare  di pensieri che indirizza il flusso del percorso da intraprendere.

“Colmare - scrive il poeta Julian Zhara - è la distanza tra due corpi che si attraggono, tra i ricordi e il presente, il dolore e le risate che non hanno un perché - che significano essere vivi". Gli orizzonti musicali e umani di Ventidue si sciolgono come certe giornate cielo e mare e la solitudine non ha più senso perché quando diciamo io è già altro e ognuno, tuffandosi nelle canzoni, può sentire il battito del proprio cuore.”

D’altronde nel singolo Venezia Ventidue canta:
“Scorrendo liberi
Dimenticandosi
Col mare fondersi
Che importa dove porterà?”

In questa ballad agrodolce, nostalgica e coinvolgente il mare è allora libertà e quasi dovere di andare avanti e ricominciare, salpando dal proprio porto, ma appunto il mare appare spesso in queste canzoni, per rappresentare una fusione panica con la natura, oppure per incarnare un confidente, a cui affidare sogni e smarrimenti: alla fine in fondo non è la meta che conto, ma ogni risposta è nel viaggio. Ancora il mare può raffigurare il tempo che scorre, mutando i contesti imprevedibili della vita, ecc. Il viaggio infine non è solo quello che intraprende il protagonista, ma anche il cammino di vita che si immagina che l’amata, ormai lontana, percorrerà, con gli occhi che le si riempiranno di luce e bellezza.

La scrittura di Ventidue rifugge volontariamente da un’indicazione e un limite di genere preciso, ma segue l’ispirazione, per tracciare, canzone dopo canzone, “una mappa con regioni conosciute e altre difficili da raggiungere, impervie, ma non per questo meno abitabili. Come quelle parti di noi che fatichiamo ad accettare, ma che chiudono il cerchio su ciò  che siamo, completandoci e facendoci progredire verso qualcosa di diverso”; il dolore infatti ci consente di conoscerci meglio.

Variano anche i punti di vista, per cui “L’io che parla è un soggetto maschile, femminile, un soggetto neutro, non neutrale, un soggetto che esprime sensazioni e percezioni trasversali che tagliano il tempo, lo spazio e la distanza tra le persone e le loro emozioni, amalgamando tutto in un’unica corrente liquida di musica e parole”.

Una costante dell'album sembra però proprio l’introspezione, che si esprime in brani dall’afflato poetico, malinconico e/o sognante, tra dialoghi interiori e piccole fiabe tristi di unione e separazione dolorosa, tra tocchi onirici e arpeggi, oppure in canzoni più pop e ritmate, o marcette tra brit-pop e cantautorato, o in midtempo ben cadenzate, intime e notturne.

Nella varietà di toni e suoni è costante e riconoscibile anche un tocco delicato, personale e quasi incantato, che Ventidue usa anche per raccontare Roma nel brano omonimo, ma soprattutto adoperare per elogiare la sensibilità, che non porta solo difficoltà o solitudine, ed esplorare fragilità, paure, difficili equilibri interiori per la complessità degli esseri umani, o momenti bui da scacciare con sorrisi ritrovati. La sofferenza, infatti, può essere solo una tappa per riflettere e ritrovarsi magari in una condivisione con l’altra persona diversa, più alta e profonda, che resta nel tempo, anche mentre tutto cambia.

Insomma, il mare di Ventidue porta a riva una mappa per un suggestivo viaggio reale e interiore, da ripercorrere e in cui riconoscersi, facendo tesoro della sensibilità e dei baluginii intimi di tastiere e chitarre dolceamare o trascinanti.
Buon ascolto!
 

Tracklist

  • Venezia
  • Quanto è semplice
  • Leggera e fragile
  • Arrendersi
  • Per chi scorre
  • I tuoi occhi
  • Ancora qui
  • Roma
  • Ciò che sei

Crediti

Produzione e mix: Federico Carillo
Registrato presso Monnalisa Studio di Milano da Federico Carillo
Master: Giovanni Versari
Foto: Federica Giacomazzi
Artwork: Veronica Villa

 


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