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Artisti Vari Note di donne: Virginia, Lucrezia, Hoodya e Corinna

05/05/2023 di Ambrosia J. S. Imbornone

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Oggi vi parliamo di quattro nuovi album o EP di giovani donne, quattro dischi di esordio: Virginia racconta i suoi smarrimenti tra atmosfere intime e delicate, in un disco di classe, sobrio, ma anche intenso, mentre Lucrezia si muove tra un synth-pop etereo e romantico e ritornelli pop efficaci. Il duo Hoodya propone brani originali e cover di pezzi di artisti che spaziano da Samuele Bersani a Fiona Apple e Bjork, che assumono nuovi abiti minimali tra elettronica, contrabbasso, basso, rumore bianco e suoni senza tempo; infine Corinna mette a nudo errori e fragilita' con un'elettronica ora eterea, ora convulsa.


Virginia (all’anagrafe Virginia Cristofori), giovane artista di Capri (MO), debutta con l’EP Viaticum (Jadda Music) che rappresenta appunto il necessario per intraprendere il suo viaggio e una valigia di una parte dei suoi ricordi. L’artista, che dopo aver imparato a suonare il sassofono a scuola, ha iniziato a suonare la chitarra e soprattutto il basso elettrico, propone un disco che ci accoglie tra atmosfere intime e delicate, tra trame acustiche lievi e agrodolci, minimalismi e seconde voci emozionanti, carezze di archi, talora malinconici, e, a tratti, sfumature ariose di synth. Una tappa significativa per raccontare il suo viaggio emozionale è una splendida cover di Where’s My Love di Syml, con archi poetici, un’interpretazione che mostra una classe non comune e come anche un disco misurato e sobrio possa trovare una sua via personale all’intensità.
Nei versi Virginia racconta le ansie dell’adolescenza e il suo sentirsi estranea agli altri e incompresa, a suo agio e libera solo nella musica, oppure come il dolore per un amore perduto possa diventare medicina per ogni ferita e perdono. Ancora, in Little Dirty Bear l’autrice si sofferma su un proprio momento di smarrimento, in cui provava da un lato paura, rabbia e delusione, dall’altro la speranza di riuscire a trovare uno sguardo più sereno per affrontare le cose. “Mi sono sentita come un peluche abbandonato sulla strada, vittima delle intemperie e della pioggia, che aspetta che qualcuno lo trovi e se ne prenda cura. Mi rendo narratrice e protagonista della storia cantando a me stessa quello che avrei voluto comunicare agli altri. Le parole del brano mi ricordano che l’unica persona che avrebbe dovuto ritrovarmi ero io stessa”, racconta Virginia sulla canzone. Un debutto interessante e notevole, in cui l’artista trova la giusta misura per narrarsi in canzoni sincere ed eleganti, con sonorità esterofile essenziali (tra i suoi punti di riferimento cita Billie Eilish.

L’EP si avvale della produzione artistica, degli arrangiamenti e delle registrazioni a cura di Angelo Epifani (Avvoltoi, Mariposa, Beatrice Antolini, Pecori Greg, Ascari…).




La bolognese Lucrezia Maria Fioritti, in arte Lucrezia, invece ha pubblicato il suo primo EP Serenata Iceberg (Futura Dischi / Epic Records Italy / Sony Music Italy), dopo essere stata finalista a Musicultura nel 2019 e aver partecipato a X Factor nel 2022. L’artista con una voce morbida e un timbro dolce e quasi infantile si muove tra un synth-pop etereo e romantico, ritornelli pop efficaci, radiofonici e colorati, momenti più acustici e/o introspettivi, melodie accattivanti, ballate pop intimiste e note di piano.

Lucrezia raccoglie in questo lavoro alcuni dei brani scritti negli ultimi tre anni, un momento di restrizioni e regole rigide da rispettare, che è coinciso però anche con una fase importante di passaggio nella sua vita, con la voglia di farsi strada, anche a fatica, nel mondo degli adulti, di fare ciò che prima si guardava solo da lontano, anche a costo di sbagliare. Si chiede allora, se terminata “l’Apocalisse”, ci si perderà, o si resterà insieme; racconta inoltre la paura della solitudine, lacrime da tenere nascoste, il disorientamento della propria età da superare tenendo per mano chi riesce a trasmetterci tranquillità, ma anche i giorni spensierati della sua età, sintonie ed emozioni più intense di cui si è affamati alla sua età, sogni e stati d’animo di anni caratterizzati da speranze e grande sfide, che passeranno, ma resteranno anche dentro lasciando una scia di luci e ombre indimenticabili. Le canzoni sono tutte di Lucrezia, mentre la produzione è di effemmepi. 





Hoodya è invece il nome del progetto di Camilla Battaglia e Rosa Brunello, anche loro all’esordio con l’album A Song Has a Thousand Years (Record Y), che hanno cominciato a suonare insieme dopo essersi incontrate musicalmente nella primavera del 2017 a Berlino. Il duo propone due brani di propria composizione e otto cover che danno nuova vita alle canzoni amate, rivestite di abiti musicali minimali con le risonanze materiche del contrabbasso e talora un’elettronica essenziale, che affiora come dalle profondità dell’oceano o della terra.
Si passa da Replay di Beppe D'Onghia, Lucio Dalla, Samuele Bersani (una delle cover più efficaci del disco) a I migliori anni della nostra vita portata al successo da Renato Zero, da My Brightest Diamond a Tom Waits, da Dido a Björk. E proprio all’artista islandese sembra a tratti rimandare il cantato, come nell’inedito Carve, ma Hyperballad viene trasformata e destrutturata tra drone e rumore bianco. Stessa sorte per Secretly degli Skunk Anansie, quasi irriconoscibile, con basso protagonista e sensuale e trame di cori come echi di sirene. Non mancano neanche percussioni world e ancestrali come nella rivisitazione di Container di Fiona Apple.

Le due musiciste procedono nei loro arrangiamenti seguendo istinto e gusto musicale, in una libertà che va oltre le barriere dei generi musicali, delle tradizioni musicali e gli schemi consueti, dimostrando uno stile personale nel riattraversare e ricostruire un microcosmo di brani prediletti in un gioco ben calcolato di pieni e vuoti. Questi ultimi appaiono altrettanto eloquenti nel lavoro, anzi, risultano davvero fondamentali, come spazio intimo in cui risuona il cantato e che richiede altrettanto silenzio nell’ascolto.
L’album è stato prodotto dal duo e da Frank Martino.






Si intitola Ancestrale invece l’EP di debutto di Corinna (Corinna Di Petrillo), cantautrice e produttrice nata e cresciuta nella provincia senese, che dopo essersi avvicinata allo studio del canto jazz e moderno, si è cimentata con il punk rock e poi da ultimo con la musica elettronica, ispirandosi a nomi come Arca e FKA Twigs. Le cinque canzoni dell’EP (Funclab Records / ADA Music Italy), scritte interamente da Corinna, conducono in un viaggio attraverso l’innocenza perduta e il disincanto, attraverso luoghi che da essere sicuri sono diventati corrotti e dannosi a causa dell’inquinamento. Ricorrono riferimenti al fumo, che è sia segno di un’aria nociva, ma anche simbolo di disorientamento, quando avvolge in spire che isolano e confondono. Si percepisce quindi un senso di oppressione e soffocamento che è anche metaforico, espressione della perdita delle speranze; nei versi emergono infatti rapporti difficili, con perdite di interesse che giustificano la necessità di tagliare i ponti.

Non è più facile la relazione con sé stessi, come emerge in NSCS, acronimo di “Non sei così speciale”, traccia conclusiva, in cui a momenti rarefatti si contrappone un’accelerazione dai suoni volutamente franti e caotici, con un cantato hip-hop quasi “spietato”. Quest’ultimo, dopo un disarmante dubbio sul “perché non mi vuoi più bene”, procede con un’autoanalisi, in cui la protagonista riconosce di sentirsi “sempre quella stupida delusa ed incapace”, ammette di commettere errori, anche per la giovane età, e afferma di usare le parole e le scuse inutili “per deludervi”: “Non so fare altro”, canta. In tanti potranno riconoscersi nelle sue fragilità e nel senso di inadeguatezza che forse tutti, o almeno tanti conosciamo. Se stalli e inquietudini quotidiane sembrano quelle della sua età, gli arrangiamenti ci mostrano invece un volto più maturo, con un’elettronica spesso eterea e impalpabile, ma talora anche convulsa e nervosa, e con loop notturni e oscuri, mentre il cantato a volte è acuto e limpido, a volte tende al rap. L’insieme regge bene e potrebbe portare ad altri sviluppi interessanti.
La produzione dell’EP è della stessa Corinna, di Enrico BondiElia Notarandea e Filippo Rabottini.
 



Buon ascolto, se vorrete approfondire.