Soviet Malpensa

special

Soviet Malpensa L'album Sembrava la fine in anteprima

04/01/2024 di Ambrosia J. S. Imbornone

#Soviet Malpensa#Emergenti#Alternative

In anteprima il nuovo disco della band milanese, che ci ha lavorato con Andrea Sollo Sologni dei Gazebo Penguins e Lorenzo Borgatti. Nell'album si alternano sonorita' impetuose a momenti piu' intimi, malinconici o quasi sognanti, tra pezzi efficaci, battaglie quotidiane, ostacoli, speranze e nuovi inizi.
Vi presentiamo in anteprima Sembrava la fine, il nuovo album della band milanese Soviet Malpensa, in uscita domani, 12 gennaio 2024, con distribuzione Artist First.

Il disco fa i conti con l’ombra della fine, con un pensiero ricorrente nei momenti più terribili della pandemia, ma che può anche essere inteso come le difficoltà da affrontare in una band, in una relazione, nelle battaglie di ogni giorno dove si lotta, si vince, si perde. E questo album vuole allora prepararci, allenarci anche agli ostacoli, per provare a superarli senza arrenderci, almeno quando è possibile. La vita è così presentata nella sua combinazione di attese e lavoro su di sé, che non può condurre però alla perfezione: “Pazientemente aspetto la fine del mondo / Eppure non ci riesco ad essere perfetto / Pazientemente aspetto il tuo ritorno”, si canta in Isole. Si sottolinea d’altronde che “ogni fine è un inizio” e che qualunque brutto momento dovrà pur passare: “Anche se quest'anno dici sia tremendo / Ricorda, è solo un momento che passerà” (M).

Così il lavoro viene presentato nel comunicato ufficiale:

Sembrava la fine, ma la fine non si fa sempre riconoscere. Magari si affaccia, si lascia intravedere nell'ombra per ricordarci che esiste: ci provoca e poi sparisce. Perché è la fine che tiene in mano il tempo. Noi possiamo solo provare a riconoscerla, prepararci ad affrontarla, immaginarci il futuro dopo il suo passaggio. Poi magari la fine arriva per davvero e in men che non si dica si trasforma in qualcosa di diverso. I Soviet Malpensa tornano sulle scene con un nuovo album che non ha paura di guardare in faccia alla realtà, ma che non cede al nichilismo della resa.”

Aggiunge e racconta la band sui concetti-chiave del disco e sulla sua genesi:

«Tra il 2020 e il 2021, approfittando dell’isolamento e del tempo a disposizione, abbiamo completato le registrazioni di alcune canzoni sulle quali stavamo lavorando da un paio d’anni e che avrebbero dovuto dar forma ad un nuovo album. Passato qualche mese e dopo diverse riflessioni, abbiamo deciso di ripartire da zero. Di quelle sessioni abbiamo salvato una parte delle registrazioni, alle quali si sono aggiunte alcune idee abbozzate successivamente, per andare così a costituire il materiale che abbiamo poi affidato ad Andrea “Sollo” Sologni dei Gazebo Penguins e Lorenzo Borgatti, che hanno rimesso insieme i pezzi occupandosi di produzione, mix e master.

Sembrava la fine è il pensiero che più volte ci è passato per la testa mentre lavoravamo a queste canzoni. Più volte la fine ci è sembrata vicina: lo era nella nostra musica e lo era nel mondo. Le canzoni di Sembrava la fine sono fotografie di battaglie quotidiane, ancore di salvataggio, rapporti salvati o rassegnate perdite, inni alla (ri)scoperta di se stessi, inviti ad inseguire le proprie aspirazioni senza avere paura di chi o cosa desideriamo.
Sembrava la fine è ciò che avviene a volte nelle relazioni: ci si perde e ci si ritrova. Sembrava la fine è l’immagine di un futuro in cui poter tirare un respiro di sollievo, quando le tenebre del presente saranno un ricordo sommerso dalla lucentezza senza tregua delle stellate notturne, dal riverbero perpetuo delle maree, dal silenzio pesante della neve, dalla maestosità delle foreste.
Sembrava la fine è un futuro sospeso, un ricordo passato, lo specchio del presente. La ciclicità del tempo nella distorsione del disordine.
Sembrava la fine
è una scintilla di speranza.
Sembrava la fine è un album nato, morto e risorto.

Sembrava la fine la mia fine sei tu.”

L’album parte con una strumentale eterea e ricca di synth, Ghost Town, titolo che poi torna nel testo di M, come luogo fantasma e dei sogni, vero oggetto del desiderio, che forse non si raggiungerà mai: “Tu sei una ghost town / Una galassia nascosta in cui mi perderei”. M è infatti presentata come “un viaggio abbacinante tra i fantasmi. O forse in loro compagnia”: «è una canzone che parla di distanze, assenze, desideri inespressi e luoghi misteriosi. M è una persona che appare nella vita come in un sogno, un fantasma dal quale ci lasciamo ammaliare. Poi  svela la sua vera natura e svanisce, come un desiderio impossibile da realizzare”.

La band afferma d’altronde che il suo genere sia il “ghost rock”; si passa poi ad arrangiamenti che, a sintetizzatori siderali e a tratti giocosi, quasi da colonna sonora anni ’80, associano chitarre in evidenza, ritmi accattivanti e incisivi e cori. A momenti più impetuosi e rock si alternano brani più intimisti con chitarre più pensose, mood più malinconico e piano quasi cinematico, oppure con scintillii sognanti di synth; sonorità più ariose possono poi sfociare in bassi suadenti e ritornelli coinvolgenti. In un sound cangiante, lo stesso pezzo può contenere sia accelerazioni, sia momenti con fiati setosi in cui il ritmo si allenta e in cui le atmosfere si fanno più ariose; gli stessi sintetizzatori possono talora caricarsi di ombre, ma le melodie possono anche veicolare speranze e inviti a “ricercare e accettare sé stessi, senza paure”. È il caso di Apri gli occhi, dedicata a una persona con cui c’è un’empatia speciale, il cui ritornello, in un alveo di sonorità dolceamare, fa scorrere parole rassicuranti e piene di fiducia nel domani: “Ma c'è ancora tempo / Per realizzare tutto quello che vuoi”.  

In Pure Blue, frutto di una collaborazione con Brenneke, invece, chitarre distorte fanno spazio a sonorità più impalpabili, per poi accendersi di nuovo in un ritornello che si scioglie come un temporale di distorsioni e parole di un vocale riascoltato in loop; nei versi c’è questa volta il desiderio e la speranza di potersi fidare di qualcuno, in cui si ha l’impressione di ritrovare le stesse fragilità e paure. E, forse, insieme, diventa più facile resistere, anzi, “perseverare”, per cui, anche se “sembrava la fine”, è “di nuovo lunedì”.

Ottimo il lavoro di produzione, in cui si sente la mano soprattutto di Andrea "Sollo" Sologni dei Gazebo Penguins.

Buon ascolto del disco!




Tracklist
1. Ghost Town
2. Isole
3. M
4. Apri gli occhi
5. Pure Blue
6. Scintilla
7. Sembrava la fine
8. La musica non basta


Crediti

Musica: Soviet Malpensa
Testi: Claudio Turco
Registrato da Andrea "Sollo" Sologni, Lorenzo Borgatti e Claudio Turco
Produzione: Andrea "Sollo" Sologni, Lorenzo Borgatti e Soviet Malpensa
Mix: Andrea "Sollo" Sologni e Lorenzo Borgatti
Master: Andrea "Sollo" Sologni

Claudio Turco: voci, sintetizzatori, piano, chitarre, programming
Federica Crippa: chitarre, voci, sintetizzatori
Stefano Caretta: chitarre, voci
Marco Scicolone: basso
Massimo De Cario: batteria, batteria elettronica
Edoardo Frasso (Brenneke): voce in Pure Blue
Andrea “Sollo” Sologni: sintetizzatori, basso
Lorenzo Borgatti: sintetizzatori, chitarre
Arianna Maggioni: voce in Isole, Pure Blue
Luca Marchi: basso in Pure Blue
Fabio Platini (Apash Twenty Twelve): voce in Sembrava la fine
Cori in Isole: Carlo Pinchetti, Linda Gandolfi, Arianna Maggioni, Massimo De Cario, Federica Crippa, Stefano Caretta
Foto: Massimo Montorfano
Artwork: Federica Crippa

Biografia

Soviet Malpensa sono una band nata tra le province di Milano e Varese. Dopo aver realizzato alcuni lavori autoprodotti, nel 2018 pubblicano l’album Astroecology per Costello’s Records. Negli ultimi anni si dedicano alla lavorazione di nuovi brani collaborando con Andrea “Sollo” Sologni dei Gazebo Penguins, il quale si occupa della produzione artistica, del mixaggio e del mastering del nuovo materiale. L’uscita del nuovo album Sembrava la fine è prevista con distribuzione Artist First il 12 gennaio 2024.

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