
Underdog Keine psychotherapie
2009 - Altipiani /MarteLabel
Sette musicisti che mettono risorse, energie e nervous a disposizione di un delirio sonoro giocato sulla suspance eterea e clangori descrittivi di alto livello; un disco che procede in piena epilessia di immagini e disturbi, allucinazioni estemporanee martellanti come se affondassero in un mondo popolato da rovine suburbane ed esistenze vuote, scarne, sintetiche. Qui ogni elemento “ballabile” viene negato, qui l’anarchia della manipolazione umana dei strumenti è regola, qui tutto brucia e scappa via.
Non certo di facile approccio iniziale, l’album vive di rabbia malinconica, schizofrenia kabarettistica, accelerazioni e pause da fremito che possono anche sfuggire a classificazioni o incastonamenti, ma di sicuro urticanti e incredibili, splendidamente ricamati da una voce femminile incipriata ed isterica, ed una maschile grintosa e riottosa. E dentro ci stanno storie e tanta beata libertà con sofisticati e perigliosi incroci sonici, plasmati in provocazione e bellezza lancinante. Il rumorismo eclettico circense (Circus) che tratteggia la vita di un pingue clown e che sembra un siparietto comique del Rocky Horror Show, le smorfie corali e le conturbanze da alto bordello (Like people), la versione tangheira sfigurata di “Luna di Gianni Togni” (Satellite), come l’andamento lascivo militaresco della Tanz Berliner (Spectra).
Il disco di questi Underdog depista e affascina parimenti e in rapporto alla sua traiettoria orgogliosa di procedere per la sua strada senza curarsi di afflati commerciali o seguire i facili ammiccamenti di un certo mainstream; tutto sprigiona emozione e curiosità da slurpare dall’inizio alla fine, come una leccornìa da sciroppare in fretta e furia prima che si sciolga, e anche per correre appresso ai caotismi sferrati da “Mr. Condom” e “Prendi 5”, traccia rutilante di jazz swing e vocalismi da brivido, di stop & go che gelano come al riascolto di un Don Pullen sotto pressione. Strepitosa la rivisitazione clubbing di “B-Line” dei Lamb, slow ed eccitante, dove la voce di Barbara “Basia” Wisniewska fa magie tra ottave soft e doo woop; disarmante la convulsione lirica e strumentale di “Doppelpersonlicheit”, il tex-mex sotto effetto di “Relax”, e la malinconia vecchia radio di un tango amaro che esplode in un sintomo balcano-orientale malato, scintillante (Zighididi) con tanto di ghost tale stile film muto.
Credo che la musica emergente che ballonzola nei paraggi, non si sia mai spinta a tanto come questi Underdog; il loro stile scaltrissimo, radicale, e a tratti militarizzato da una verve fumettistica, sembra fatto apposta per diventare un piccolo oggetto di culto tra gli alternativi più intransigenti e in cerca di “cose forti”. “Keine Psychotherapie” è l’espressione musicale più intellettuale, bella, e arguta che Altipiani e MarteLabel potessero inoculare nell’epidermide underground.