Twelve Gates<small></small>
Jazz Blues Black • Jazz • Blues

Twelve Gates Twelve Gates

2023 - Appaloosa

29/01/2024 di Franco Valsecchi

#Twelve Gates#Jazz Blues Black#Jazz #Blues

Ci sono delle occasioni in cui leggere le note di copertina di un album, anziché chiarire le idee su quel che sarà il suo contenuto, crea dubbi e domande che solo con l'ascolto del disco possono avere una risposta.

Twelve Gates è uno di questi casi; inizi a leggere la formazione dei Twelve Gates, e trovi subito due artisti che non avresti mai accostato, come Pietro Tonolo, sassofonista jazz, e Charlie Cinelli, cantautore e bassista bresciano di assoluta scuola rock. La formazione è completata da musicisti di grande esperienza, come il chitarrista Giancarlo Bianchetti, attivo tra gli altri con Capossela, Gianmaria Testa, o jazzisti come Steve Grossmann e Tony Scott, e il batterista Giovanni Giorgi, le cui collaborazioni spaziano da John Patitucci a Roberto Vecchioni, da Giorgia a Giovanni Sollima, solo per citarne alcune.

Il quartetto prende nome dal titolo del brano Twelve Gates To The City di Reverend Gary Davis (1896-1972) compositore, cantante e chitarrista country-blues, maestro del finger picking e uno dei più autorevoli musicisti riscoperti a inizio anni '60 durante il folk revival americano. Reverend Gary Davis non compare solo nel brano che dà il nome al gruppo, ma anche come autore di ben cinque dei nove brani dell'album, assieme ad altri pezzi scritti da altri, tra cui la River Man di Nick Drake e Poses, uno dei pezzi più noti di Rufus Wainwright.

A questo punto, la curiosità non può che spingere ad ascoltare quali possano essere le chiavi di lettura che i musicisti hanno applicato per riproporre brani apparentemente lontani dai loro lidi musicali. Fin dai primi minuti di ascolto del disco, si intuisce che lo scopo del lavoro sembra essere rendere i brani di Rev. Gary Davis in forma più moderna, e meno legata all'interpretazione originale dell'autore. Operazione non facile e che richiede di dimenticare, durante l'ascolto, le versioni originali. A quel punto tutto diventa più appetibile ed interessante.

I brani vengono rivisti come se fossero standard del Great American Songbook da rivestire con i colori tipici di musicisti jazz. Quindi non possono stupire gli assoli di sax nella lunga Death Don't Have No Mercy o i sapori caraibici che avvolgono I’m The Light Of This World.

Più vicino alla forma canzone sono le versioni dei brani di Drake e Wainwright, forse più facilmente assimilabili a un primo rapido ascolto. Alcuni brani risultano ovviamente più riusciti di altri, ma tutti si caratterizzano per avere nella voce di Cinelli il legame che riporta alle composizioni originali.

Disco che richiede un ascolto attento e curioso, consigliato sia a chi non conosce l'autore, che può prendere spunto per scoprirlo, sia a chi ben lo conosce, ma è disponibile a sentire i suoi brani vestiti in modo più moderno.

Dimenticare l'originale sembra essere quindi la chiave di lettura, tipicamente jazz, di tutto il lavoro.

 

 

Track List

  • Death Don`t Have No Mercy
  • I`m The Light Of This World
  • River Man
  • Another Man Done Gone/ Twelve Gates To The City
  • Railroad Worksong
  • Poses
  • Black Betty
  • I`ll Be All Right/I`ll Fly Away
  • I Will Do My Last Singing