The Wooden Brothers Have A Nice Trip (Next Week)
2022 - RPS Production
qui, dedicato essenzialmente alla musica popolare americana, dal country al blues al roots, in questi undici brani, tutti originali della band, ad eccezione di Ghost Town Gang, il cui testo è di Riccardo De Gennaro, le sonorità si fanno più vicine al rock degli Stones, di cui alcuni componenti sono appassionati, tanto da offrire spesso live acts imperniati sull'omaggio alla band.
Fin dalla copertina dell’album, un'auto abbandonata in una periferia qualsiasi, è chiaro il messaggio del titolo: il viaggio sognato sarà possibile prima o poi, ma bisognerà conquistarselo, perché la realtà non offre niente in regalo, non è come una pubblicità in cui tutto è scintillante, ma è dura, difficile, ostile, e occorre superare infinite difficoltà, con slancio e forza d'animo. Da qui la forte onda sonora che coinvolge l'ascoltatore in tutte le tracce.
Il gruppo (Mario Zita alla batteria e Giuseppe Rombolà al basso, Antonio Tedde e Carlo Battistella, alle chitarre, con Renato Tammi, anche voce) si propone come un validissimo runner, che raccoglie il testimone dei grandi del rock (Stones, The Who, Springsteen, Eagles, Cream, Aerosmith, di cui Tammi ricorda il timbro vocale del leader Steven Tyler), ma inserisce anche un clima contemporaneo, incentrato su riflessioni riguardo alla figura dell'artista, incendiato dal sacro fuoco della musica, ma spesso poco valorizzato, in tempi veloci e duri, come viene cantato in Dark Night, densa di amarezza e di speranza insieme.
Così, colpisce e desta ammirazione, per la competenza e la passione che la band riesce a esprimere in ogni brano, l'ascolto di Back To My Place, con un'atmosfera che ricorda Running on empty e dà respiro all'album, Rollin' Down, con un clapping trascinante e una voce ruvida ed espressiva (Tammi si dimostra capace di spaziare su varie ottave e cambiare intensità a seconda dei vari testi), il bluesaccio sporco e lentissimo, con un riff ossessivo di chitarra The Blind Side, la stonesiana Josephine, l'aggressiva Stolen Pride, la struggente Last Dinner Waltz, con un intrigante connubio fra chitarre e voce.
Sarà anche una Ghost Town Gang; ma avercene!
Rieccoli: Have A Nice Trip (Next Week), il secondo disco della rock band torinese The Wooden Brothers, capitanata dal premiato duo Renato Tammi e Antonio Tedde, riesce nell'intento di sfatare il mito che il secondo lavoro sia meno incisivo del primo, eccellente, di cui abbiamo scritto Fin dalla copertina dell’album, un'auto abbandonata in una periferia qualsiasi, è chiaro il messaggio del titolo: il viaggio sognato sarà possibile prima o poi, ma bisognerà conquistarselo, perché la realtà non offre niente in regalo, non è come una pubblicità in cui tutto è scintillante, ma è dura, difficile, ostile, e occorre superare infinite difficoltà, con slancio e forza d'animo. Da qui la forte onda sonora che coinvolge l'ascoltatore in tutte le tracce.
Il gruppo (Mario Zita alla batteria e Giuseppe Rombolà al basso, Antonio Tedde e Carlo Battistella, alle chitarre, con Renato Tammi, anche voce) si propone come un validissimo runner, che raccoglie il testimone dei grandi del rock (Stones, The Who, Springsteen, Eagles, Cream, Aerosmith, di cui Tammi ricorda il timbro vocale del leader Steven Tyler), ma inserisce anche un clima contemporaneo, incentrato su riflessioni riguardo alla figura dell'artista, incendiato dal sacro fuoco della musica, ma spesso poco valorizzato, in tempi veloci e duri, come viene cantato in Dark Night, densa di amarezza e di speranza insieme.
Così, colpisce e desta ammirazione, per la competenza e la passione che la band riesce a esprimere in ogni brano, l'ascolto di Back To My Place, con un'atmosfera che ricorda Running on empty e dà respiro all'album, Rollin' Down, con un clapping trascinante e una voce ruvida ed espressiva (Tammi si dimostra capace di spaziare su varie ottave e cambiare intensità a seconda dei vari testi), il bluesaccio sporco e lentissimo, con un riff ossessivo di chitarra The Blind Side, la stonesiana Josephine, l'aggressiva Stolen Pride, la struggente Last Dinner Waltz, con un intrigante connubio fra chitarre e voce.
Sarà anche una Ghost Town Gang; ma avercene!