
The Notwist Vertigo Days
2021 - Morr Music/Goodfellas
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Vertigo Days offre così un panorama musicale molto ricco, che comprende e alterna suoni analogici e sintetici, tribali e frenetici, minimali e giocattolosi, sperimentali e più tradizionalmente rock, sognanti e suadenti, “meccanici” e più caldi e soffusi, dolcissimi e incantati (v. la conclusiva Into Love Again con mirabile crescendo affidato alla band di ottoni giapponese Zayaendo), liquidi oppure oscuri in code strumentali. Il krautrock incontra bassi quasi ’70, ritmi nervosi abbracciano squarci di dream pop e di fiati (come il clarinetto dell’americano Angel Bat Dawid nella lunga Into the Ice Age), sonorità avvolgenti e quasi cinematiche lasciano improvvisamente spazio a momenti introspettivi, malinconici, affidati a chitarre essenziali, che si fanno poi chirurgiche, dolorose e struggenti (la meravigliosa Loose Ends, un brano semplicemente perfetto, in linea con lo stile e il mood che ha reso celebre il gruppo).
Inserti di piano dolente e fascinoso, bassi sinuosi e suadenti, scintillii di synth di cristallo, chitarre rumorose, oppure introspettive e dolceamare (come nell’ipnotica Night’s Too Dark), elettronica giocosa e caotica, indie pop, o meglio plinkerpop dolciastro o quasi ballabile, ritmi convulsi e brani più intimi formano un quadro affascinante, eclettico e talvolta quasi straniante, per condurci nel cuore dell’incertezza, come quella di un milione di possibilità tra cui non si sa scegliere, di navi che non riescono a trovare un approdo e di strade che sembrano solo condurre indietro sui propri passi; in questo contesto il tema dell’ “impossibile può accadere in ogni momento” dal piano esistenziale e delle relazioni personali si estende su scala politica e globale. La pioggia può spostarsi verso l’alto, le stelle cadere su di noi, eppure anche l’aver appreso che l’amore fa male non impedirà di innamorarci ancora, recitano alcuni versi di Into Love/Stars. Ci si muove in un mondo e tra stati d’animo ambigui e contradditori, tra relazioni e fili interrotti, telefonate e passeggiate solitarie, azioni di rivolta e sentimenti, terreni fangosi e desiderio di luce, in un pianeta in fiamme che preannuncia nuove ere glaciali. In questo viaggio sonoro da "norte" a "sur", ricco di chiaroscuri e incursioni in generi differenti, cambiano a tratti anche le lingue e voci: così, oltre all’inglese, ascoltiamo il giapponese di Saya del duo giapponese Tenniscoats (che compare anche nei già menzionati Zayaendo) e lo spagnolo della cantautrice argentina Juana Molina, oppure la voce profonda del polistrumentista americano Ben LaMar Gay.
Un disco con arrangiamenti raffinati, di gusto e di cuore, con sonorità internazionali, variegate e fantasiose, un album che emoziona e si fa ammirare, per un ottimo ritorno di una band solida, creativa e coinvolgente.