Nancy Elizabeth Dancing
2013 - The Leaf Label
#Nancy Elizabeth#Rock Internazionale#Songwriting #Folk #Experimental
È il caso di Dancing, il terzo album di Nancy Elizabeth, che arriva dopo Battle and victory del 2007 e Wrought iron del 2009; il terzo episodio è mistico e ricco di personaggi rubati ad un'altra epoca, personaggi che appaiono nel nostro presente come spettri.
A chi non è mai capitato di scontrarsi col passato e magari trovare il coraggio di cantargliene quattro, per Nancy Elizabeth quest'album è il frutto di una reclusione non troppo forzata, l'esilio in compagnia del proprio Io, difendendosi da una società in cui spesso non ci si riconosce, una società priva di punti fermi e cangiante come la sua musica.
I suoni sono semplici e tradizionali, solo ogni tanto si ode qualche sprazzo di elettronica, è come se la cantautrice britannica si servisse degli strumenti che il presente le offre per plasmare a suo piacimento melodie comuni. La Elizabeth ci da il benvenuto in Dancing con il coro indiscutibilmente drammatico e spettrale di The last battle; un mood più disteso ma al contempo tribale quello di Heart che dopo il primo minuto sfocia comunque in quella sacralità tanto cara alla songwriter britannica.
Avvolgente, sinuosa e straniante sono queste le caratteristiche della voce della polistrumentista in questione, che a suon di piano ci accompagna nella terza track Indelible day, una preghiera che viene dal cuore, la pagina di un ipotetico diario scritta nella calma e nel silenzio di un desolato appartamento.
Un encomiabile dote della musica è quella di far viaggiare ed attraverso la Sua musica che Nancy viaggia, arriva sino in Mexico, ma devo dire che questo brano è tutt'altro che latino; Simon says dance infonde un'armonia ed una calma quasi ultraterrena merito della sua voce e della sua consapevolezza, che la spinge ad usare le sue doti vocali come fossero uno strumento da mettere in loop ed ascoltare all'infinito, questo è una pezzo essenziale come il profumo di oriente che è capace di trasmettere.
Ti lascia senza fiato Death in sunny room, come del resto tutto Dancing. Chapeau!