
Matteo Castellano Come un matto sano
2022 - Cancavallo Records
Il titolo del disco è in rima con il suo nome, è quasi un anagramma e suona programmatico per un artista di un realismo irriverente e sarcastico, che non si eleva sopra i comuni mortali come modelli, ma ci racconta limiti, debolezze, momenti negativi, avventure e disavventure sessuali, sciocchezze che tanti fanno e “forti vergogne”. Esse appaiono rivestite da sonorità che al cantautorato classico aggiungono sempre tocchi fantasiosi, a volte onirici, sempre poco convenzionali, grazie anche alla produzione artistica curata dal cantautore piemontese, umorista e autore di spettacoli di teatro-canzone Beppe Puso. Contribuisce, curando mix e master, ma anche suonando tom, timpani e piatti un altro artista torinese, Paolo Rigotto, mentre ha ben orchestrato un brano, Montagne, il cantautore, il polistrumentista e produttore cagliaritano Dainocova (Nicola Porceddu).
Il quotidiano è raccontato con ironia e senza falsi pudori, senza ammantare la vita di pretese idealistiche: il reale è presentato nudo e crudo, con interpretazioni divertenti e caustiche, tra cantato, parlato, recitato e rime esilaranti, per narrare paure, aneddoti, insicurezze, scelte di vita, così come la vita del figlio di un milionario, che canta perché fa “fatica a parlare”, non sa fare il “ricco gaudente” né lavorare: i “soldi di mio padre m'hanno reso un caso sociale”, per cui fa il “geniale asociale”, fa “lo strano col grano” e “canzoni coi milioni” – canta in Figlio di un milionario, gustosa ballata umoristica da cantastorie, tra Paolo Rossi ed Enzo Jannacci, con tanto di inserti di parodia di Tu scendi dalle stelle.
A chitarre classiche malinconiche, a chitarre acustiche cadenzate e tastiere si affiancano percussioni, bassi malinconici o sinuosi e anni ’70 (come in Un giro del viale con te), chitarre effettate, atmosfere surreali, tamburelli, rallentamenti finto-melodrammatici o quasi rocksteady; non manca una semi-parodia della classica ballad d’amore, ricca di synth d’atmosfera e pseudo-romantici, che si fanno a tratti stranianti e dolceamari, per raccontare tentazioni di tradimenti (Canzone per Giulia).
Matteo Castellano si conferma anche in questo album un artista originale, ricco di personalità, un sano “matteoide-mattoide” spiazzante e spassoso, lontano dai luoghi comuni e dalla rigidità del politically correct, che sa trasformare in (anti-) poesia (burlesca) il prosaico e comico del quotidiano e presentare la vita in modo dissacrante e senza peli sulla lingua.