Master Peace Peace of Mind
2023 -
Il nuovo EP di Master Peace si presenta così: una copertina dalle vibes molto hooligan e una serie di videoclip movimentati e caotici. Le premesse sono ottime per chi cerca una raccolta di tracce che spingono sull’acceleratore e soprattutto sui decibel.
Peace of Mind apre le danze con Country Life, batterie esplosive e un’attitudine punk che danno un bel po’ di gas. Un Master Peace spoken che nell’approccio richiama il connazionale Slowthai e dei ritornelli distorti in abbondanza che imboccano la strada solcata dagli IDLES. Il songwriting fin da subito cattura l’attenzione con una penna coinvolgente, ci ho sentito un po’ dei cugini losangelini Cheekface.
Si parte in quarta e i bpm aumentano con Achilles Heel, un pezzo à la Jean Dawson a tratti con chitarre e bassi molto jangly e un Peace più melodico nel ritornello “night after night she’s on my mind”. Veronica è il brano in cui più di tutti si sentono le sue due più grandi influenze: Bloc Party e Arctic Monkeys. Una linea di basso che potrebbe essere stata rubata da Humbug e una scrittura classica in stile indie britannico. Ricorda talmente tanto altri artisti che la personalità sentita nei primi due brani sembra quasi eclissarsi dietro una timida imitazione dei due gruppi sopracitati.
Se Groundhog Day rimane sulla vibe della precedente, un classico indie rock mid-tempo, Kaleidoscope chiude l’EP con un leggero cambio di sound e un Peace che ricorda più artisti californiani (i Blink 182 su tutti) con un tocco di emo sulle chitarre.
Peace of Mind è una breve raccolta di tracce contenente momenti edgy che incuriosiscono molto e fotografano un percorso che porterà a un disco di debutto su cui ricadono grandi aspettative. Sono cinque brani pervasi da un modo di scrivere che si inserisce perfettamente nell’UK di slowthai, IDLES e SOFT PLAY (ex Slaves) e che creano curiosità intorno a un artista che potrebbe essere (speriamo) la next big thing.
Peace of Mind apre le danze con Country Life, batterie esplosive e un’attitudine punk che danno un bel po’ di gas. Un Master Peace spoken che nell’approccio richiama il connazionale Slowthai e dei ritornelli distorti in abbondanza che imboccano la strada solcata dagli IDLES. Il songwriting fin da subito cattura l’attenzione con una penna coinvolgente, ci ho sentito un po’ dei cugini losangelini Cheekface.
Si parte in quarta e i bpm aumentano con Achilles Heel, un pezzo à la Jean Dawson a tratti con chitarre e bassi molto jangly e un Peace più melodico nel ritornello “night after night she’s on my mind”. Veronica è il brano in cui più di tutti si sentono le sue due più grandi influenze: Bloc Party e Arctic Monkeys. Una linea di basso che potrebbe essere stata rubata da Humbug e una scrittura classica in stile indie britannico. Ricorda talmente tanto altri artisti che la personalità sentita nei primi due brani sembra quasi eclissarsi dietro una timida imitazione dei due gruppi sopracitati.
Se Groundhog Day rimane sulla vibe della precedente, un classico indie rock mid-tempo, Kaleidoscope chiude l’EP con un leggero cambio di sound e un Peace che ricorda più artisti californiani (i Blink 182 su tutti) con un tocco di emo sulle chitarre.
Peace of Mind è una breve raccolta di tracce contenente momenti edgy che incuriosiscono molto e fotografano un percorso che porterà a un disco di debutto su cui ricadono grandi aspettative. Sono cinque brani pervasi da un modo di scrivere che si inserisce perfettamente nell’UK di slowthai, IDLES e SOFT PLAY (ex Slaves) e che creano curiosità intorno a un artista che potrebbe essere (speriamo) la next big thing.
