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Marc Copland Quartet Someday
2022 - InnerVoice Jazz
Un combo intergenerazionale che opera nella capitale della cultura jazz contemporanea, New York, e si sente, eccome se si sente. Non c’è un grammo di provincialismo nell’offerta proposta.
Il lavoro appare essere una perfetta sintesi tra mainstream alla Ellington o alla Churchill e linee moderne di cui Copland è autore e protagonista. Qui non ci si trova di fronte al classico tormento della dispersione tra contaminazioni sparse, sovente difficili da inquadrare in una logica complessiva. La scelta degli artisti è chiara: tecnica, swing, intensità e interplay al servizio di un legame con la tradizione rivisitata da una sensibilità tutta contemporanea.
Esemplificativo in questo senso è il brano di esordio, celeberrimo standard utilizzato da molti musicisti per via della fertilità che concede sia per la melodia sia per la struttura armonica. Composizione del 1943 e famoso tema in ambito cinematografico (Biancaneve e i sette nani), qui viene riproposto con una verve che si allontana dal ruolo cinematico. L’approccio è meditativo, quasi studiato e recitativo, con un incipt che pesa tutte le singole note e con un intermezzo pianistico e del basso che, improvvisando sul tema, conducono l’ascoltatore per vie inattese, ma gradite. Il drumming sparso alla Motian e il fraseggio post bop dimostrano il carattere di questo classico; sempre attuale, ottant’anni senza sentirli.
Risalta poi la qualità delle esecuzioni; la lirica delle tastiere, che aggiorna la lezione di Evans su trame più robuste, l’incisività del sax (specie il soprano) che richiama schemi alla Brecker, la variabilità degli intrecci del basso alla Peacock e la dinamica modulata del drumming, vero sostegno di quello swing ed intensità di cui si faceva menzione. Il tutto con tecnica impeccabile che colpisce immediatamente l’ascoltatore.
Da questo punto di vista richiamiamo l’attenzione su Day and Night, frutto della penna di Copland. Qui i contributi di tutti sono paritetici ed intrecciati; risalta il sapiente fraseggio del sax tenore che, nella sua fluidità, richiama le linee Blue Note degli anni ’60. Il tutto sostenuto da una dinamica figlia degli anni ’80 / ’90. Coinvolgente, gradevole e sorprendente per il senso della collettività.
Consigliato a tutti, in particolar modo a chi apprezza il senso del jazz classico aggiornato al nuovo secolo.