Birth, Death and Birth<small></small>
Jazz Blues Black • Jazz • Cameristico

MAG Collective Birth, Death and Birth

2022 - DODICILUNE

07/11/2022 di Vittorio Formenti

#MAG Collective#Jazz Blues Black#Jazz

Giulia Galliani (voce), Giovanni Benvenuti (sax), Andrea Mucciarelli (chitarra elettrica), Marco Benedetti (basso elettrico, contrabbasso) e Andrea Beninati (batteria, violoncello!!) danno vita a questo progetto a forte trazione collegiale sostenuto anche da un nutrito gruppo di ospiti che, per ragioni di sintesi, non stiamo ad elencare. 

Birth, Death and Birth è un disco compatto in cui le parti cantate, i testi, le musiche e anche l’art cover, suggestiva da meritare l’onore di una edizione in LP gatefold, risultano profondamente compenetrate restituendo un risultato coerente in tutte le sue parti.

Sonorità soffuse e precise, una base ritmica sempre chiara sostenuta dai piatti e da un basso essenziale, un piano e una chitarra fluidi e talvolta liquidi creano arabeschi a cui si aggiunge il canto a cavallo tra recitativo e melodicità sovente obliqua; il tutto sapientemente condotto con un effetto decisamente poetico.

Immagini surreali, situazioni di unione e di separazione, dimensioni spaziali e temporali replicano la dialettica del titolo che non si risolve in un superamento ma in una ciclicità ricorrente.

Gli strumentisti ricercano sonorità in linee orizzontali con basse escursioni sia dinamiche che di altezze, preferendo tinte ad acquarello piuttosto che risalti materici; perfino il sax, che usualmente sfrutta il timbro corposo, gioca qui un ruolo più spirituale unendosi a un quadro laicamente metafisico. Risalta l’approccio progettuale complessivo in cui tutti si ritrovano.

Non da trascurare una certa componente di fantasia che posiziona la narrazione su un piano di categorie generali piuttosto che di vicende o situazioni specifiche a beneficio di un’estetica attraente e sfuggente nel contempo, richiamando l’ascoltatore a una sfida da nascondino sempre attiva.

Jazz? Certamente sì nella base tecnica e in alcune escursioni “decorative” ma con idee più estese che richiamano affreschi progr ed echi da world sfocianti in un climax poetico.

Volendo suggerire episodi emblematci indicheremmo Tombeau, esemplificativo per l’essenza estrema del testo, esistenziale all’Ungaretti, fondato su dimensioni soniche controllate e integrate sfocianti in un mood da requiem ammaliante.

Ancora Write Your Name In The Sand per la sua vicinanza ad un certo spirito da ballata vagamente bluesata ornata da tastiere narcotizzate; il punto che accosta di più il lavoro al segmento jazz. Il testo inoltre rappresenta molto bene quel principio di esserci e non esserci sintetizzato dal titolo.

Da ultimo Happiness, per il senso totalmente anti-retorico con cui viene sviluppato il riferimento del titolo, a iniziare dalla trama musicale quasi astratta; tutto il contrario rispetto a quegli approcci che ci si aspetterebbero per evocare la felicità. Siamo davanti ad un’invocazione e non a una celebrazione, con un finale molto vicino ad una certa accademia contemporanea.

Lavoro affascinante e molto intelligente nella sua concezione.

Track List

  • The Time We Were Together
  • Lucid
  • How To Breath Underwater Part 1
  • How To Breath Underwater Part 2
  • How To Breath Underwater Part 3
  • Tombeau For A Young eagle
  • Marih
  • Grace
  • Write Your Name in The Sand
  • Happiness
  • Lullaby